Che nel futuro di Tadej Pogacar ci fosse un sogno colorato di rosso non è un mistero: la Vuelta è uno dei pochi obiettivi rimasti ancora scoperti nel palmares del fuoriclasse di Komenda, che nel 2025 proverà a colmare la lacuna. Perché è abbastanza chiaro ormai che i programmi del capitano indiscusso dell’UAE Team Emirates puntano tutti verso la prima partecipazione alla corsa spagnola, un modo per provare a completare di corsa la tripla corona ed entrare una volta di più in un club di corridori decisamente ristretto, quelli cioè capace di conquistare almeno una volta tutti e tre i grandi giri.
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L’elite dei 7 capaci di vincere tutti e tre i grandi giri
Di quell’elenco fanno parte attualmente appena 7 ciclisti, e due sono italiani: accanto a Felice Gimondi e Vincenzo Nibali ci sono Jacques Anquetil, Bernard Hinault, Alberto Contador, Chris Froome e naturalmente “il cannibale” Eddy Merckx. E Pogacar è quello più vicino a diventare il potenziale ottavo dell’elenco (ci sarebbe anche Primoz Roglic, al quale manca solo il Tour, ma l’età non sembra giovare troppo all’altro sloveno).
Così convinto e attratto dall’idea da lasciarsi andare a una confessione che suona come un monito per i rivali: “Mi piacerebbe tanto riuscire a vincere la Vuelta. Non so se questo potrà accadere nel 2025, oppure negli anni a venire, ma è chiaro che un salto in Spagna prima o poi sento di doverlo fare”.
L’altra idea meravigliosa però riguarda qualcosa che nessuno ha saputo fare in tutta la storia del ciclismo: conquistare la tripla corona nello stesso anno, come se fosse una sorta di “grand slam” mutuato dal tennis. “Vincere Giro, Tour e Vuelta nello stesso anno è un obiettivo oggettivamente molto ambizioso, ma sarei bugiardo se dicessi di non averci pensato. So che qualcuno avrebbe voluto che ci provassi anche quest’anno, ma onestamente dopo il Tour ero stanchissimo e non so come sarebbero potuto andare le cose in Spagna. Magari però arriverà il momento di provare a programmare la stagione pensando ai tre obiettivi”.
Umile e lavoratore: “Non mi sento una leggenda”
I record, questo va detto, a Pogacar interessano relativamente. “Non mi sento una leggenda, anche se in tanti continuano a chiedermelo. Non guardo mai alla storia: penso alla prossima corsa, perché è giusto pensare un obiettivo alla volta. Adesso la cosa che devo fare è allenarmi bene per farmi trovare pronto tra tre mesi, quando sarà ora di tornare a correre”.
L’UAE Tour è il primo appuntamento in programma a fine febbraio, preludio al tentativo di bis alla Strade Bianche e all’assalto alla Milano-Sanremo, uno dei grandi obiettivi sin qui ancora mancanti nella collezione di casa. Proprio come la Vuelta, dove Pogacar andrà a fine agosto “sacrificando” la difesa della maglia rosa conquistata lo scorso maggio. Ma col Giro sarà comunque solo un arrivederci.