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Mondiali, la favola del Marocco: da Bounou a Cheddira fino a Hakimi per sognare le semifinali 

Dopo la vittoria sulla Spagna la squadra del c.t. Regragui punta a diventare la prima nazionale africana a entrare tra le prime quattro della Coppa del Mondo   

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Fabrizio Napoli

Fabrizio Napoli

Giornalista

Giornalista professionista, per Virgilio Sport segue anche il calcio ma è con la pallanuoto che esalta competenze e passioni. Cura la comunicazione di HaBaWaBa, il più grande festival di waterpolo per bambini al mondo

È un Marocco talentuoso, irriverente e “multiculturale” quello arrivato ai quarti di finale dei Mondiali di Qatar 2022 eliminando la Spagna, un traguardo storico per il movimento calcistico del paese nordafricano e in realtà per tutta l’Africa: dal portiere Bounou all’attaccante del Bari Cheddira, scopriamo i protagonisti della squadra del c.t. Hoalid Regragui.

Mondiali Qatar 2022: Bounou eroe del Marocco esploso in Spagna

Yassine Bounou, detto Bono, è oggi l’eroe del Marocco grazie ai due rigori parati contro la Spagna (Sarabia ha colpito il palo) che hanno deciso gli ottavi di finale. La prestazione di Bounou sorprende però soltanto chi non conosce a fondo il portiere del Siviglia, che nella scorsa stagione vinse il premio Zamora come miglior numero uno della Liga davanti a un totem come il madridista Courtouis.

Nato a Montreal, in Canada, ma cresciuto a Casablanca e poi portato nella Liga dall’Atletico Madrid dopo l’esperienza in patria nello Wydad, Bounou è noto anche per essere diventato un fan del River Plate dopo aver lavorato nei Colchoneros con Diego Simeone e con il suo assistente “Mono” Burgos, due simboli dei Milionarios di Buenos Aires.

Mondiali Qatar 2022: la favola multiculturale del Marocco

Oggi Bounou è il simbolo di questo Marocco multiculturale, costruito sulla scelta di molti ragazzi nati all’estero, specialmente in Europa, di vestire la maglia dei Leoni dell’Atlante. Bounou è nato in Canada, Hakimi a Madrid (è stato allevato calcisticamente dalle giovanili del Real), Boufal e Saiss in Francia, Ziyech, Amrabat e Mazraoui in Olanda, il barese Cheddira nel comune marchigiano di Loreto, mentre il doriano Sabiri è nato in Marocco ma cresciuto in Germania.

Sono tutti dunque figli di immigrati marocchini di seconda o terza generazione, che hanno però scelto di giocare per la nazionale del paese d’origine dei propri avi. Tutti hanno conservato il talento irriverente proprio del football nordafricano – per conferma controllare il dribbling di Boufal su Marcos Llorente, divenuto virale dopo la partita con la Spagna -, ma l’hanno sposato alle conoscenze offerte dalle varie scuole calcistiche europee con cui sono venuti a contatto. Di qui l’exploit di questo Marocco, sapientemente gestito dal commissario tecnico Regragui, francese di nascita ma maghrebino di origine, che solo nel 2001 ha ottenuto il passaporto del paese nordafricano.

Mondiali Qatar 2022: il Marocco e il sogno della semifinale

Regragui ha avuto il merito di responsabilizzare i giocatori di maggiore talento, come Zyech – un top player in Europa dopo l’exploit all’Ajax di Ten Hag e il passaggio al Chelsea – e Hakimi, tra gli africani più costosi di sempre grazie ai 60 milioni sborsati dal PSG per prelevarlo dall’Inter nell’estate 2021. Ma anche di dare fiducia a giocatori giovani e meno noti, come il 22enne Azzedine Ounahi, centrocampista tutta tecnica e corsa dell’Angers che ieri, a fine gara, ha incassato anche i complimenti del c.t. spagnolo Luis Enrique. “Madre mia, da dove viene quel ragazzo? Gioca molto bene, mi ha sorpreso – le parole del tecnico iberico -. Non ha smesso di correre, deve essere devastato dalla stanchezza adesso…”.

Ora dall’ulteriore crescita di giocatori come Ounahi dipendono le chance del Marocco di diventare la prima nazionale africana a giocare la semifinale dei Mondiali, dopo essere stata soltanto la quarta a raggiungere i quarti di finale: prima di Hakimi e compagni l’impresa era riuscita al Camerun a Italia ’90, al Senegal a Giappone/Corea 2002 e al Ghana a Sudafrica 2010.

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