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Mondiali Basket pagelle Italia-Usa: Melli e Tonut, si salvano solo i senatori

Top e flop della sfide dei quarti di finale: azzurri all'ennesima giornata storta dall’arco, con un 7/38 che è una condanna ancor prima di mettere piede in campo. Agli USA è riuscito tutto bene

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Mondiali Basket pagelle Italia-Usa: Melli e Tonut, si salvano solo i senatori Fonte: Ansa

Quando quelli là allacciano le scarpe, c’è poco da fare. Magari prendersela con la Lituania, che come l’Italia ha visto interrotta la sua corsa nel mondiale da una Serbia (stavolta si) sontuosa e implacabile: non avesse battuto Team USA nell’ultima gara del girone, magari Steve Kerr non avrebbe tirato le orecchie ai suoi ragazzi e loro non avrebbero risposto come hanno fatto nel quarto contro l’Italia.

Che poco ha potuto contro la forza d’urto degli americani, apparsi concentrati sin dalla palla a due, aggressivi in difesa (forse questa la novità più rilevante), devastanti in attacco (ma quello, in fondo, si sapeva).

Ennesima giornata storta dall’arco

L’Italia invece è implosa sotto la sua ennesima giornata storta dall’arco, con un 7/38 che è una condanna ancor prima di mettere piede in campo. Agli USA è riuscito tutto bene: in fuga già nel primo quarto (+10), divario ampliato nel secondo, chiuso sul +22, poi pura accademia in un lungo garbage time.

La sveglia è suonata dopo il ko. con la Lituania e in campo si è visto. Il rimpianto dell’Italia è tutto legato ai tanti tiri aperti concessi dagli americani, nonché ben costruiti, ma che pure sono stati sputati fuori dal ferro. Serviva qualche bomba in più nella prima metà di gara per mettere sotto pressione una squadra che ha trovato entusiasmo e una ritrovata voglia di divertirsi e far divertire.

Tanta sofferenza e poca sostanza

Tra gli azzurri, a parte il solito Fontecchio, ben in avvio Tonut, ma poi tanta sofferenza e poca sostanza. Il mondiale dei ragazzi del Poz non è ancora terminato: ci sarà da giocare per un piazzamento tra la quinta e l’ottava posizione, utile per il ranking e per provare a delineare da subito il futuro.

La prima sarà contro la perdente della sfida tra Germania-Lettonia, poi ci sarà anche la Lituania e una tra Canada e Slovenia. Saranno le ultime due gare in carriera di Gigi Datome: un motivo in più per restare ancora incollati davanti alla tv.

