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Morto Eriksson, aveva chiesto di non essere tristi e di sorridere alla vita: addio al tecnico playboy amato da tutti

A 76 anni scompare l'ex tecnico della Lazio, a gennaio aveva annunciato a tutti di avere un cancro incurabile e al massimo un anno da vivere

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Solo pochi giorni fa era uscito il documentario sulla sua vita, amori, carriera e dolori compresi, oggi la notizia che si sapeva sarebbe arrivata ma che lascia tutti nel lutto: Sven Goran Eriksson è morto all’età di 76 anni. Il tecnico svedese era malato da tempo di un cancro incurabile.

L’annuncio dato dalla famiglia

La notizia l’ha data la famiglia: “Dopo una lunga malattia, Sven Goran-Eriksson è morto questa mattina a casa, circondato dalla famiglia”, si legge in un comunicato diramato dai familiari del tecnico svedese ai media britannici. “I più stretti partecipanti al lutto sono la figlia Lina; il figlio Johan con la moglie Amana e la nipote Sky; il padre Sven; la fidanzata Yanisette con il figlio Alcides; il fratello Lars-Erik con la moglie Jumnong. La famiglia chiede rispetto per il loro desiderio di piangere in privato e di non essere contattati“, si legge ancora nel comunicato. Le condoglianze e i saluti possono essere lasciati sul sito web www.svengoraneriksson.com.

L’ultimo messaggio di Eriksson

Eriksson è stato sempre legato all’Italia, dove ha allenato la Roma, la Fiorentina, la Sampdoria e la Lazio con cui ha vinto uno storico scudetto nel 2000. Il tecnico svedese è stato anche il primo allenatore non britannico della nazionale inglese, che ha guidato per cinque anni dal 2001 e al 2006. A gennaio Eriksson aveva annunciato di avere “al massimo” un anno di vita dopo la diagnosi di cancro.

Qualche giorno fa l’ultimo messaggio: “Spero che mi ricorderete come un ragazzo positivo che cercava di fare tutto il possibile. Non dispiacetevi, sorridete. Grazie di tutto, allenatori, giocatori, il pubblico, è stato fantastico. Prendetevi cura di voi stessi e prendetevi cura della vostra vita. E vivetela”.

Gli ultimi desideri di Sven

Prima di ritirarsi a Sunne, nel Värmland, in Svezia, dove è nato, nella bella casa che si affaccia sul magnifico lago Fryken e dove viveva assieme alla sua ultima partner, l’ex ballerina Yaniseth Alcides, conosciuta quando lavorava come allenatore in Messico, Eriksson aveva fatto una lunga serie di viaggi in tutta Europa: in Italia è stato ospitato dalla Sampdoria e dalla Lazio ed ha coronato un suo sogno: sedere sulla panchina del Liverpool in una gara tra le leggende del club e l’Ajax.

L’ultima intervista di Eriksson

Negli ultimi mesi di vita aveva scritto un libro, A Beautiful Game, che uscirà a novembre, mentre un film sulla sua vita è stato da poco lanciato da Amazon Prime. Il documentario, intitolato semplicemente Sven, fornisce una visione intima e cruda di una vita complessa. Solo l’11 agosto scorso l’ultima intervista al Guardian. Una confessione accorata, che avrebbe dovuto svolgersi di persona ma le sue condizioni di salute non glielo permisero. Parlò via zoom do tutto, da quando arrivò come allenatore dell’Inghilterra con un contratto da 4 milioni di sterline all’anno e fu etichettato come avido all’amore per il calcio che lo teneva su nei momenti duri (“L’altro ieri ho visto cinque gare dei Giochi Olimpici in tv, è un’ ossessione. Sì, è una droga. Agli Europei ho visto tutte le partite”).

