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Rio Ferdinand e Rebecca Ellison, un amore stroncato dal cancro: l'abisso della dipendenza e la rinascita di un mito

Da giocatore esemplare, genio assoluto e simbolo del Manchester Utd ha dato tutto al mondo del calcio: ha attraversato l'inferno, è sprofondato e poi è rinato. Con una forza che non sapeva forse di avere

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

C’è un tempo per elaborare il lutto del distacco, della morte? C’è una via che assicuri e preservi solo ciò che vale trattenere di un percorso così doloroso e deprimente quale quello riservato a chi è costretto a conoscere l’impotenza, davanti alla malattia? Le domande sono innumerevoli, quando si sfiora appena la conoscenza del cancro e quel che implica quando coinvolge individui, famiglie, gli affetti più veri di ciascuno, e le risposte si moltiplicano. Sono tante quante i singoli e il loro vissuto. Non c’è una via, strategia, tecnica o un semplice affidarsi, né i supporti psicologici e di gruppo sono sempre adeguati o sufficienti. Si è solo testimoni della propria vita e di quel dopo che spesso è inarrestabile.

Rio Ferdinand ha rotto il silenzio solo di recente sul suo inferno personale, seguito alla scomparsa – prematura – di sua moglie Rebecca Ellison, morta a causa di cancro al seno. Un tumore devastante che l’ha stroncata ad appena 34 anni, quando i suoi tre figli – nati dall’unione con il difensore – erano piccolissimi.

L’incontro tra Rio Ferdinand e Rebecca Elisson

Rio Ferdinand con Rebecca Elisson aveva costruito un’unione solida e felice, da quello che emergeva negli anni anche di maggior esplosione del talento calcistico del difensore, che ha legato la sua storia calcistica a Manchester Utd e West Ham, ancora prima.

Era il 2000, quando Rio Ferdinand incontrò la sua futura moglie che allora svolgeva un’attività professionale distante dal mondo del calcio e dal quotidiano del difensore che già allora era un personaggio pubblico, riconoscibile per il grande pubblico e ambito dai principali club in Premier.

Fonte: Getty Images

Rio Ferdinand con Rebecca Ellison a una premiere, nel 2009 a Londra

La carriera inarrestabile

Ha legato la sua carriera al Manchester United, squadra in cui ha militato dal 2002 al 2014, vincendo sei Premier League, una FA Cup, tre Football League Cup, sei Community Shield, una UEFA Champions League e una Coppa del mondo per club. Non male per questo ragazzo, classe 1978, di origini irlandesi da parte materna e santaluciane per via del padre, che ha acceso i riflettori su una famiglia talentuosa e altrettanto impetuosa sul versante calcistico: Rio Ferdinand è, infatti, il fratello maggiore di Anton e cugino di Les Ferdinand, entrambi professionisti.

Il suo talento limpido, cristallino emerse immediatamente ma fu con il debutto nel West Ham che fu chiaro quale strada avrebbe preso quel difensore roccioso, forse quasi anacronistico per caratteristiche tecniche. Sognava il calcio come tanti ragazzini della sua età, ma non poteva immaginare la carriera che ebbe, né il dolore immane che lo attraversò quando il cancro prese il sopravvento e spezzò la sua famiglia.

Il 5 maggio 1996 fece il suo debutto sostituendo Tony Cottee in una partita casalinga del West Ham contro lo Sheffield: nella stagione 1997-1998 Ferdinand, allora ventenne, vinse il premio come miglior giocatore giovane dell’anno.

Il suo passaggio dal West Ham al Leeds United nel 2000 fu ritenuto- per un lasso di tempo importante – il trasferimento record del calcio inglese, considerando inoltre il ruolo di Rio Ferdinand che a differenza dei colleghi di reparto venne letteralmente ricoperto di soldi. L’anno successivo il giocatore indossava la fascia da capitano: già nel mirino dei top club, riuscì ad aggiudicarsi nel 2002 di nuovo il titolo del giocatore più costoso del quando lasciò la squadra per passare al Manchester United superando Lilian Thuram, che nel suo passaggio dal Parma alla Juventus aveva agguantato temporaneamente il titolo.

Il suo primo gol con i Red Devils arrivò il 14 dicembre 2005, in una partita contro il Wigan poi terminata 4-0 per lo United mentre il suo primo gol internazionale si vide più tardi, il 23 ottobre 2007 quando, durante un incontro di Champions League contro la Dinamo Kiev, segnò su colpo di testa.

