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Morto a 91 anni Maschio, leggenda argentina: con Sivori e Angelillo era l'angelo dalla faccia sporca

La bandiera del Racing giocò anche con la Grande Inter, Bologna, Atalanta e Fiorentina e da oriundo con l'Italia con cui partecipò ai Mondiali del '62

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Morto a 91 anni Maschio, leggenda argentina: con Sivori e Angelillo era l'angelo dalla faccia sporca Fonte: Getty

Il mondo del calcio è in lutto, vola in Paradiso l’ultimo degli “angeli dalla faccia sporca” così come Humberto Maschio – scomparso a 91 anni dopo diverse settimane di ricovero in ospedale dopo una caduta nella sua casa – veniva chiamato assieme a Sivori e Angelillo. L’ex calciatore, leggenda del Racing e della Nazionale argentina, soffriva di insufficienza renale che aveva costretto i medici a sottoporlo a dialisi. “Chi lascia un segno non si dimentica mai “, lo ha salutato l’Academy dai suoi social network ufficiali, pochi minuti prima di dover giocare la rivincita contro l’Huachipato, per gli ottavi di finale della Copa Sudamericana, ad Avellaneda.

Perchè si chiamavano angeli dalla faccia sporca

L’appellativo di “Angeles de la cara sucia” nacque perchè lui, Enrique Omar Sívori e Antonio Valentín Angelillo – tridente letale nella Nazionale argentina che vinse la Copa América a Lima nel 1957 – uscivano dal campo coperti di fango e terriccio. Humberto Dionisio Maschio era nato il 20 dicembre 1933 ad Avellaneda, il suo “posto nel mondo” (condiviso negli ultimi decenni anche con Córdoba). Suo nonno fu uno dei milioni di italiani emigrati in Argentina all’alba del 20° secolo, mentre il dna del pallone lo si deve al padre (che venne a giocare nelle giovanili del River e anche, in un breve periodo in Italia, nella Sampdoria).

La carriera in Argentina e in Italia

Maschio ha giocato nelle giovanili di uno dei club della zona -l’Arsenal de Llavallol- e anche del Quilmes, finché non è riuscito a unirsi alla squadra di cui era sempre stato tifoso, il Racing. Debuttò nella Primera de la Academia nel 1954, contro il Chacarita, e il miglior campionato fu l’anno successivo, quando arrivò secondo. È stato un giocatore eccezionale, prima come attaccante letale e poi – nella sua consacrazione – come trequartista. Dopo la Copa America vinta Maschio, Angelillo e Sívori sono stati ceduti al calcio italiano ( il Bologna pagò Maschio 126mila dollari).

Dopo l’esperienza in rossoblù passò all’Atalanta: il triennio con gli orobici gli aprì le porte dell’Inter di Helenio Herrera nel 1962, ma un avvio di campionato non proprio brillante lo fece finire ai margini in favore del giovane Sandro Mazzola. Vinse lo Scudetto, primo trofeo della Grande Inter, ma non lo fece fa protagonista. Passò alla Fiorentina vinse la Coppa Italia 1965-1966 (“Lì ho avuto il mio miglior allenatore, Fulvio Valcareggi, che mi ha convinto a cambiare ruolo e ad avere più funzioni da palleggiatore che da rifinitore ” ) ma con questa avventura si chiuse il suo periodo in Italia: tornò al Racing, in Argentina, con cui vinse nel 1967 la Copa Libertadores e l’Intercontinentale.

L’avventura ai Mondiali con la maglia dell’Italia

Dopo il suo arrivo in Italia venne naturalizzato e fece il suo esordio in amichevole contro la Francia il 5 maggio 1962: Humberto Maschio venne convocato per i Mondiali in Cile dello stesso anno e fu uno dei protagonisti della “battaglia di Santiago”, con Leonel Sánchez che gli provocò la frattura del setto nasale dopo avergli sferrato un pugno nel corso di un’azione di gioco. “Noi tre volevamo giocare nell’Argentna, ma non ci hanno più chiamato. Mi ha fatto male in quel momento, anche se non mi ha fatto arrabbiare. Giocare il Mondiale con l’Italia non lo consideravo un tradimento. Mi è piaciuto il gesto che mi hanno mostrato e ho accettato. A parte l’Argentina, non mi chiamarono mai più”, ricorderà più tardi lo stesso Maschio.

Tornato a giocare in patria Maschio fu uno degli idoli del Racing, poi divenne allenatore. Andò all’Independiente, che ha portato alla conquista del titolo Libertadores nel 1973, guidò anche il “suo” Racing, il Córdoba, il Talleres e ha allenato in Messico, Costa Rica, Ecuador, Bolivia.

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