Gli All Blacks hanno mandato un segnale forte e chiaro: se qualcuno è intenzionato a sbarrare loro la strada, è bene che alzi sensibilmente il livello delle proprie prestazioni. Un compito al quale Sudafrica e Inghilterra non possono sottrarsi: forse più gli Springboks degli inglesi, magari ricordando la sfida di due mesi fa a Twickenham, quando il 35-7 inflitto ai neozelandesi fece risuonare campanelli d’allarme a iosa nella lontana terra oceanica. Ma da allora sembra essere passata un’era geologica, perché gli All Blacks hanno ritrovato la verve dei giorni migliori, e perché adesso andarli a prendere potrebbe rivelarsi assai più complicato del previsto.
E se qualcuno ha storto il naso di fronte alla facile vittoria ottenuta ai danni dei Pumas, magari stasera verrà accontentato da un confronto che (sulla carta) appare un po’ più equilibrato, sebbene il Sudafrica resti favorito. In buona misura saranno gli inglesi a dover rendere il percorso un po’ più accidentato agli Springboks: l’ultima europea rimasta in ballo, sin qui oggettivamente favorita da un calendario piuttosto agevole rispetto alle più quotate Irlanda e Francia (non a caso entrambe rispedite a casa), dovrà ritrovare lo spirito che l’aveva contraddistinta quattro anni fa, quando proprio in semifinale batté i favoritissimi All Blacks, per sperare di rovesciare un destino che pare segnato.
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Reinach, che spavento: minacce alla stella del Sudafrica
Il Sudafrica sin qui ha mostrato solidità, qualità e grande temperamento. La battaglia vinta contro la Francia ha esaltato lo spirito guerriero di una squadra che ha saputo rigenerarsi e che, se mai qualcuno avesse dubbi, sin qui ha davvero superato ogni tipo di avversità. La sconfitta di misura patita contro l’Irlanda, in una gara condizionata invero dagli errori (decisivi) dalla piazzola di Libbok e De Clerk (altrimenti sarebbe finita in altro modo), è stata assorbita in fretta e rappresenta la pietra sulla quale Kolisi e compagni hanno ricostruito la loro partecipazione al mondiale, decisi a confermare il titolo conquistato quattro anni fa in Giappone.
Nienaber ha fatto capire però di non voler sottovalutare l’Inghilterra, sebbene sulla carta di ostacoli lungo il cammino se ne sono visti di peggiori: in campo andrà la squadra migliore, con la conferma in toto del XV che ha battuto la Francia domenica scorsa e la riproposizione della panchina con 5 avanti e 3 trequarti, soluzione che contro i transalpini s’è rivelata determinante come già accaduto in altre occasioni (la “Bomb Squad” sudafricana resta il valore aggiunto degli Springboks). Chiaro però che l’intenzione del coaching staff è quello di provare a blindare la finale già nella prima parte di gara, sfruttando le qualità e la forza d’urto dei vari Kolbe, Etzebeth, Mbonambi, Kriel, Vermeulen e Reinach.
Quest’ultimo invero ha vissuto una vigilia piuttosto movimentata: ha ricevuto messaggi di morte da alcuni pseudo tifosi francesi, che gli hanno intimato di prestare attenzione quando, finito il mondiale, andrà a giocare a Montpellier. La sua colpa? Aver battuto la nazionale di casa nei quarti di finale, beneficiando anche di qualche presunto errore arbitrale. La polizia francese ha cominciato a indagare e la macchina della sicurezza s’è mossa per consentire al mediano di mischia degli Springboks di poter pensare unicamente alle cose di campo. Di certo, una pagina di cui si sarebbe fatto volentieri a meno.
Mission impossible per l’Inghilterra? Borthwick ci crede
Steve Borthwick, il coach degli inglesi, questa semifinale un anno fa mai avrebbe pensato di doverla giocare: all’epoca c’era ancora Eddie Jones sulla panchina della nazionale della Rosa, e pertanto i pensieri erano di tutt’altra natura. Ora però che s’è ritrovato tra le prime quattro al mondo, peraltro unica delle nazionali europee ancora in gioco (e anche qui la vulgata diceva tutt’altra cosa), in qualche modo ha fatto capire di voler provare almeno a giocarsi tutte le carte per riportare gli inglesi in finale a quattro anni di distanza dal ko patito proprio contro il Sudafrica a Yokohama.
Missione (quasi) impossibile, ma l’Inghilterra non ha lasciato nulla al caso: tre i cambi nel XV iniziale, con Joe Marler pilone sinistro, George Martin in seconda linea e Freddie Steward schierato estremo. Al solito, buona parte del lavoro da sbrigare sarà compito di Owen Farrell, spesso decisivo dalla piazzola (e la sfida nei calci potrebbe essere una delle poche favorevoli agli inglesi), con George Ford che partirà inizialmente dalla panchina e Jonny May ancora una volta schierato titolare all’ala.
Per quanto visto sino ad oggi, difficile pensare a un Sudafrica costretto alla resa, sebbene il mondo di ovalia ha sempre dimostrato che è bene non cullarsi troppo sugli allori. Di sicuro gli inglesi avranno dalla loro il tifo di buona parte di St. Denis, con il popolo francese che s’è schierato apertamente dalla loro parte dopo che gli Springboks hanno spezzato il sogno di Penaud e compagni di conquistare la prima Webb Ellis Cup. Ma in campo la differenza dovrebbe rivelarsi ancora troppo ampia per sperare in un nuovo miracolo sportivo. Per togliersi ogni dubbio, tanto vale collegarsi su RaiSport HD e Sky Sport alle 21. E chi non si perderà lo spettacolo sarà Johnny Sexton, fresco di ritiro.