Sempre con la squadra inglese nel 2008 raggiunse la finale di Champions League contro il Chelsea: in questa partita, poi vinta dallo United, Ferdinand indossò la fascia da capitano fino all’entrata di Giggs all’88’ e furono proprio il gallese e l’inglese ad alzare la coppa. Un risultato che, per ovvie ragioni, chiuse anche un ciclo: con la stagione 2013-2014 vincendo il Community Shield, grazie al 2-0 ai danni del Wigan decise di mettere la parola fine con i Red Devils. Il 12 maggio 2014 annunciò che al termine della stagione avrebbe lasciato dopo dodici anni. Un’era dorata, esemplare. Ma segnata da una tragedia immane, per sé e i suoi figli.

Fonte: ANSA

Rio Ferdinand con la Champions

Il 17 luglio, tramite il sito ufficiale del Queens Park Rangers, viene annunciato il suo ingaggio da parte della squadra di Harry Redknapp, con la quale firma un contratto annuale, forse non convinto di continuare a gareggiare con quella maglia e avvertite altre necessità. A fine stagione il QPR retrocede e Ferdinand decide di non rinnovare il proprio contratto con il club londinese. Per il campione è tempo di fermarsi, anche quando sembrava impossibile pensarci: il 30 maggio 2015 con un annuncio ufficiale si formalizza il suo addio al calcio giocato.

Quando Rio Ferdinand incontra Rebecca Ellison, era già un assoluto protagonista della scena calcistica britannica e nel suo club – il West Ham – si era ritagliato un ruolo irripetibile, perfetto che anche in Nazionale aveva il riflesso degno di un campione assoluto, più di una promessa. All’epoca del loro primo incontro, in una discoteca come riporta il Mirror, la sua prima moglie era lontana dall’idea di intrecciare una relazione sentimentale con un calciatore: l’insistenza di Rio Ferdinand la convinse e quella sera si scambiarono i numeri per risentirsi. La loro relazione da privata divenne, poi, di dominio pubblico: erano molto legati, innamorati e presto la loro storia si trasformò in una convivenza altrettanto perfetta. Condividevano una dimora lussuosa con sette camere da letto ad Alderley Edge.

Il matrimonio da sogno

Nonostante le insinuazioni, il loro legame rimase sempre fermo e molto solido: una felicità che venne poi rafforzata dall’arrivo di tre figli. Il primogenito, Lorenz, nacque nel 2006. La devozione nei riguardi di Rebecca fu ribadita a più riprese, da Rio Ferdinand, nel tentativo di allontanare il gossip dalla sua esistenza.

“Penso che tutti abbiano visto negli ultimi anni come sono maturato… la chiave quando si commettono errori è imparare da essi”, aveva detto all’epoca dei ripetuti attacchi da parte dei media britannici che non lo risparmiarono.

Furono più decisi e anche più forti: il loro amore si riempì di ancora più delicatezza e dolcezza quando, dopo un matrimonio da sogno sulla spiaggia privata di Peter Island ai Caraibi nel 2009, seguì la nascita del secondo figlio Tate e della terzogenita Tia due anni dopo.

La scoperta del cancro

Una vita familiare serena, fino a quando Rebecca non incominciò ad accusare dei sintomi, sottoponendosi poi a indagini più approfondite. Il responso fu devastante: a Rebecca fu diagnosticato un cancro, quando aveva poco più di 30 anni.

Rebecca subì una doppia mastectomia e un trattamento chemioterapico, prima di ricevere il via libera da parte dei medici che la seguirono nel suo percorso. Rio Ferdinand aveva deciso di ritirarsi dal calcio, nel frattempo, maturando la convinzione di dover dedicare il suo tempo alla famiglia e ricominciare una nuova vita con Rebecca e i loro tre figli. Avevano deciso di trasferirsi in una casa a Londra che avevano scelto, forse simbolicamente per chiudere quella fase della loro vita quando nel 2015 Rio e Rebecca furono costretti ad affrontare una nuova diagnosi.

Dopo aver lamentato dolore, indagini mediche più approfondite rivelarono che il cancro di Rebecca era tornato e si era diffuso alla colonna vertebrale, al fegato e al midollo osseo: le rimanevano forse tra i due e i cinque anni da vivere, ma la sua salute peggiorò precipitosamente. Rebecca riuscì a festeggiare l’ultimo compleanno di Tia e a rimanere appena qualche giorno a casa prima di dover fare rientro in ospedale.

