Da Livorno al Monte Amiata, dal Chianti al Valdarno, da Massa a Certaldo, da Viareggio a Piombino: la Toscana da sempre ha partorito allenatori di primissima fascia. C’è il ct Spalletti, nato nella città di Boccaccio, il viareggino Lippi, i livornesi Mazzarri e Allegri e tanti altri: uguali e diversi. Ci sono i giochisti (Dionisi, Sarri, Ulivieri), i risultatisti (Cioffi) e chi sta a metà strada (Andreazzoli e Baroni) ma anche due leggende come Aldo Agroppi e Nedo Sonetti. Proprio l’ex allenatore di Atalanta, Udinese e Cagliari è nato in quella Pionbino che diede i natali al cuore Toro che ha smesso di battere ieri ed è lui a raccontare, in esclusiva per Virgilio Sport, la figura di Agroppi, morto ieri dopo una lunga malattia.
Sonetti, lei conosceva Agroppi da più di 65 anni…
“Sì, eravamo fratelli. Non ho perso solo un collega o un amico ma molto di più. In gioventù ci frequentavamo, nelle giovanili del Piombino ci siamo anche affrontati da avversari, poi quando siamo diventati allenatori ci sentivamo sempre, ovunque fossimo”
Come racconterebbe l’Agroppi giocatore ai più giovani?
“Una mezzala a tutto campo, resistente, dotato di buona corsa. Il meglio di sè l’ha dato al Torino dove divenne una bandiera”
Quando l’ha visto l’ultima volta?
“Questa estate ero andato a trovarlo e non mi era piaciuto come stava, non l’avevo visto bene, non era il solito Aldo”
Il suo essere sempre franco e diretto lo ha penalizzato nella carriera da allenatore?
“Non credo, ma è stato identificato molto nel suo personaggio schietto e polemico”
Da buon “toscano di scoglio”…
“Sì, noi siamo di scoglio: più ruvidi dei toscani di sabbia o di mare ma sempre sinceri”
Agroppi non ha mai avuto peli sulla lingua…
“Il suo segreto era dire sempre le cose come stavano, noi allenatori toscani siamo sempre stati così, magari ci rendevamo antipatici a qualcuno ma eravamo garibaldini e diretti”
Potevate fare una carriera migliore? C’è qualche rimpianto?
“Oggi è tutto diverso, è più facile con i procuratori. Noi non avevamo procuratori, si andava avanti per merito e con i risultati ma era più dura”.