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Morto Eriksson: le frasi celebri e i ricordi di chi lo ha conosciuto, da Inzaghi a Zoff

Il tecnico svedese morto oggi era amatissimo da tutti, cordoglio unanime in tutto il mondo del calcio: arriva anche un messaggio dalla famiglia reale

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Una valanga di ricordi, di emozioni, di lacrime. La morte di Sven Goran Eriksson, per quanto si sapesse della sua malattia incurabile, ha avuto l’effetto di un terremoto in tutto il mondo. Chi lo ha conosciuto, chi l’ha avuto come allenatore, chi l’ha sempre amato: tutti stanno ricordando in queste ore la sua figura.

Anche il Principe William triste per la morte di Eriksson

Un pensiero per la scomparsa di Eriksson è arrivato anche dalla Famiglia Reale, con le parole del Principe William (che è anche il presidente della Football Association”): “Triste apprendere della scomparsa di Sven-Goran Eriksson. L’ho incontrato diverse volte come allenatore dell’Inghilterra e sono sempre rimasto colpito dal suo carisma e dalla passione per il gioco I miei pensieri sono con la sua famiglia e i suoi amici. Un vero gentiluomo del gioco”.

Il ricordo di Marchegiani

“Le qualità dell’uomo erano uniche, in un contesto dove si è abituati ad alzare la voce. Ha sempre mantenuto il suo modo di essere, non si è mai lasciato contaminare, anche da situazioni che gli avrebbero richiesto di cambiare un po’. Questo è quello che e’ rimasto a tutti. Ma lui è stato un allenatore meraviglioso”. Luca Marchegiani, ex portiere della Lazio, ricorda così lo scomparso Sven Goran Eriksson a Sky – Ha portato delle innovazioni e delle soluzioni nelle sue squadre estremamente all’avanguardia, ottenendo sempre risultati”.

Zoff piange la scomparsa di Eriksson

A La Presse è Dino Zoff, che è stato anche presidente della Lazio, a ricordare il tecnico svedese: “Il ricordo di Eriksson è quello di un uomo piacevole sotto tutti gli aspetti, sia lavorativi che di compagnia. Mi dispiace personalmente, è una perdita come persona oltre che come tecnico. I ricordi che mi legano a lui alla Lazio sono tanti. Cosa lascia al calcio moderno? Lascia la classe che ha dimostrato sempre nei comportamenti”.

Orsi ricorda come sdrammatizzasse tutto

Nando Orsi ricorda a Sky: “Non si arrabbiava mai, difficilmente alzava la voce, era la sua forza. Riusciva con la tranquillità a darti una forza mentale più importante di quella tecnica. Arrivò a Roma in giacca e cravatta ma poi si adeguò subito all’ambiente. Ha affrontato la morte come ha affrontato la vita, sdrammatizzando sempre. Leggeva le partite in maniera incredibile, le preparava meno bene di quanto le leggesse in campo, riusciva ad estraniarsi e tante volte le gare le abbiamo vinte nella ripresa”

A La Presse parla anche Fabrizio Ravanelli: “Perdiamo una persona straordinaria, una persona che mi ha dato tanto, che si è sempre comportata benissimo. Ricordo che quando arrivai dal Marsiglia mi accolse a braccia aperte, una persona molto franca. Una persona vera. Ho un ricordo bellissimo, con lui abbiamo vinto un campionato, una Coppa Italia e la Supercoppa europea. Lo ricorderò sempre con grande affetto, era un gentiluomo, ha portato un calcio totale, bello da vedere, con una idea di gioco fin dai tempi della Roma. In Italia si è imposto alla grande”.

Lotito: Vorrei abbracciarlo ancora

Claudio Lotito, presidente della Lazio, ha definito Eriksson “l’allenatore più vincente nella storia della società sportiva Lazio, ma soprattutto un uomo integerrimo ed una persona squisita e signorile, doti che sapeva mescolare al classico aplomb nordico. Il suo coraggio nell’affrontare la malattia che lo ha colpito è stato esempio ed insegnamento per chiunque lo abbia ascoltato. Nel corso delle interviste che ha rilasciato negli ultimi mesi ha saputo infondere amore per la vita e per il calcio”. Ancora: “Lo ricordo allo stadio Olimpico di Roma, emozionato come un bambino, in occasione del suo ritorno nella Capitale, parlammo a lungo: mi colpì la sua serenità, ci abbracciammo forte. Lo vidi incamminarsi verso il bordocampo, a passo lento effettuò il giro dello stadio. Tutto il nostro popolo laziale, al suo passaggio, gli urlò frasi di ringraziamento e di affetto, un’emozione quasi palpabile, le lacrime a solcare i volti, lui seppe rispondere agli incitamenti con la forza del suo sorriso. Mi verrebbe voglia di abbracciarlo ancora, per sussurrargli ad un orecchio che la Lazio non lo dimenticherà mai”

