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Mondiali Rugby quarti di finale: Irlanda-Nuova Zelanda e Francia-Sudafrica partite da pelle d'oca

La Webb Ellis Cup si è fatta bella, pronta a scoprire tra due settimane chi la porterà a casa. I quarti in programma a Marsiglia e Saint Denis rappresentano la porta d’accesso al paradiso della palla ovale

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Maledetto fu il sorteggio. Oppure benedetto. Punti di vista, come sempre in questi casi: il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. Il Mondiale di Rugby è giunto ai quarti di finale e le gare in programma sono finali anticipate. Almeno due lo sono di sicuro: Irlanda-Nuova Zelanda e Francia-Sudafrica.

Basta questo per provare a riassumere ciò che nel week-end appena iniziato può suscitare un cartellone dei quarti di finale inedito, ma al tempo stesso adrenalinico ed entusiasmante come solo certe partite sanno essere.

La Webb Ellis Cup si è fatta bella

La Webb Ellis Cup si è fatta bella, pronta a scoprire tra due settimane chi se la porterà a casa per i prossimi 4 anni. E i quarti di finale in programma a Marsiglia e Saint Denis (due per stadio, uno per giornata) rappresentano la porta d’accesso al paradiso della palla ovale.

Con due sfide che somigliano tanto a due finali anticipate, quasi una resa dei conti tra emisfero Nord e Sud, con tutte le migliori 4 del ranking internazionale di fronte e la certezza che soltanto due di esse avanzeranno fino alle semifinali.

Tutta colpa di quel sorteggio effettuato alla fine del 2020, basato sul ranking di allora (Galles e Inghilterra in vetta: oggi sono settima e sesta, ma i loro gironi li hanno vinti, sfruttando la situazione) che con quello attuale non c’azzecca un’acca: scelta frettolosa della federazione internazionale, fatta per agevolare spostamenti e logistica di squadre e tifosi, ma rivelatasi penalizzante a vedere gli accoppiamenti dei quarti di finale. Anche se poi, per chi guarda da casa (o allo stadio), vedere due finali già nei quarti di finale non deve rappresentare affatto un bel dispiacere.

Le due finali anticipate

Irlanda-Nuova Zelanda e Francia-Sudafrica sono davvero due sfide campali. Match che per intensità e qualità della proposta sono quanto di meglio gli appassionati potessero chiedere a un torneo sin qui già denso di emozioni, con partite intense e combattute (vedi Irlanda-Sudafrica e Francia-Nuova Zelanda) che hanno rappresentato un gustoso antipasto.

A Saint Denis il pronostico è appena sbilanciato a favore delle due nazionali europee, che se non altro hanno vinto i rispettivi gironi, seppur parlare di altre favorite quando di mezzo ci sono All Blacks e Springboks è esercizio abbastanza opinabile. Le ragioni del cuore, però in questo caso sono anche quelle della ragione.

L’Irlanda in vetta al ranking World Rugby

Perché l’Irlanda, che sfiderà gli All Blacks alle 21 di sabato, da più di un anno è in vetta al ranking World Rugby e non perde una partita da 17 incontri, tanto che se arrivasse la 18esima eguaglierebbe il record in Tier One condiviso oggi da All Blacks 2016 e Inghilterra 2017 (in entrambi i casi, a interrompere la striscia è stata proprio la nazionale del Trifoglio).

E perché la maledizione che la vede sempre uscire ai quarti (è successo in 8 delle 9 edizioni della Coppa del Mondo) prima o poi è destinata a finire, e questa sembrerebbe essere la volta buona.

Mondiali rugby Irlanda-Nuova Zelanda

Quella di Andy Farrell è una squadra in missione: Sexton, che chiuderà la carriera internazionale nel momento in cui l’Irlanda concluderà la sua corsa nel mondiale, sogna di farlo con un trionfo unico e irripetibile.

Bundee Aki, centro rivelazione dell’ultimo anno, vuol far vedere ai suoi connazionali neozelandesi che cosa si sono persi nel lasciarlo andare in Europa. E poi Van der Flier, O’Mahomey, le ali Hansen e Lowe, tutti giocatori al loro livello massimo in carriera.

Gli All Blacks, al contrario, hanno mostrato tante lacune nell’ultimo biennio, ma dopo la sconfitta (netta) subita all’esordio con la Francia hanno cambiato marcia: tre vittorie con 240 punti realizzati contro Namibia, Italia e Uruguay, il recupero del pilone Lomax, la crescita di MacKenzie (che però partirà dalla panchina), la consapevolezza di poter alzare il livello del gioco quando più se ne avverte il bisogno.

E la voglia di vendicare la sconfitta nella serie estiva 2022, vinta dagli irlandesi per 2-1 nell’emisfero australe. Foster, perennemente sulla graticola, sa di giocarsi tutto, ma forse mai prima d’ora aveva avuto il gruppo così saldo nelle sue mani. E passare il turno stavolta avrebbe un sapore unico e speciale.

