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Napoli, Conte fissa gli obiettivi: il nuovo slogan, come giocherà De Bruyne e la risposta piccata sull'Europa

Il tecnico ha le idee chiare: "Amma faticà ma cchiu assaje". E riconosce un suo limite: "Non ho mai avuto la pazienza di rimanere in un club per più anni"

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Entusiasmo alle stelle a Dimaro. Il Napoli campione d’Italia è al secondo giorno di un ritiro che apre le porte ai nuovi acquisti: da Noa Lang a Lucca, ed è in arrivo anche Beukema. Sta nascendo la rosa che dovrà difendere il titolo e che proverà ad arrivare il più lontano possibile in Champions. Dopo ‘amma faticà’ Conte conia un nuovo slogan, parla di De Bruyne, del mercato e fissa gli obiettivi di una stagione che si prospetta ricca di impegni.

Napoli, parla Conte: cosa cambia dopo lo scudetto

“Niente”. Conte lo dice subito: “Per me non cambia niente”. Lo scudetto è uno stemma da mostrare con orgoglio, ma “il progetto di crescita e ricostruzione iniziato lo scorso anno partendo da basi molto limitate continua”, senza alzare l’asticella a livelli impossibili. “Noi abbiamo uno scudetto sulla maglia: è normale partire tra i preferiti e non ci dobbiamo sottrarre da questa responsabilità” spiega l’ex ct della Nazionale.

“C’è un passato molto recente che non bisogna dimenticare: quello che è accaduto due anni fa mi auguro che sia di insegnamento all’ambiente. Noi lavoriamo, saremmo sempre molto umili e dediti al lavoro. Ma pure l’ambiente dovrà essere molto intelligente. Ha vinto Napoli e ha vinto tutta Napoli. Ma se si arriva decimi, arriva tutta Napoli decima”.

Colpo De Bruyne: come giocherà l’ex City

De Bruyne è il colpaccio inaspettato che ha fatto letteralmente impazzire i tifosi napoletani. “A fine stagione vedremo che impatto avrà avuto, ma parliamo di un calciatore non ha bisogno di presentazioni. Con lui sicuramente alziamo la qualità della rosa”. In quale ruolo e in che sistema di gioco sarà impiegato il centrocampista belga?

Ecco la risposta di Conte, che non si sbilancia più di tanto: “Se si va vai a vedere come giocava col City, è un interno di centrocampo. Può diventare poi un trequartista, è un calciatore che ha caratteristiche precise, ha grandissima qualità. Quando gli arriva la palla tra i piedi, vede delle cose che tanti altri non vedono”. Sulla titolarità, precisa:”Abbiamo quattro competizioni, non cadiamo nel provincialismo: non giocheranno solo undici calciatori”.

L’obiettivo del Napoli e il nuovo slogan di Conte

“Il presidente è una persona intelligente e non stabilisce obiettivi” precisa l’allenatore pugliese. Che aggiunge: “Dovessi io fare il presidente, non fisserei mai degli obiettivi se so di aver preso delle persone che mirano sempre al massimo”. Ma in realtà un obiettivo c’è eccome: “Rendere orgoglioso il popolo napoletano, proprio come l’anno scorso. La squadra ha sempre sudato la maglia e questo non deve cambiare”. Dopo ‘amma faticà’ Conte un nuovo slogan. Anzi, due. Uno per l’Europa: “amma faticà again” e uno tutto in salsa partenopea: “amma faticà ma cchiu assaje”.

Il tecnico continua: “Ci sarà spazio per tutti, ecco perché c’è la necessità di implementare una rosa che ancora non è strutturata. Lo stiamo facendo in maniera mirata: a parte De Bruyne, gli altri sono calciatori di buonissima prospettiva che ancora non hanno raggiunto il picco. Dovrò essere bravo a farli crescere per far alzare il livello”. Poi fa il punto sugli infortunati Buongiorno e Gilmour. Il difensore è reduce da un’operazione: “Speriamo che possa tornare disponibile nel giro di tre settimane. Gilmour ha accusato fastidi agli adduttori: stiamo monitorando, siamo agli inizi ed è inutile forzare la mano”.

Europa tallone d’Achille? La risposta piccata

Conte e l’Europa, un amore finora non ancora sbocciato. Pizzicato sulla questione, il tecnico ribatte: “Lei sa quante volte ho partecipato in Europa io? Solo sei: due con la Juve, una col Tottenham, una col Chelsea e due con l’Inter, prendendo sempre squadre in fase di ricostruzione. Posso capire che mi si chiedano i miracoli, però ci sono anche dei fatti che non possono essere tralasciati”.

Ma riconosce un suo limite: “La mia pecca è non avere avuto la pazienza di rimanere nello stesso club per più anni. Però ho sempre lasciato una struttura che ha poi dato soddisfazioni”.

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