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Olimpiadi Milano-Cortina, Malagò punta ancora su Cesana. Ma la soluzione estera non è più tabù

Malagò prova a riprendere in mano la candidatura di Cesana Pariol per ospitare le gare di bob, skeleton e slittino dei giochi 2026. Ma chiede aiuto al Governo.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

C’è una cartuccia ancora da sparare, prima di salpare alla volta di St. Moritz. E la Fondazione Milano-Cortina ha individuato in Giovanni Malagò l’ultima pedina per prova a salvare (anche) la faccia. Perché il presidente del CONI è una personalità influente nel mondo olimpico internazionale, e forse è la sola che può evitare che le gare di bob, skeleton e slittino delle olimpiadi di Milano-Cortina 2026 finiscano all’estero, dal momento che la bocciatura del rifacimento della pista di Cortina intitolata a Eugenio Monti è ormai divenuta una triste realtà.

Pista da bob, la bocciatura della soluzione Cesana

Invero anche quella Cesana Pariol, la pista che ha ospitato l’edizione dei giochi 2006 (quelli di Torino), ha ricevuto un parere negativo da parte del CIO, seppur in questo caso non vincolante. Perché tutto dipenderà da come il CONI, le federazioni italiane e la politica applicata allo sport sapranno far vivere l’impianto anche oltre l’eventuale vetrina dei giochi. Questa è stata la critica mossa al CIO, che non vorrebbe vedere le gare disputarsi su una pista che una volta finiti i giochi verrebbe nuovamente lasciata in stato d’abbandono.

Il piano di Malagò: tempi certi e coperture governative

Malagò ne ha parlato alla riunione che la Fondazione Milano-Cortina ha tenuto a inizio novembre, provando a trovare un punto d’incontro con il CIO. Il presidente del CONI ha battuto il tasto soprattutto sul fattore tempo:

“Laddove ci fosse la possibilità di avere una pista in territorio italiano pronta per i test preolimpici già stabiliti dal CIO, non vedo perché non si debba tenerne in debita considerazione. È chiaro però che una cosa simile può essere resa tale soltanto dalla cooperazione di più enti, a partire dal Governo italiano, che dovrà mettere nero su bianco il proprio impegno a far si che i tempi di consegna dei lavori vengano rispettati, così come richiesto dal CIO”.

Malagò ne fa una questione più “burocratica” che di prospettiva: mentre l’organismo internazionale ha spiegato di voler evitare di spendere soldi per una struttura che non avrebbe un futuro, il presidente del CONI ha fatto capire che nell’ordine delle priorità ci sono le coperture finanziarie dei lavori e la fattibilità del progetto legata alle tempistiche indicate dagli organismi internazionali.

L’eventuale utilizzo di Cesana Pariol resterebbe un punto interrogativo, sul quale però anche il CIO, se messo alle strette, si vedrebbe costretto a glissare.

La “questione” veneta e i tempi risicati

Malagò ha ribadito quanto sia importante far si che le gare delle tre discipline attualmente “orfane” di una struttura restino in Italia. Anche se il Veneto, per voce del Governatore Luca Zaia, ha sbottato quando s’è presentata l’opportunità di andare in Piemonte, che godrebbe di una ricaduta economica in termini di finanziamenti pubblici prima e presenze poi davvero notevoli (il Veneto sarebbe il primo a pagarne le conseguenze, perdendo buona parte del villaggio olimpico e degli eventi previsti a Cortina).

Per rimettere a nuovo la pista di Cesana servono non meno di 33 milioni di euro, ma il lavoro dovrà essere finalizzato entro e non oltre marzo del 2025, quando il CIO conta di effettuare il consueto test event preolimpico a un anno di distanza dalle gare dei giochi. Il Governatore del Piemonte, Alberto Cirio, ha spiegato che i tempi per intervenire sulla pista sarebbero sufficienti, pur presentandosi stretti: un paio di settimane per concordare l’iter, tre mesi per la definitiva approvazione dei progetti, un anno per procedere col cantiere e consegnare i lavori.

Effetti della globalizzazione e la “grana antidoping”

Malagò, a margine dell’endorsment per una località italiana, ha detto però di non “demonizzare” l’eventuale soluzione estera, che vede St. Moritz oggi favorita su Igls (dove si stanno allenando le squadre azzurre di slittino in vista della Coppa del Mondo, che partirà tra poche settimane).

“Non sarebbe uno scandalo. Dopotutto molte manifestazioni internazionali stanno cominciando a vedere cooperazioni tra più Stati, e un po’ in tutte le discipline globali”.

A preoccupare semmai sono le coperture finanziare: col Governo impegnato nella stesura della Legge di Bilancio, il rischio che quei 33 milioni necessari risultino troppi per le casse dello Stato è piuttosto elevato.

Lo stesso Governo italiano ha preso in carico anche la questione del laboratorio antidoping dell’Acqua Acetosa, che rischia la chiusura oltre che costringere il CIO ad avvalersi di strutture estere per effettuare i test in occasione proprio dei giochi del 2026. Insomma, pasticci all’italiana. Ma col cronometro che scorre inesorabile.

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