L’enorme cuore di Dikembe Mutombo ha cessato di battere: è morto a soli 58 anni uno dei giocatori più iconici della Nba degli anni ‘90 e 2000, tra i difensori più forti mai visti sui parquet americani. La sua esultanza dopo le stoppate, col dito agitato in faccia all’avversario appena umiliato, è entrata nella storia della pallacanestro a stelle e strisce e della cultura americana. Ma Mutombo è stato anche uno straordinario filantropo.
- Basket: morto Mutombo, leggenda Nba
- Nba, la carriera di Mutombo
- Nba: il dito di Mutombo e la rivalità con Michael Jordan
- Nba, Mutombo il filantropo
Basket: morto Mutombo, leggenda Nba
Dikembe Mutombo non ha mai vinto un anello Nba, eppure ogni appassionato di basket a stelle e strisce ricorda con affetto questo centro di 2.18 nato nel 1966 a Kinshasa, nell’allora Zaire (oggi è la Repubblica Democratica del Congo), e arrivato nella lega delle stelle del basket dopo un passaggio in Ncaa a Georgetown. Mutombo è morto oggi, ad appena 58 anni, trascorsi tra la passione per il basket e le iniziative di solidarietà per il suo paese d’origine.
Nba, la carriera di Mutombo
Arrivato in Nba nel ’91 grazie al draft dei Denver Nuggets, Mutombo si fece subito notare per le sue doti difensive. Nel 2009 il ritiro, dopo un carriera che l’ha visto indossare le canotte di Atlanta Hawks, Philadelphia 76ers, New Jersey Nets, New York Knicks e Houston Rockets.
In 18 stagioni ha messo insieme 4 titoli di miglior difensore della lega, è stato per 2 volte il miglior rimbalzista, per 3 anni il miglior stoppatore. Ha giocato 8 All-Star Game e nel 2015 è stato inserito nella Hall of Fame. Mutombo è ancora secondo nella classifica di stoppate complessive in Nba: 3.289, solo Hakeem “The Dream” Olajuwon ne ha di più (3.830).
Nba: il dito di Mutombo e la rivalità con Michael Jordan
Ad alimentare il mito di Mutombo è anche il suo comportamento in campo: la faccia da cattivo e il “finger wagging”, il dito indice agitato davanti all’avversario appena stoppato, spesso accompagnato dalla frase “Not in my house!”, “Non a casa mia!”. Il comportamento di Mutombo, sempre sicuro di sé e intimidatorio nei confronti degli avversari, fa impazzire i tifosi e arrabbiare qualche rivale.
In una delle sue prime gare in Nba il centro congolese disse a Michael Jordan che avrebbe sbagliato un libero, MJ in risposta andò al tiro a occhi chiusi, dedicandogli poi il punto: “Welcome to Nba, kid!”. Anni dopo, poi, Jordan derise Mutombo rivolgendogli il “finger wagging” dopo una schiacciata che il congolese non era riuscito a fermare.
Nba, Mutombo il filantropo
Fuori dal campo, invece, Mutombo era tutt’altro che “cattivo”. Anzi, ha speso gran parte della sua vita sfruttando il suo denaro e la sua popolarità per compiere opere di bene e soprattutto aiutare i ceti meno abbienti del suo paese. Mutombo costruì un ospedale a sue spese in Congo, ha finanziato la costruzione di quartieri e case popolari, ha creato una fondazione a suo nome per aiutare famiglie disagiate in Sudan, oltre che nel suo paese, ha sostenuto il movimento paralimpico congolese e ha finanziato “Ask the Doctor”, l’app che consente di entrare in contatto con medici e specialisti in qualunque parte del mondo. Dietro il “ditone” agitato in faccia agli avversari si nascondeva un vero filantropo.