Di partite facili a un mondiale, manco a parlarne: un po’ come le mezze stagioni, quelle che non esistono più, anche le sfide (sulla carta) dal pronostico scontato possono riservare brutte e inattese sorprese. Così per 35’ abbondanti l’Angola ha fatto soffrire e neppure poco un’Italia che invero ha fatto vedere cose buone, ma che ha dovuto fare i conti con un’allergia dall’arco inaspettata e controproducente (5/31 da tre punti, appena il 16%) che ha finito per complicarle tremendamente il compito di giornata.
Per fortuna le “Antilopi Nere” non hanno saputo sfruttare a dovere questo dato, tirando a loro volta male da fuori (4 su 30, e tutti i canestri li ha messi dentro un Dundao in formato Steph Curry) e poi perdendo progressivamente lucidità nel finale di gara, naufragando anche a causa di qualche palla persa di troppo e non riuscendo più a fare la differenza con i rimbalzi offensivi (15-11 in favore di Angola il computo complessivo).
La buona notizia per Pozzecco è che pure in una giornata non troppo felice a livello realizzativo l’Italia ha saputo comunque gestire con cognizione di causa una faccenda che s’era fatta complicata, pazientando il giusto prima di chiudere i conti nei 5’ finali. E soprattutto trovando risposte importanti dalla seconda unit, che ha avuto il merito di indirizzare le cose nel quarto periodo.
Le pagelle dell’Italia
SPISSU 5,5: non è ancora nella versione dominante di un anno fa a EuroBasket, ma Pozzecco non rinuncerebbe mai a un pretoriano come il sardo. Che pur in una serata grigia, tendente allo scuro, smazza 7 assist e trova anche uno dei rari tiri dall’arco. E nel finale tira giù tre rimbalzi. Però sa che si può fare (molto) di più.
MELLI 6,5: la sua presenza è fondamentale sotto canestro, tanto bravo da oscurare per tre volte la vallata ai pur massicci e temibili angolani. Magari in attacco fatica un po’ più del solito, ma dietro è determinante, anche perché dopo un paio di difese lascive capisce che è bene non scherzare troppo col fuoco.
POLONARA 6,5: determinante nei primi 10’, quando oltre a trovare il canestro con una certa regolarità riesce spesso e volentieri a leggere bene le linee di passaggio e a recuperare tanti rimbalzi (alla fine saranno 7, di cui due offensivi). Nella ripresa resta meno sul parquet, ma la pagnotta se l’era già guadagnata.
TONUT 7: il migliore per almeno due terzi di gara, soprattutto a inizio partita quando con le sue penetrazioni consente all’Italia di riportarsi immediatamente a contatto. È in fiducia e si vede, perché non ha paura di prendersi le proprie responsabilità, anche a costo di concedere un paio di turnover. Soprattutto è chirurgico dalla lunetta (8/8), lucrando sui bonus concessi dagli avversari.
FONTECCHIO 6,5: alla fine è il top scorer di serata, con 19 punti segnati cui ha aggiunto 5 rimbalzi e due assist e un 20 di efficienza (migliore di serata). Però è andato a sprazzi, trovando in area (7/8) quei canestri che dall’arco non sono entrati (1/6) e perdendo un paio di palloni banali. Alla fine i conti l’ha fatti tornare, ma quando buona parte del lavoro “sporco” l’avevano fatto i suoi compagni.
DATOME 6-: Gigi è il primo cambio dalla panchina e prova subito a mettersi in ritmo, ma solo uno dei primi 4 tentativi dall’arco va a segno. Percentuale che peggiorerà strada facendo (1/5), ma i tre rimbalzi catturati gli consentono di dare una mano enorme nei 12’ nei quali resta in campo. Anche se non è un esordio da ricordare.
SPAGNOLO 5: sarà stata l’emozione del debutto mondiale, sarà stato che l’Angola l’ha studiato bene nei video, ma di sicuro la prima di Matteo è stata tribolata e deludente. Tra palle perse e poca libertà, finisce per restare impigliato nelle maglie della difesa africana, obbligando Pozzecco a limitarne l’utilizzo. Una lezione di cui però il prossimo giocatore dell’Alba saprà fare certamente tesoro.
RICCI 7+: è l’MVP oscuro della serata, perché le cose che fa le fa tutte bene, soprattutto quando la palla più scotta. La tripla con la quale spedisce in orbita l’Italia a metà del quarto quarto è la gemma più preziosa di una serata nella quale, oltre ad andare in doppia cifra, fa sentire la sua presenza su entrambi i lati del campo, con due stoppate e tre rimbalzi offensivi che brillano nel firmamento di Manila.
PAJOLA 6,5: Pozzecco cavalca il secondo quintetto quando c’è da spaccare in due la partita e Ale prende in mano la squadra col coraggio che lo contraddistingue. È vero, dal campo non trova punti, ma in lunetta è glaciale e con le sue letture e penetrazioni fa saltare il banco nel momento decisivo.
PROCIDA 6,5: meno di 7’ sul parquet, ma fa una giocata fondamentale quando segue a rimorchio una penetrazione di Pajola, prendendo il rimbalzo e poi schiacciando a due mani per il +8 a metà del quarto periodo. Ha rotto il ghiaccio.
SEVERINI 6: quando si decide la partita c’è lui a sgomitare sotto le plance, bravo tanto in difesa quanto in attacco. E se il tiro da fuori gli entra solo una volta sui 5 tentati, comunque non si può dire che abbia paura di provarci. Buon inizio.
POZZECCO 6: in panchina sembra spesso anestetizzato, come se qualcuno gli avesse detto che è meglio non scaldarsi troppo (e la temperatura alla Philippine Arena è già bella alta) per evitare guai con gli arbitri. Soffre nel vedere i suoi ragazzi faticare così tanto dall’arco, perché sarebbero bastati 4-5 palloni dentro in più per starsene al riparo dai guai. Poi nel finale non indugia nel chiedere alla seconda unit di vincere la partita e il piano riesce alla perfezione. A riprova del fatto che ha tutto il gruppo dalla sua parte.
Angola, top e flop
DUNDAO 7: ne parlavano bene per le sue doti di tiratore e si fa apprezzare per 4 canestri dall’arco che spostati Curry (un po’ lo ricorda anche fisicamente). Se l’Angola resta in gara quasi fino alla fine c’è molto merito suo.
DE SOUSA 6,5: con 4 rimbalzi offensivi è quello che più di tutti fa tribolare la difesa italiana, nonostante resti sul parquet meno di 10’.
FERNANDO 6: fa valere la sua stazza sotto canestro, anche se a lungo andare la fatica si fa sentire e il canestro comincia a diventare più piccolo (5/12 dopo un primo tempo oltre il 60%).
FRANCISCO 4,5: fa più danni della grandine, nel senso che sbaglia tante conclusioni (chiuderà con 2/8 dal campo) e spreca una marea di falli (unico a chiudere con 4) consegnando all’Italia tante opportunità per andare tranquilla dalla lunetta.