Eriksson parlò anche dell’ex ct inglese Gareth Southgate, che si è dimesso a luglio. “Pensate alla pressione che avrà sulle spalle il nuovo allenatore. Southgate ha fatto due finali, una semifinale, e questo non basta agli inglesi. Quindi il prossimo deve vincere. Tutto il resto è un fallimento. Mi dispiace per chiunque entri. Se non vince un grande torneo, verrà criticato. Sarà un uomo coraggioso quello che intraprenderà quel lavoro. Aveva una buona squadra agli Europei, i migliori giocatori di tutto il torneo, ma alla fine manca qualcosa. Non so cosa sia. Uno dei motivi è l’aspettativa che la stampa ripone nei confronti dei giocatori. L’Inghilterra è una nazione calcistica e hai il miglior campionato del mondo. Hai sicuramente i giocatori. Quindi penso che sia più mentale che tecnico o tattico”.

La carriera di Eriksson

Il tecnico cresciuto guardando il calcio con suo padre. Sven senior era un autista di autobus e sua madre, Ulla, lavorava in un negozio di tessuti. Sven senior non ha giocatp, ma ha portato il piccolo Sven a quasi tutte le partite locali dall’età di cinque anni. A 13 anni Eriksson lavorava come assistente del fornaio durante le vacanze estive. Nel 1964, a 16 anni, Eriksson fece il suo debutto con il Torsby. Dice di essere stato un terzino destro “decisamente nella media”. Ma stava già diventando un profondo pensatore del gioco: “Beh, non so se sono stato un buon allenatore, ma se sono stato bravo in qualcosa è stato creare una bella atmosfera nel club, non solo nella squadra. Penso che quella sia stata la mia forza, più che la tecnica. Ho guadagnato rispetto sempre. Sì, rispetto è una bella parola. Se mostri rispetto alle persone intorno a te, loro mostreranno rispetto alle persone intorno a loro”.

Successi col Benfica e la Lazio. Poi è arrivata la chiamata dell’Inghilterra. All’inizio del 1999, Glenn Hoddle era stato licenziato dopo aver affermato che le persone disabili venivano punite per i peccati commessi in una vita precedente. Fu sostituito da Kevin Keegan, che durò meno di due anni prima di dimettersi nell’ottobre 2000 dicendo che “non era all’altezza del lavoro”. Subito dopo la sua nomina, incontrò Tony Blair a Downing Street che gli disse: ‘Benvenuto in Inghilterra’. Facciamo una scommessa su chi manterrà il lavoro più a lungo, tu o io. Perché Sven, sono entrambi lavori impossibili e prima o poi verremo licenziati, tutti e due”. “Ha vinto la scommessa. Sono stato licenziato prima di lui”. (Blair si dimise nel 2007, un anno dopo l’uscita di Sven.) La stampa si è rivelata più problematica del calcio. Aveva molta esperienza con i media: in Italia, tre quotidiani sportivi analizzavano tutto ciò che faceva a livello calcistico, nel bene e nel male. Ma hanno lasciato intatta la sua vita privata: “In Italia ti ammazzano se non vinci le partite. Se giochi male a calcio ti attaccheranno. E questo è più giusto. Mi giudicano per il lavoro che sto facendo. Ma mai in Italia in 13 anni ho avuto sui giornali articoli sulla mia vita privato. In Inghilterra era scioccante, è la parola giusta.” Non era solo la pubblicazione di chiacchiere a inorridirlo, era la quantità di spazio che gli veniva dato. “Gesù, non è come un articolo. È dalla prima alle ultime tre pagine, era ovunque”.

