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Volley, Leon saluta Perugia con lo scudetto cucito al petto: "Felice di tutto ciò che abbiamo fatto".

La Sir Susa Vim campione d'Italia saluta il proprio capitano: "Non ho vinto abbastanza? Credo di aver ricevuto tantissimo". Ishikawa sarà l'erede a partire dal prossimo anno

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il giorno è ancora più dolce, perché il risveglio del popolo perugino è stato di un incanto mai provato prima. Anche perché 6 anni, pensando a tutti gli investimenti fatti da Gino Sirci in questi anni, saranno sembrati lunghi un’eternità. Quell’eternità che la Sir Susa Vim s’è regalata mandando agli atti una stagione perfetta, fatta di 4 trionfi in altrettante competizioni disputate. Una vittoria “di squadra”, perché trovare un roster profondo come quello di Perugia era impresa ardua sul suolo nazionale, e a pensarci bene sono state proprio le carte estratte dal mazzo al momento opportuno a consegnare ad Angelo Lorenzetti il pass per la gloria.

L’umiltà di Lorenzetti: “Sono capitato nell’anno giusto”

Perché proprio il coach dei Block Devils è stato il primo a riscrivere la storia: quinto scudetto conquistato in carriera, con 4 piazze differenti che hanno beneficiato della sua conclamata esperienza. Lorenzetti ha avuto soprattutto un merito: quello di schivare il “fuoco amico” che tante volte ha finito per “guastare la veglia” in quel di Perugia, dove parole fuori posto nel corso degli anni si sono sommate a mugugni che hanno tolto serenità all’ambiente, finendo per generare tensioni di cui tutti avrebbero fatto a meno.

Il tecnico di Fano però non è caduto nel tranello: ha predicato sempre calma, estraniando la squadra da qualsiasi contesto che avesse a che fare con polemiche e critiche diffuse. E ha vinto la sua sfida, collezionando Supercoppa, Mondiale per Club, Coppa Italia e scudetto, riconoscendo anche i meriti di chi l’ha preceduto. “Sono stato fortunato perché sono capitato su questa panchina nell’anno di raccolta”. Un esempio da mostrare in mondovisione.

Monza, non è la fine della storia: il futuro è già qui

Quella di Perugia non è stata una vittoria scontata. Perché Monza s’è rivelata essere una squadra tostissima, capace di riuscire sempre a risalire la corrente. Forse però a lungo andare proprio la “costante” dell’essersi ritrovati sempre a rincorrere ha finito per prosciugare energie a una squadra che non aveva le stesse risorse tecniche (e tantomeno la panchina lunga) dell’avversario.

Massimo Eccheli ha dato vita a una stagione entusiasmante: ha raggiunto tre finali, cioè in tutte le competizioni disputate, senza riuscire ad alzare alcun trofeo, ma comunque lasciando una traccia profonda di un lavoro partito da lontano, che ha premiato lungimiranza e programmazione. E poco importa se la Mint il prossimo anno dovrà rifarsi il look: Galassi, Maar e Takahashi sono ai saluti, Loeppky potrebbe fare a sua volta le valigie, ma quel che più conta è aver creato una mentalità vincente in grado di dare un futuro a una società che ha fame di palcoscenici veri.

Il gran finale di Leon, il capitano del secondo scudetto

Quella fame che Wilfredo Leon ha dimostrato di avere nei sei anni vissuti a Perugia, nei quali però i trofei portati a casa (almeno fino alla stagione corrente) non erano certo congrui al valore del giocatore e alle aspettative della piazza. Al punto che quello tra Leon e la Sir è stato un rapporto che nel tempo è andato affievolendosi, quasi al punto da considerare il cubano (naturalizzato polacco) il capro espiatorio dei fallimenti degli anni passati.

La serie di finale con Monza ha però ribaltato ogni giudizio: Leon ha saputo incidere meglio di qualunque altro giocatore, cambiando radicalmente le proprie abitudini (prima di questa annata, mai aveva fatto la riserva nel suo ruolo) ma prendendo per mano i compagni nel momento più delicato, proprio come un leader e capitano è chiamato a fare.

Senza le sue giocate, difficilmente Perugia avrebbe chiuso la serie in 4 partite. Di più: difficilmente si sarebbe cucita il tricolore, perché nessun giocatore come Leon ha saputo far male alla difesa di Monza. Un rompicapo al quale Eccheli e il suo staff non ha saputo porre rimedio. Semplicemente perché contro questo Leon rimedio non c’era.

Leon, il messaggio d’addio: “Felice di quello che ho fatto”

Wilfredo proprio nella giornata di lunedì ha consegnato a un lungo messaggio su Instagram il suo saluto alla piazza perugina. Perché da mesi la Sir ha deciso di voltare pagina: Ishikawa, in arrivo da Milano, è il sostituto del cubano, che andrà in Polonia (cioè il paese della moglie Malgorzata) al Lublin allenato da Massimo Botti.

Il suo messaggio d’addio però è intriso di gioia e soddisfazione per aver concluso la sua parabola bianconera come meglio non avrebbe potuto: La mia storia a Perugia è giunta al termine. Ci sono molte persone che vale la pena menzionare e ringraziare, ma prima di tutto voglio ringraziare in modo speciale questa società. Ho avuto l’onore, il piacere e la benedizione di essere il capitano di questa incredibile squadra e spero di averla servita bene. Ho imparato molto da ogni allenatore passato: sono cresciuto come giocatore e come persona. Grazie per la vostra guida!

Ultimo ma non meno importante, voglio ringraziare il Presidente per avermi ospitato. Grazie ai dirigenti e ai membri dello staff di tutte le passate stagioni. Grazie a tutti gli sponsor e gli amici della pallavolo Perugia. È stata una lunga strada che abbiamo percorso tutti insieme. Personalmente ho fatto tutto il possibile per vincere quanti più trofei possibile. A qualcuno potrebbero non bastare 1 scudetto, 3 coppe Italia, 4 supercoppe, 2 mondiali per club. Ma per me è molto. Sono felice e soddisfatto di quello che ho ottenuto a Perugia”.

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