Rio ha ricordato le parole usate per spiegare ai suoi bambini, troppo piccoli e indifesi davanti all’immensità della tragedia che si stava consumando, che cosa stesse accadendo alla loro mamma:

“Stanno provando ad aiutarla, i dottori, ma non riescono a fare di più. Lei è stata forte, proverà a stare meglio, ma mi dispiace. Lei diventerà una stella, salirà in cielo per stare con le altre stelle con il suo spirito e rimarrà sempre là, nel cielo, guarda e proteggendoci dall’alto”.

Sua moglie è morta all’età di 34 anni il 1° maggio 2015 al Royal Marsden Hospital, ad appena cinque settimane dall’aver appreso che il cancro che l’aveva colpita era tornato. E che non intendeva risparmiarle nulla. Niente.

Nel comunicato che Rio Ferdinand affidò ai social e ai media, ha scelto delle parole semplici come quando si tenta di spiegare a un bambino qualcosa di inafferrabile, astratto e che non si vuole raccontare. “È stata una madre fantastica e amorevole per i nostri tre bellissimi figli”, ha detto Rio al momento della sua morte. “Ci mancherà come moglie, sorella, zia, figlia e nipote. Vivrà nella nostra memoria, come guida e ispirazione”.

Per lui che aveva avuto tutto ed era stato il giocatore più pagato con quei 29,3 milioni di sterline con bonus che vennero versati dal Leeds per aggiudicarsi le sue prestazioni sportive, si dissolse l’insieme delle sue certezze che Rebecca aveva costruito e difeso.

La dipendenza

Alla BBC, nel suo recente intervento in un documentario dal titolo Rio And Kate: Becoming A Stepfamily, ha affidato la devastazione provata e mai sconfitta, seguita alla morte della sua prima moglie: ha conosciuto la dipendenza da alcol, dalla quale poi è uscito per i figli rimasti orfani appunto della madre. Oggi lavora come opinionista televisivo e ha deciso di condividere con il pubblico un frammento della sua esistenza come il suo mondo calcistico e personale, gli anni dell’abisso.

“Quando ero più giovane, ero un pazzo. I ricordi della mia carriera sono confusi, la gente parla di alcuni momenti di gioco, io mi siedo e annuisco. Non ho idea di che cosa stiano parlando, non ricordo con precisione. A quei tempi esageravo spesso. Potevo superare otto, nove, dieci pinte di birra. Poi passavo alla vodka. Sarei potuto andare avanti a bere tutto il giorno. A quei tempi c’era una cultura diversa rispetto ad oggi. Quando io ero al West Ham pensavamo al calcio, ma anche a bere e ai nightclub. Alle persone che mi chiedono se ho qualche rimpianto da giocatore, dico che non avrei dovuto bere alcolici. Sono stato fortunato, ho avuto una capacità naturale per superare quel periodo della mia vita”, ha dichiarato.

“In estate, bevevo per due settimane intere, fino a scoppiare, ma continuavo a bere. Poi sono arrivato a un punto in cui dovevo prendere una decisione ed essere più professionale”, ha spiegato riferendosi ai primi anni nel Manchester Utd. Una dipendenza che lo ha afflitto e segnato. E che è esplosa con la tragica fine riservata a Rebecca, la sua compagna e la madre dei suoi tre figli. Per loro ha cercato di mettere da parte quella componente di sé, quella continua esigenza di bere e di sprofondare nell’euforia di quei momenti in cui lo trascinava l’alcol. I suoi figli lo hanno svegliato e costretto a guardare quel che stava ormai evitando di controllare:

“Per combattere il dolore ho bevuto parecchio per tre o quattro mesi. Quando mi capitava di leggere storie del genere pensavo ‘come si fa ad essere così egoisti da volersi suicidare o provare a farlo?’, ma adesso li capisco”.

Fonte: IPA

Rio Ferdinand con Kate Wright, sua seconda moglie

L’incontro con Kate Wright

A quattro anni dalla morte di Rebecca, Rio Ferdinand ha incontrato l’attuale moglie, che ha sposato in seconde nozze nel 2019. Il 2 novembre 2018 l’ex calciatore chiese alla fidanzata Kate Wright di sposarlo, dopo quasi due anni di frequentazione: una proposta che pianificò con la complicità dei suoi tre figli, in un luogo unico e romantico.

Scelse una location da favola come il tetto dell’elipad di Abu Dhabi, coinvolgendo nei preparativi i tre figli Lorenz (allora 12 anni), Tate (10) e Tia (7), avuti dalla prima moglie. Kate è stata una star del reality show inglese TOWIE (The Only Way Is Essex) e con lui ha avuto altri due bimbi.

Rio Ferdinand e Rebecca Ellison, un amore stroncato dal cancro: l'abisso della dipendenza e la rinascita di un mito Fonte: Getty images

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