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Indiani, il Bielsa della D: “Livorno è un’emozione, Spalletti mi ha scritto"

Il “Mago della Toscana” ha centrato l’undicesima promozione della sua carriera: la festa, la stima per Pagliuca, il rapporto con i giovani

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Antonio Salomone

Antonio Salomone

Giornalista

Giornalista pubblicista. Lo affascinano, da sempre, le categorie minori e i talenti in erba. Ha fiuto per la notizia e per gli emergenti. Calcio, basket, motori: ci pensa lui

Accento toscano e una grande passione e preparazione, in un solo nome: Paolo Indiani. Dove passa lui c’è una promozione e con il Livorno è arrivata l’undicesima della sua carriera. Il “Mago della Toscana”. Un po’ anche il Bielsa della D per idee e movenze. Da 40 anni nel calcio e sempre nei pensieri di molti allenatori, soprattutto della sua terra. Con gli amaranto ha festeggiato l’ennesimo traguardo, riportando il club tra i professionisti in Serie C. E per Virgilio Sport ha raccontato la stagione. Dalla capacità di relazionarsi con i giovani all’esperienza di Dionisi, fino ai complimenti di Spalletti, un uomo di Certaldo proprio come lui. Genuino, ma con idee chiare.

Come ha festeggiato la promozione?

“Con la città, ci sono state tante persone allo stadio. Hanno fatto i fuochi d’artificio. È stato molto bello”.

La sua undicesima, qual è il segreto?

“No, nessun segreto. Il saper scegliere giocatori giusti che credono in quello che proponi. Poi in Serie D c’è anche il discorso degli Under ed evidentemente mi riesce entrarci più di altri forse. Non solo empatia, anche a livello tecnico-tattico: spesso migliorano”.

Quando ha capito che il Livorno sarebbe salito in C, c’è una fotografia della stagione?

“Alla quinta giornata d’andata: giocavamo in casa contro l’allora principale nostra concorrente, il Grosseto. Perdevamo 0-2 all’intervallo e poi abbiamo vinto 5-2, è chiaro che abbiamo dato un grande segnale”.

Quanto è stato importante avere un giocatore come Dionisi?

“All’inizio del campionato è stato determinante, ci ha dato quell’esperienza e quella voglia. Il saperne di più, il saper dire: “Sono già abituato a queste cose”. Ripeto, all’inizio è stato fondamentale, poi ha continuato a darci un buon apporto, ma la nave ormai era partita”.

Ora è pronto a guidare la nave anche in C?

“Devo parlare con la proprietà, al momento non posso dire nulla”.

Fonte: Us Livorno 1915 / Foto Novi

Us Livorno 1915 / Foto Novi

Lei è di Certaldo come Spalletti. Vi siete sentiti?

“Certo, mi ha mandato un messaggio. Mi ha fatto i complimenti”.

C’è qualche influenza del suo gioco nel suo e viceversa?

“No assolutamente, lui è bravo da solo, non ha certo bisogno di me”

Lei ha detto che è un moderno. Come è cambiato il calcio da quando allena?

“Come dal giorno alla notte, è stravolto. Quando ho iniziato io c’era il libero staccato, il marcatore a uomo, uomo su uomo, il 5 prende il 9, il 3 prende il 7. Figuriamoci, totalmente capovolto. Il portiere all’epoca i piedi non sapeva nemmeno di averli, ora è il primo costruttore di gioco”.

Cosa le manca del vecchio calcio e cosa no?

“All’epoca andava bene in quel modo e ora così, bisogna essere bravi a stare dietro alle epoche. Bisogna restare aggiornati. La stessa cosa vale con i giocatori, soprattutto i giovani, se non ti adatti a loro sei morto”.

Lei come si è adattato?

“I giovani di ora non sono quelli di 30 anni fa, ma neanche di 10 anni fa. Bisogna essere svegli e moderni”.

Lei ha allenato giovani calciatori, poi diventati campioni, come Barzagli. Vede qualche ragazzo in rosa che possa ambire a grandi traguardi?

“Barzagli quando ha giocato con noi era sotto età. Ma chi allora diceva che sarebbe diventato campione del Mondo lo avrebbero preso per pazzo. Per questo dico che ci sono tanti fattori nella crescita di un ragazzo e non si può pronosticare da ora una carriera”.

La Toscana è la terra degli allenatori, ma in generale c’è qualche nuovo mister che la entusiasma?

“Guido Pagliuca della Juve Stabia sta andando alla grande. Ha fatto tanta gavetta, dopo la C dell’anno scorso, ora in B si sta riconfermando alla grande”.

Lei è nel calcio da 40 anni, un consiglio per qualche nuovo allenatore che tenta la scalata dal basso?

“Sicuramente è più difficile per chi non ha giocato a calcio. Potrebbe seguire il mio percorso, vincendo tanto dal basso, ma non è facile. Ci vuole enorme passione. Questo è un lavoro totalizzante e se hai tanta passione e qualità puoi provare, anche se è più difficile rispetto ai miei tempi. Anche se pure allora il discorso degli ex calciatori esisteva e sempre esisterà”.

Dalla guida in panchina a giocatori esperti fino ai tanti giovani in campo, il Livorno si è contraddistinto nel girone E di Serie D. Un successo frutto del lavoro e di un gioco sempre propositivo. E tra i calciatori da tenere d’occhio spicca sicuramente Alessandro Calvosa, terzino o esterno sinistro classe 2006, che in stagione ha realizzato due gol e due assist.

Fonte: Us Livorno 1915 / Foto Novi

Us Livorno 1915 / Foto Novi

Come ha inciso il mister Indiani nella sua crescita?

“Ho capito subito che con il mister si poteva lavorare molto bene, ha una carriera alle spalle non da tutti. Mi ha fatto crescere nella fase difensiva, ma mi ha fatto maturare anche come calciatore e uomo. Come si comporta nello spogliatoio? Scherza con noi giovani quando c’è l’occasione, per renderci partecipi”.

Come è stato allenarsi e giocare con Dionisi?

“Lui è un punto di riferimento favoloso, una persona magnifica. Ci ha aiutato moltissimo a crescere, anche nelle piccolezze. Ogni tanto ci ha raccontato le sue esperienze passate”.

Come è stato il primo gol in Serie D contro l’Orvietana, che sensazioni le ha lasciato?

“Lo cercavo già da tempo, è stata una liberazione e una soddisfazione per tutti i sacrifici fatti anche dai miei genitori. Una bella emozione. Poi nello spogliatoio ho dovuto offrire le paste, non aspettavano altro”.

Sui tifosi del Livorno

“Non ci azzeccano nulla con la Serie D, sono fantastici. Giochiamo in 12 ed è vero”.

A che giocatori si ispira?

“Dimarco, sia per come gioco sia per la struttura fisica”

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