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Ospina, parte l'inchiesta: i drammatici momenti dei soccorsi

L'Asl di Napoli vuole vederci chiaro sulle dinamiche del ricovero del portiere colombiano dopo il malore durante la partita contro l'Udinese.

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Ospina, parte l'inchiesta: i drammatici momenti dei soccorsi Fonte: 123RF

La grande paura per David Ospina è passata. Il portiere colombiano del Napoli ha vissuto una domenica sera molto particolare, in una corsia dell’ospedale San Paolo dove è arrivato in ambulanza dopo il malore accusato al 41’ del primo tempo della partita contro l’Udinese.

Ospina era stato vittima di un brutto scontro in avvio di gara con l’attaccante dell’Udinese Pussetto, che lo aveva involontariamente colpito con i tacchetti sulla tempia. Ripresosi dopo diversi minuti e fasciato al capo, il giocatore sembrava stare bene, poi il malore che lo ha fatto accasciare al suolo.

L’ex Arsenal, che è rimasto vittima di un calo di pressione, si è ripreso subito e dovrebbe essere dimesso dalla clinica Pineta Grande di Castel Volturno entro la giornata di lunedì.

A proposito dei momenti successivi al ricovero, sta però nascendo un caso. Secondo quanto riportato da ‘La Gazzetta dello Sport’, sembra infatti essere scattata un’inchiesta da parte dell’Asl Napoli 1 per le decisioni assunte dai responsabili del servizio di emergenza sanitaria all’interno dello stadio. Il servizio è appaltato dal Napoli a una ditta esterna che, nei casi di emergenza, dovrebbe consultare il 118 chiamato a propria volta a indicare la struttura più indicata dopo la prima diagnosi, che era di trauma cranico. Ma l’ospedale San Paolo risulta privo di un reparto di neurochirurgia, disciplina indispensabile per quel tipo di trauma.

In diretta a “Un Calcio Alla Radio”, trasmissione di Umberto Chiariello in onda su Radio CRC, è intervenuto per fare chiarezza Ciro Verdoliva, Commissario Napoli ASL, che ha ripercorso quei momenti: “Ospina è arrivato all’Ospedale San Paolo direttamente dallo stadio senza passare dal 118. È stato classificato come codice rosso, poi, verde. È stato accompagnato al piano della diagnostica per una tac e per tranquillità è stato nel reparto di rianimazione dove è stato visitato in toto. Il momento di rischio più alto è stato l’impatto con i tacchetti. Non c’è nessuna indagine interna ma una verifica per capire quali sono le migliori procedure da applicare”.

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