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Mondiali Rugby Irlanda-Sudafrica 13-8: Trifoglio in missione, Springboks non all'altezza

Sorretta dalla classe di Jonathan Sexton (due calci e 5 punti nella notte di St. Denis) e imperniata sulla qualità di Bundee Aki e Mack Hansen, la nazione del trifoglio è la candidata numero 1 per la vittoria

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Mai s’è spinta più in là di un quarto di finale in un mondiale, ma mai come stavolta l’Irlanda del rugby ha motivo di sognare. Perché i pianeti dal Donegal alle Isole Aran stanno cominciando ad allinearsi, come la vittoria sui campioni del mondo in carica del Sudafrica puntualmente hanno dimostrato.

Una vittoria fatta di fatica, sudore e sacrificio, figlia anche di qualche errore di troppo degli Springboks (sono stati 4 i calci falliti, due a testa per Libbok e de Klerk, tra punizioni e conversioni: un bottino da 11 punti dilapidato nella maniera più inopinata possibile), ma arrivata grazie anche a una sapiente organizzazione difensiva.

Irlanda candidata numero 1 alla vittoria

Una prova superata a pieni voti che proietta la nazionale guidata da Andy Farrell (papà di Owen, apertura dell’Inghilterra) quale candidata numero uno alla vittoria finale.

Anche perché superare da prima della classe il temuto “girone della morte”, quello che vede anche l’ambiziosa e giovane Scozia fare da terzo incomodo (ma a questo punto gli scozzesi hanno un piede e mezzo fuori: devono battere l’Irlanda e possibilmente farlo col bonus per sperare di rimettersi davanti al Sudafrica, a cui resta da giocare solo una gara contro Tonga), equivale già a una mezza investitura plenaria.

Ai quarti possibile insidia All Blacks

Anche se arrivare primi nella Pool B potrebbe significare dover affrontare poi nei quarti nientemeno che gli All Blacks, a meno che l’Italia non inventi la partita della vita ed estrometta dalla corsa proprio i neozelandesi (oppure la Francia, attualmente prima nella Pool A ma sulla quale pesano i mancati bonus ottenuti contro Nuova Zelanda e soprattutto Uruguay).

L’Irlanda in missione

L’Irlanda sente di essere davvero una nazione in missione. Intanto perché una volta tanto s’è presentata unita in una competizione: nel rugby non esiste alcuna divisione con l’Irlanda del Nord, che è totalmente allineata e votata all’unione che può fare la forza.

E poi c’è quella posizione da numero 1 del ranking mondiale che in qualche modo legittima le ambizioni della nazionale del trifoglio, che nelle precedenti 9 edizioni dei mondiali non è mai riuscita ad andare oltre i quarti di finale.

Il destino spinge verso il trifoglio

Sorretta ancora dall’esperienza e dalla classe di Jonathan Sexton (due calci perfettamente eseguiti e 5 punti portati a casa nella notte di St. Denis), ma imperniata sulla qualità e la forza d’urto di Bundee Aki, Mack Hansen (sua la meta contro gli Springboks) e Peter O’Mahony, l’Irlanda somiglia davvero alla squadra “del destino”: se davvero il prossimo 28 ottobre a Parigi sarà un’europea ad alzare la Webb Ellis Cup, come molti addetti ai lavori sono pronti a scommettere, probabilmente quella di Farrell è la nazionale che ha più chance di riuscire nell’impresa. Anche più della Francia, battuta senza troppa fatica nell’ultimo scontro diretto disputato a febbraio nel Sei Nazioni.

Springboks, un destino già visto

Il Sudafrica, che già quattro anni fa in Giappone vinse il mondiale pur uscendo battuta in una delle 4 gare della prima fase (accadde proprio contro i padroni di casa), sa perfettamente di aver buttato alle ortiche una ghiotta opportunità per mettersi davanti agli irlandesi e chiudere la Pool B in testa.

La vittoria ottenuta all’esordio sulla Scozia, però, garantisce agli Springboks la possibilità di un posto nei quarti di finale, anche se il rischio ad oggi è di ritrovarsi di fronte proprio la Francia, padrona di casa (ripetiamo: Italia permettendo…).

La squadra di Rassie Erasmus non è uscita certo ridimensionata dalla battaglia di sabato sera: la sfida è stata totale, con lotta feroce sui punti d’incontro e grandissima intensità in entrambi i lati del campo.

Chiaro che senza le tante sbavature al piede probabilmente l’esito finale sarebbe stato differente, il che lascia intendere che tra un mese, qualora le due formazioni dovessero ritrovarsi l’una contro l’altra in finale, l’incertezza la farà da padrona. Ma avere tiratori precisi e affidabili a questo livello è ormai divenuta una priorità. E il Sudafrica sotto questo aspetto è sembrato avere qualcosa in meno rispetto alle rivali (Irlanda inclusa).

Australia-Galles è un rischiatutto

Se quella di ieri sera era una sorta di possibile finale anticipata, stasera alle 21 (diretta RaiSport HD e Sky Sport) andrà in scena un vero e proprio “dentro o fuori” tra Australia e Galles.

Due squadre che per differenti motivi sono arrivati alla Coppa del Mondo con umori contrastati, e soprattutto con scarsa fiducia nei propri mezzi: se l’Australia era sembrata sul punto di rialzare un po’ la testa prima di essere letteralmente dominata dalla Francia nell’ultimo test match premondiale (41-17), il Galles è da mesi alle prese con problemi interni legati alla forte crisi economica che attraversa tutto il mondo del rugby, cui s’è aggiunta anche una lista corposa di indisponibili tra infortunati e altri giocatori che anagraficamente sono finiti fuori dal radar di Warren Gatland.

Battere i Wallabies per il primato

Che pure si ritrova tra le mani l’occasione della vita: battere i Wallabies garantirebbe ai Dragoni il primo posto nel girone, dal momento che lo scontro diretto contro Fiji ha già visto prevalere Dan Biggar e compagni.

L’Australia di Eddie Jones invece si gioca tutto: lo scivolone contro Fiji ha mandato in fumo ogni possibile jolly, al punto che ci vorrebbe anzi una vittoria con bonus per rimettere entrambi i piedi nel mondiale.

Nemmeno il calendario corre in aiuto della selezione oceanica, poiché le Fiji giocheranno le restanti gare contro Georgia (il 30 settembre) e Portogallo (il 7 ottobre) potendo far leva già sul risultato che scaturirà dal confronto tra Australia e Galles.

Che somiglia tanto a uno “spareggio” tra potenziali grandi deluse della rassegna. Roba che solo a pensarla tre anni fa, quando vennero sorteggiati i gironi, avrebbe fatto gridare alla follia.

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