Le pagelle dell’Italia

  • SPISSU 5: gli americani lo temono, ma non hanno difficoltà a costruirgli una gabbia intorno. E Marcolino stavolta va in tilt senza troppe attenuanti: si carica subito di falli, poi quando ormai la gara è andata mette due triple, ma non riesce mai a dare ritmo all’attacco, anche perché in difesa quelli là stavolta chiudono anche gli spifferi.
  • MELLI 6: davvero l’ultimo ad arrendersi. Di più: l’unico veramente in grado di arginare lo strapotere fisico di Team USA. Che all’inizio fatica a prendergli le misure, tanto che sotto canestro si sbatte come un ossesso alla ricerca di seconde opportunità, visto che il ferro rispedisce fuori tutti i tiri azzurri. Il plus/minus -30 è una punizione severissima, ma solo perché lui resta in campo a cavallo dell’intervallo perché davvero Pozzecco non può prescindere dalla sua energia. Ma predica nel deserto, e non può far altro che alzare bandiera bianca.
  • POLONARA 4,5: il suo mondiale è stato negativo sin dalla palla a due con Angola, e contro gli USA vive l’ennesima giornata storta. Prova a far valere la sua stazza, catturando 5 rimbalzi, ma non vede mai la retina, sbagliando anche tiri apparentemente facili per quelle che sono le sue abitudini. Rassegna nera, magari nelle ultime due gare il vento cambierà.
  • TONUT 6: a inizio partita prende per mano l’attacco azzurro e qualche grattacapo alla difesa avversaria lo crea. Anzi, forse proprio in virtù delle sue accelerazioni Kerr richiama tutti all’ordine, dicendo di stringere le maglie. Poi spara una tripla in faccia a Banchero, ma resterà il punto più alto del pomeriggio per milioni di italiani. Anche perché le successive 5 bomber andranno tutte fuori bersaglio.
  • FONTECCHIO 6: lui alla fine un modo per salvarsi lo trova sempre, al netto di qualche forzatura di troppo in avvio che coincide con il momento nel quale l’equilibrio si spezza e Team USA comincia a prendere il largo. Vero è che ha sempre due uomini addosso, e anche per Simone l’asticella finisce per alzarsi a dismisura. Quel maledetto tiro dall’arco che non entra (2/8) rimane una costante nel suo mondiale, ed è poco consolatorio sapere che solo Bridges segna più di lui (18 a box score). Esce per falli, dopo averle provate tutte per salvare la baracca.
  • RICCI 5: mette piede in campo e sbatte contro Ingram, vedendosi costretto a uscire per farsi medicare. È un nefasto segnale: stavolta la magia non riesce e Pippo, una volta tanto, fatica contro avversari oggettivamente più predisposti a giocare a certi ritmi. Fatica anche a trovare ritmo al tiro, chiudendo con 5 punti e spiccioli.
  • SEVERINI 5,5: dentro quasi “a freddo”, ma il buon Luca è abituato a certi tipi di sforzo ormai. Non può essere però lui a cantare e portare la croce, e anche se sgomita forte sotto canestro non ha praticamente modo per rendersi davvero utile alla causa, non almeno come vorrebbe. Una tripla a gara andata, giusto per sfizio.
  • DATOME 5: quel ferro è maledetto, perché gli sputa tiri che di solito entrano, come se qualcuno avesse una calamita che impedisce al pallone di entrare. Sfortuna, quella si, e anche sfrontatezza, perché non sono mai tiri facili. Chiaro però che in una situazione tanto difficile non si poteva far altro che chiedere a Gigione un altro miracolo, lui che un po’ a Nostro Signore vagamente somiglia, ma stavolta il miracolo (come con la Serbia) non si ripete.
  • PAJOLA 5: non tira mai, e non è una grossa novità perché in fondo il Poz gli chiede di difendere, e quello è il compito per il quale è stato assoldato. Piazza 4 assist, ma contro la velocità della transizione statunitense può ben poco. Qualche scivolamento lo fa bene, ma non c’è molto da fare per cambiare l’inerzia delle cose.
  • PROCIDA 5,5: una decina di minuti, giusto per vedere l’effetto che fa a stare a contatto con quei bestioni lì. Le triple non entrano, due canestri dal campo si, l’esperienza tornerà buona per il futuro. Perché lui di questa nazionale vuol essere un habitué per un lustro, e anche più.
  • DIOUF 6: bravo Pozzecco a concedergli un po’ di spazio, che lui ripaga in termini di fiducia con una penetrazione e un layup nella folla. C?è anche una tripla tentata, ma finita talmente corta che qualche americano (stupidamente) lo prende pure in giro. Segnatela, Mou: nella vita tutto torna a posto…
  • SPAGNOLO sv: entra a giochi fatti, anche lui per sciogliere un po’ le gambe dopo aver trascorso tanto tempo in panchina. Non gli entra manco un tiro, ma è l’unico azzurro con un plus/minus positivo (+2): comunque una notizia…

Pozzecco non può recriminare: Usa fuori portata

POZZECCO 5: contro questa versione di Team USA, 99 volte su 100 perdi. E quando perdi, se lo fai con un punto o 37 di distacco, la forma non cambia. La sostanza si, e allora cerchiamo di essere lucidi; nel 7/38 dell’Italia dall’arco ci sono almeno una decina di tiri aperti, con spazio e arrivati dopo costruzioni apprezzabili, che il ferro decide di sputare come se avesse un conto in sospeso con gli azzurri. Il rimpianto è quello: Team USA era fuori portata, almeno per come ha difeso (che avrebbe attaccato così si sapeva), ma quel 18% da tre è anche figlio della sfortuna. E lì c’è poco da fare. Il viaggio è stato comunque meraviglioso, non serve buttare tutto a mare per una partita che appariva già alla stregua di un Everest.

Pagelle Usa: top e flop

  • BRIDGES 8: è quello che vede la retina più di tutti, ed è anche quello che fa apparire tutto così semplice e naturale che viene da chiedersi cosa avrebbe potuto impedirgli di fare quello che ha fatto. Risposta? Niente e nessuno. Quell’8/11 dal campo gli azzurri, ahi noi, se lo sognavano.
  • HALIBURTON 8: entra quando un pezzo del lavoro è stato già fatto dai compagni, ma il suo ingresso coincide con l’accelerazione decisiva che spedisce in orbita gli States. Segna praticamente gli stessi canestri da tre (6 su 8) di tutta l’Italia: amen.
  • BANCHERO 6,5: prende subito un canestrone in faccia da Tonut, ma la cosa finisce per farlo arrabbiare. Male dall’arco, presente e difficile da arginare in area. Uno così avrebbe fatto comodo all’Italia? Si, decisamente tanto. E quel +27 di plus/minus (il migliore dei suoi) spiega perché Kerr lo tenga così tanto in campo.
  • EDWARDS 5: lo spauracchio stavolta si trasforma in un piccolo Calimero. Strano, ma vero: 1/6 dal campo, una tripla segnata a inizio terzo quarto in mezzo a un deserto di errori e svogliatezza. Ecco, però non siamo riusciti a sfruttare la sua giornata no.

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