Il gossip, la sua croce

I tabloid hanno annusato la sua vita privata fin dal primo giorno. “Quando sono diventato l’allenatore dell’Inghilterra hanno iniziato a cercare le cose brutte. Hanno telefonato alla mia ex moglie, per esempio, offrendole molti soldi per parlare di me. Lei ha detto: “Parlerò del mio ex marito, ma saranno solo cose positive”. I tabloid scavarono sulla sua relazione con l’italo-americana Dell’Olio. Il tempismo degli “scoop” è stato davvero cinico, dice. Coincidevano invariabilmente con i tornei più importanti. Nell’aprile 2002, cinque settimane prima della Coppa del Mondo, il Daily Mirror rivelò che lui e Ulrika Jonsson si vedevano, sotto il titolo “La relazione segreta di Sven e Ulrika”: “Ero in vacanza, oppure uscivo a cena con una donna, i paparazzi inglesi erano lì ad aspettarmi”. Nel 2004 News of the World ha rivelato che Eriksson aveva un’avventura con Faria Alam che lavorava alla FA . Eriksson non sapeva da dove i giornali traessero le loro storie e cominciò a sospettare delle persone a lui più vicine: “Quando ero in vacanza o a Stoccolma, oppure uscivo a cena con una donna, i paparazzi inglesi erano lì ad aspettarmi. Non sono riuscito a scoprire chi stesse spifferando. Ho pensato: “È la mia ragazza, mio fratello?” Ti insospettisci”.

Essere malato terminale lo ha fatto sentire diverso riguardo alla vita, al Guardian lasciò il suo testamento spirituale: “In un certo senso, svegliarsi e sentirsi bene, essere vivi, lo apprezzo molto di più rispetto a un anno o 10 anni fa. Per ora sono un uomo sano e malato. Se ho paura di morire? Beh, se dicessi di no sarebbe una una bugia. A volte ti passa per la testa, ma cerco di non pensarci. L’unica cosa che sappiamo è che prima o poi moriremo tutti.” Fa una pausa. “Se tutto va bene, più tardi.”

Il lungo messaggio di cordoglio della Samp

Stanno arrivando da ogni parte del mondo messaggi di cordoglio. Commosso quello della Sampdoria: “La prima parola che ci viene in mente quando pensiamo a lui è dignità. Dignità sportiva, per la classe e il rispetto evidenziati in ogni occasione in oltre quarant’anni di carriera da allenatore. Dignità umana, per aver affrontato con coraggio e compostezza un avversario bastardo come il cancro che l’ha portato via a 76 anni. Sven-Göran Eriksson non c’è più. Si è spento in Svezia, avvolto nell’affetto della sua famiglia e di chi gli ha voluto bene. Noi sampdoriani gliene abbiamo voluto tanto e lo scorso 5 maggio, a Marassi, abbiamo saputo dimostrarglielo come noi sappiamo. Un’occasione speciale, quella, per ribadire che possono passare il tempo e le stagioni ma chi per la Sampdoria ha messo il cuore non passerà mai. Già perché Sven non ci lascia soltanto uno storico terzo posto, una Coppa Italia in bacheca o una finale di Coppa delle Coppe sfuggita sul più bello. Sven ci lascia emozioni, ricordi indelebili e – soprattutto – una grande eredità morale. Da gentiluomo prestato al calcio qual era. «Spero che mi ricorderete come un uomo positivo che cercava di fare tutto il possibile. Non dispiacetevi, sorridete». Faremo proprio così. Sorrideremo sempre pensando a te, ai cinque anni con te in panchina, alle tue idee, alla tua classe e a quel pomeriggio dello scorso maggio vissuto insieme ai tuoi ragazzi di allora. «Prima della partita è stato bellissimo, stavo piangendo. Mi porterò dentro questi momenti per tutta la vita». Ecco, qualche lacrima, soltanto oggi, almeno oggi, concedila tu a noi. Ciao e grazie Sven, mister, gentiluomo e sampdoriano”.

Anche la Lazio in lutto

Grazie per tutto ciò che hai fatto per noi, mister“, è il messaggio della Lazio su X. Il club è in lutto, dietro allo stemma c’è il colore nero.

Il cordoglio della Roma

“L’AS Roma piange la scomparsa di Sven Goran Eriksson. Ha guidato i giallorossi dal 1984 al 1987 conquistando una Coppa Italia. Il nostro pensiero va ai suoi familiari in questo momento di dolore”, ha scritto la Roma sui social.

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