Il mondo dello sport da ieri è scosso dalla tragica scomparsa del capitano della ACF Fiorentina, Davide Astori. Il Presidente Di Rocco, a nome della grande famiglia del ciclismo, anch’essa in tempi recenti ferita da una simile tragedia con la scomparsa di Michele Scarponi, esprime i sensi del più profondo cordoglio ai familiari del giocatore e alla stessa Società Sportiva.
La notizia ha, inevitabilmente, polarizzato l’attenzione di tutte le trasmissioni sportive. Tra le tante parole utilizzate per comprendere e elaborare il lutto alcune, nell’emozione del momento, sono state anche mal interpretate. Per questo pubblichiamo di seguito quanto inviato al Presidente Di Rocco questa mattina da Mario Sconcerti, giornalista e scrittore, firma del Corriere della Sera e uno dei giornalisti, non solo sportivi, più autorevoli del panorama nazionale, riguardo al suo intervento ieri a Novantesimo Minuto.
“Caro Presidente,
amici comuni mi dicono che durante Novantesimo minuto di ieri avrei offeso la memoria del ciclismo quando parlando della morte di Davide Astori avrei detto che non era una morte da ciclismo. Ricordo di aver usato questa specie di paragone, ma non con un intento offensivo. Né vedo perché avrei dovuto farlo. Tu sai l’amore che porto a uno sport che ha contribuito tanto alla mia storia professionale. E dove ancora oggi ho tanti amici e ricordi. La differenza che intendevo è che Astori è morto a letto, nel sonno, non aveva fatto i durissimi sforzi atletici che si fanno nel ciclismo e che a volte hanno portato a incidenti gravi. Non volevo certo fare una gerarchia della morte nello sport. Né offendere qualcuno, non sarebbe stata nemmeno la trasmissione giusta per farlo. Né mi va mai di offendere qualcuno in generale. Se non mi sono fatto capire mi dispiace, è colpa mia. Ma non mi ritrovo in qualcosa che mi mette contro un mondo che è stato e resta una parte importante di me. A presto e con l’affetto di sempre, Mario Sconcerti”.
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