Mondiali rugby Francia-Sudafrica

Quella tra Francia e Sudafrica, sfida in programma domenica alle 21 a Saint Denis, è forse la partita più incerta, avvincente e (per tanti motivi) attesa di tutto il programma. Intanto perché i Blues vogliono sfatare il tabù casalingo, dopo che nel 2007 in semifinale contro l’Inghilterra arrivò una sconfitta bruciante, appena una settimana dopo aver battuto gli All Blacks.

Stavolta i favoriti sono loro, e nulla è stato lasciato al caso: il rientro di Dupont dopo l’infortunio al volto è il segnale che Galthié se la vuole giocare con tutte le munizioni possibili. Il destino della Francia passerà per le mani di Atonio, Flament, Ollivon e Penaud, così come dai calci di Ramos, cecchino da qualsiasi distanza.

Gli Springboks però non staranno a guardare: la sconfitta di misura subita con l’Irlanda è stata figlia soprattutto degli errori dalla piazzola di Libbok e De Clerk, senza i quali adesso i sudafricani starebbe pensando a come ripetere il 35-7 dello scorso agosto rifilato agli All Blacks nell’ultimo test match premondiale.

Rassie Erasmus, il coach, è un tipo strano: comunica con un faro dalla tribuna (sia con lo staff medico che con i giocatori per scegliere determinate situazioni di gioco, richiamando l’attenzione di chi sta in panchina ed è in contatto via radio) e ha inventato la cosiddetta “bomb squad”, cioè una batteria di subentranti forte quanto (se non più) dei titolari, così da alzare il livello dello scontro fisico e tecnico nella seconda parte di gara.

La Francia dovrà reggere l’urto contro una squadra che proverà a fiaccarne la resistenza sin dalle prime fasi, impedendole di giocare in modo rapido e costringendola a stare tanto tempo a terra nei punti d’incontro.

Mondiali rugby Galles-Argentina

Gli altri due quarti sono meno nobili, con una chiara predisposizione a diventare terreno di conquista per le due formazioni europee impegnate. Apriranno il programma Galles-Argentina (sabato, ore 17) a Marsiglia: gallesi redivivi dopo una marcia d’avvicinamento alla Coppa del Mondo orrenda, tra problemi finanziari, sconfitte, infortuni e polemiche di ogni tipo.

Il girone soft con Fiji e la peggiore Australia di sempre (a proposito: Eddie Jones è già al passo d’addio, pronto a tornare ad allenare il Giappone) è stato sfruttato a dovere e adesso il pericolo ha le sembianze dei Pumas, con lo scatenato Mateo Carreras (tre mete nella decisiva sfida col Giappone) sorvegliato speciale.

Gatland deve rinunciare a Faletau, che ha chiuso il torneo in anticipo (Wainwrright al suo posto), e questo è un problema non di poco conto: il ritorno di Dan Biggar, al 11esimo caps in carriera, servirà almeno ad avere un cecchino utile in ogni situazione di gioco. L’Argentina ritrova invece l’eterno Tomas Cubelli come mediano di mischia, rispolverato da coach Cheika che sin qui gli aveva preferito Bertranou (escluso dai 23).

I Pumas sin qui non hanno mai davvero brillato e partono un gradino sotto ai Dragoni, anche perché gravati del forfait di Matera, che ha chiuso il mondiale per infortunio.

Mondiali rugby Inghilterra-Fiji

Domenica, sempre alle 17 e sempre a Marsiglia, è in programma Inghilterra-Fiji. Ovvero la squadra che più di qualunque altra s’è ridestata proprio una volta entrata nella competizione (la selezione inglese) e la vera rivelazione del torneo, capace di estromettere dalla corsa l’Australia, seppur anche capace di perdere l’ultima sfida del girone contro il Portogallo (ko. indolore, ma quanti dubbi ha seminato…).

Due formazioni che viaggiano spesso a corrente alternata, ma con gli inglesi che partono favoriti. Perché Ford e Farrell piazzano da ogni zona del campo, e perché uno come Itoje è sempre bene averlo dalla propria parte, anziché contro (lo stesso dicasi di Tuilagi e Lawes).

Gli inglesi non hanno mai davvero entusiasmato, ma si sono dimostrati concreti e affidabili quando c’è stato da mettere in ghiaccio le partite. Le Fiji, semplicemente, hanno ribadito al mondo intero di essere la vera mina vagante del pianeta ovalia: Kuruvoli e Lomani sono due ottimi calciatori, abili a piazzare da ogni angolo del campo, e questo potrebbe rivelarsi un fattore nella sfida incorniciata con i britannici.

Hanno una mischia solidissima e potente dove spiccano Tagi e Mawi, autentici “armadi” a doppia anta, ma anche una terza linea come Botia (rivelazione del torneo) e una linea di difesa davvero importante. Unica postilla? A volte staccano la spina e regalano punti facili agli avversari. Farlo con questa Inghilterra, seppur non nel suo massimo splendore, equivarrebbe a condannarsi da soli. Sognare si può, ma qui serviranno solide certezze

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