Inzaghi: Buon viaggio Sven, esempio di vita per tutti

Sul sito dell’Inter, è arrivato il messaggio affettuoso di Simone Inzaghi: “Per me rappresenta un grande dolore la scomparsa di Sven-Göran Eriksson. Ero giovanissimo, appena arrivato a Roma e mi ha aiutato moltissimo, è stato fondamentale nel mio percorso di crescita come calciatore e come uomo. Ammiravo la sua calma, la sua educazione, il grande rispetto che aveva nei confronti di tutti. Per me è stato fonte d’ispirazione. Io sono qui anche grazie a lui e ai suoi insegnamenti. Sven è stato un grande uomo, un esempio di vita per tutti. Questi ultimi mesi affrontati con grande forza e una voglia di vivere unica sono stati una ulteriore dimostrazione della sua grandezza: ci ha insegnato a vivere mentre stava morendo. Buon viaggio Sven e grazie di tutto, ti porterò sempre con me”.

Su Instagram, accanto a una foto del tecnico, anche il messaggio dell’allenatore del Monza Alessandro Nesta, capitano della Lazio campione d’Italia nel 2000: “Riposa in pace grande Mister e persona straordinaria. Ti porterò sempre nel cuore. Grazie di tutto”.

Le sue frasi celebri

Queste alcune delle sue frasi celebri: “Mia madre ha fatto qualsiasi cosa per me. Io dovevo essere la sua rivincita per questa vita”. Su Roma-Lecce 2-3: “Entrai nello spogliatoio all’intervallo e chiesi alla squadra cosa stesse succedendo. Uno dei giocatori più importanti mi guardò e mi disse: «Relax, mister. La vinciamo nel secondo tempo». Non capivo. Relax? Stavamo per perdere il campionato. […] Quella notte Riccardo Viola, il figlio del presidente, venne a casa mia. Mi disse che c’erano stati sospetti su cinque nostri giocatori: avrebbero scommesso sulla vittoria del Lecce al 45′. Gli dissi che non era possibile. […] L’idea che i miei giocatori avessero scommesso sulla partita mi risultava totalmente impensabile. […] Il giorno dopo, Dino Viola venne a parlarmi. Era convinto che ci fossero state scommesse illegali sulla partita al punto che le quote sul Lecce vincente al 45′ erano crollate poco prima del calcio d’inizio. Viola voleva le prove della colpevolezza di questi cinque giocatori, ebbi incontri per giorni con gli avvocati del club, ma io non sapevo nulla. Non emersero prove di tutto questo”

Su Roberto Baggio: “Era un giocatore complesso da inserire in un sistema, ma ad alcuni calciatori devi lasciare libertà per consentirgli di dare il meglio: solo così riusciranno a farti vincere. Fino a quel momento avevo allenato grandi calciatori: Nilsson, Chalana, Falcão, Boniek, Pruzzo. Talenti speciali. Ma non avevo mai avuto a che fare con uno del calibro di Roberto“.

Su Mancini: “Rompipalle è una delle parole italiane che preferisco. Un rompipalle è una persona estremamente esigente, ma viene detta in modo affettuoso. Alla Sampdoria, avevamo il più grande rompipalle che io abbia mai conosciuto. Roberto Mancini era un grandissimo rompipalle. E lo dico con tutto l’affetto del mondo. Era un giocatore di intelligenza impareggiabile, che vedeva cose sul campo che nessun altro vedeva. In allenamento era un leader aperto anche ad ascoltare nuove idee. Voleva essere coinvolto in tutto. Prima delle partite era capace di chiamare il magazziniere per appurare che i calzini di tutti fossero messi in maniera corretta sulle panchine. A volte mi faceva perdere la testa: appena mi vedeva arrabbiato, veniva a chiedermi scusa. Tutti lo amavano”

Su Sinisa Mihajlovic: “Era un duro che aveva un’opinione su ogni aspetto del mondo, ma mi è piaciuto fin dal primo impatto. E aveva il miglior piede sinistro che io avessi mai visto

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