Un italiano in finale a Montecarlo non si vedeva dal 2019: dall’anno di grazia di Fabio Fognini, che magari domani proverà a prendere posto sul centrale monegasco (pardon, di Roccabruna, territorio francese, ma poco cambia) per godersi la sfida tra Lorenzo Musetti e Carlos Alcaraz, che pure ha un nemico di partenza che nulla ha a che vedere con la racchetta. Perché il vero “incubo” degli organizzatori farà rima con pioggia, quella che è attesa sul Principato a partire dalla tarda mattinata di domenica, e che potrebbe sostare molto più a lungo di quanto si possa pensare.
- La mossa degli organizzatori: l'anticipo di tre ore
- Il rischio interruzioni, lo spauracchio dell'annullamento
La mossa degli organizzatori: l’anticipo di tre ore
Insomma, Musetti-Alcaraz intanto dovranno fare una levataccia per presentarsi in campo tirati a lucido a mezzogiorno, l’orario nel quale è stata anticipata la finale rispetto alle canoniche 15, com’è tradizione da queste parti. Tutto questo per provare a eludere le nubi cariche di pioggia attese a partire dalla giornata di domenica, e che con ogni probabilità porteranno giornate all’insegna di continui rovesci per buona parte della settimana.
Roba che se a Montecarlo si fosse giocato la prossima, e non quella che sta per concludersi, sarebbe stato davvero complicato riuscire a completare il programma, visto che nel principato di coperture ai campi nessuno vuol sentirne parlare. La mossa degli organizzatori, però, comporta comunque dei rischi: giocare alle 11 sarebbe stato probabilmente troppo per le televisioni collegate da mezzo mondo, che già un po’ a fatica digeriranno l’anticipo di tre ore rispetto a quanto programmato. Ma giocare a mezzogiorno non garantisce un riparo sicuro da possibili sorprese.
Il rischio interruzioni, lo spauracchio dell’annullamento
Il rischio è che la finale tra Musetti e Alcaraz, specie qualora dovesse prolungarsi al terzo set, possa subire ripetute interruzioni per via della pioggia. È un rischio, non una certezza, ma a detta degli esperti le percentuali che indicano probabilità di precipitazioni sono piuttosto elevate.
Il problema maggiore è rappresentato dall’intensità delle stesse: dovessero essere piuttosto forti, rendendo il campo particolarmente allentato, le attese potrebbero rivelarsi assai più lunghe del normale. Potrebbe insomma ripetersi quanto accaduto nel 1981, quando la finale tra Vilas e Connors venne prima posticipata al lunedì, poi interrotta definitivamente dopo meno di un’ora di gioco e mai più ripresa, tanto che nell’albo d’oro del torneo alla voce 1981 figura la scritta “titolo non assegnato”.
È un’ipotesi estrema, ma comunque reale: qualora il match tra Musetti e Alcaraz fosse posticipato a lunedì ma non si potesse giocare, ecco che non ci sarebbero altre slot disponibili (il regolamento non prevede attese superiori) e di fatto la finale non verrebbe disputata. Cosa che rischia di capitare anche a quella di doppio tra i britannici Glasspoll/Cash e il monegasco Arneodo e il francese Guinard, posticipata a dopo quella del singolare maschili. Figli di un dio (della pioggia) minore.