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Parigi 2024, Volley: Italia sul velluto con l'Egitto (e fa meglio della Polonia). Ma quelle maglie...

Vittoria senza affanni contro i modesti egiziani. Lavia sugli scudi, ma non c'è molto da sudare. A fare notizia allora è l'inedita maglia "mimetica" scelta dallo sponsor tecnico...

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il mattino ha l’oro in bocca, e l’Italia per il momento ha pensato bene di metterselo un po’… sulla maglia. Che forse è la cosa meno bella (assieme al mini blackout nel terzo set) del matinee contro l’Egitto, dove Giannelli e compagni il loro l’hanno fatto senza infamia e senza lode. Comodo 3-0, con 51 punti totali subiti, due in meno rispetto ai 53 incassati dalla Polonia contro i non certo trascendentali africani. Che la buona volontà ce la mettono eccome, senza però avere la benché minima chance di poter replicare. Fila tutto piuttosto liscio: 25-15, 25-16, 25-20, e messaggio in codice mandato a tutte le rivali del torneo olimpico.

Sul pezzo, ma quei piccoli cali preoccupano

Si sapeva che la vera trappola del secondo incontro stesse più nell’orario decisamente poco europeo (le 9 del mattino) che nella reale forza degli egiziani. L’Italia però un obiettivo lo aveva: cercare di incassare meno dei 53 punti che la Polonia ha concesso agli africani, e la missione alla fine è risultata vincente. Conterà quel che conterà (per il primato nel girone bisognerà comunque battere Leon e compagni sabato prossimo alle 17), ma intanto un primo segnale è arrivato.

Italia sul pezzo e per nulla avvezza agli esperimenti, tanto che De Giorgi non inserisce munizioni dalla panchina nemmeno quando le cose sembrano ormai volgere per il meglio. C’è in realtà anche un altro motivo: nel terzo set, dopo aver allungato come da previsioni, l’Italia di colpo s’è un po’ spenta e ha consentito ai Faraoni di rifarsi sotto, avvicinatisi a tre lunghezze appena di ritardo sul 21-18. Ciò ha impedito al CT di mischiare un po’ le carte, tanto che Bovolenta, Bottolo, Sanguinetti e Luca Porro sono rimasti tutti a guardare.

Unico cambio di giornata è stato Sbertoli, utilizzato nella consueta rotazione di fine set al servizio. E proprio nel suo turno di battuta sono arrivati i punti della sicurezza nelle battute finali, rispedendo al mittente qualche brivido indesiderato.

Lavia e Romanò sugli scudi, Michieletto così così

Top scorer di giornata sono stati Daniele Lavia e Yuri Romanò, entrambi a quota 14 punti. Il primo ha dimostrato di apprezzare le levatacce mattutine: ficcante tanto in attacco quanto a muro, ha saputo portare dividendi anche al servizio. Romanò è stato continuo: l’opposto di Piacenza ha bisogno di trovare fiducia e questa partita ha detto che il lavoro impostato da De Giorgi (tecnico, ma anche mentale) sta cominciando a dare i suoi frutti.

Michieletto ha fatto bene nei primi due set, dove specialmente al servizio ha mandato spesso e volentieri in tilt la ricezione avversaria, poi s’è un po’ perso nel terzo. Concreti e ben piazzati Russo e Galassi al centro, affidabili e sul pezzo Giannelli e Balaso per completare il quadro. Ora per l’Italia oltre 100 ore di distanza dalla prossima sfida, quella con i polacchi, determinante per conquistare il primo nel girone e una buona testa di serie ai quarti di finale.

La maglia della discordia: la nuova terza divisa

Detto della prova sul parquet, una menzione la merita anche la divisa scelta per l’occasione. Per la prima volta nella storia, infatti, l’Italia ha virato dai tradizionali colori della propria maglia da gioco: all’azzurro, al bianco e al blu utilizzati nel corso degli anni, da oggi si affianca anche una sorta di divisa mimetica di colore antracite (o verde militare), con degli inseriti tendenti all’oro.

Una scelta di marketing che non mancherà di far discutere: tecnicamente quella ammirata contro l’Egitto è la terza divisa ufficiale delle nazionali maschile e femminile a Parigi 2024, che di fatto va a sostituire quelle blu viste a più riprese nel corso degli anni. Sul web al solito ci si è spaccati tra chi l’ha apprezzate e chi non ha mancato di criticarle (e quest’ultimo sembrerebbero essere molto più numerosi dei primi).

Di sicuro il tutto ha rappresentato un po’ un azzardo: si spera almeno che le sfumature dorate possano effettivamente portare a quella medaglia tanto agognata nella storia del volley azzurro. Dopotutto una cosa simile è successa già alla nazionale di calcio a Germania 2006: maglie decisamente rivedibili, ma alla fine rivelatesi vincenti. E quando i risultati arrivano, tutto passa in secondo piano (anche l’estetica…).

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