La morte di Papa Francesco è la perdita del primo Pontefice latinoamericano e argentino. Gesuita, alla guida di Buenos Aires prima vescovo ausiliare fino a diventare arcivescovo, severo ma apprezzato per la sua lucidità e intelligenza politica oltre che uomo di Chiesa pragmatico e concreto ha segnato il suo tempo soprattutto per la sua umanità, la sua vicinanza agli ultimi.
La sua morte ha imposto il lutto al mondo cattolico, ma la sua eredità come leader spirituale della Chiesa cattolica, il suo messaggio umano universale trascende lo stesso perimetro definito e allarga questo dolore a quanti lo hanno apprezzato e stimato e di contro criticato, per le sue scelte. Anche il calcio è divenuto un tema dei suoi incontri, del suo essere pontefice. A partire dal tifo per il San Lorenzo de Almagro, la squadra della sua infanzia e di tutta la sua vita, e l’eterna diatriba Messi-Maradona.
- Papa Francesco: Messi o Maradona?
- La risposta e le polemiche
- L'incontro occasionale con Pelé
- Il ruolo del calcio
Papa Francesco: Messi o Maradona?
L’essere argentino è un mood che lo ha accompagnato nell’arco della sua esistenza, con le peculiarità che l’appartenenza al mondo latino impone e solleva. Ma Papa Francesco lo ha reso semplice, accessibile e all’interno di un messaggio universale che lo ha condotto a entrare nella geopolitica quanto nel calcio, nel sentire popolare.
In una lunga intervista che il Santo Padre rilasciò al Tg1 nel 2023 e che viene riproposta sui social e che può essere rivista sul Web, è stata rivolta una domanda che si ripete e che torna come un ciclo inevitabile per gli argentini che secondo gli esperti di calcio dovrebbe ripetersi.
La risposta e le polemiche
“Messi o Maradona?”, questa la domanda che pare per tanti irrisolvibile, un dilemma contemporaneo che affligge gli esteti e gli amanti del pallone e su cui una risposta in pochi davvero azzardano a dare. E così, a modo suo, fece pure il Papa che con la consueta ironia e la sua prontezza. “Ne aggiungo un terzo: Pelé ”. E ha spiegato: “Sono i tre che ho seguito. Maradona è stato grande come giocatore, ma come uomo ha fallito. Poverino, ha commesso errori con le persone che lo elogiavano ma non lo aiutavano”.

Il Papa con Maradona
“È venuto a trovarmi qui durante il primo anno del mio pontificato, e poi quel poveretto è morto. È curioso: molti giocatori finiscono in cattive condizioni. Anche nel pugilato”, ha ricordato il pontefice del suo primo incontro con Diego. “Messi ha assolutamente ragione. È un gentiluomo. Ma per me, tra questi tre, il più grande gentiluomo è Pelé”, riferendosi alla stella brasiliana di squadre come il Santos e il Cosmos. Pelé, secondo Francisco, era “un uomo di cuore”.
L’incontro occasionale con Pelé
La scelta non è stata fatta solo per ammirazione del calcio. In quell’intervista, il Papa raccontò di aver incontrato la stella assoluta del calcio brasiliano, su un volo quando viveva ancora a Buenos Aires: “L’ho incontrato su un aereo. È un uomo con un cuore enorme, una tremenda umanità”.
Il capitale umano, insomma, aveva più peso a parità di tecnica e talento perché il calcio, al pari delo sport, erano una scuola di vita, un luogo di incontro, un’espressione culturale profondamente radicata nell’identità argentina. In vari discorsi e udienze con gli atleti, il Papa ha difeso il fair play, l’umiltà, il lavoro di squadra e lo spirito di fratellanza.
Sia con Messi sia con Diego, Francesco ha avuto degli incontri importanti. Con Pelé, invece, condivise un momento breve ma significativo e non nascose mai la sua ammirazione per l’idolo brasiliano, che elogiò non solo per i suoi successi – tre Coppe del Mondo – ma anche per la sua umiltà. L’amore per Maradona era comunque quello di un uomo di Chiesa che riconosceva il turbamento, come il condizionamento derivante dalle dipendenze per la Mano de Dios, idolo di riscatto politico e sociale per gli argentini. “Francisco”, recitava la maglietta che Maradona aveva regalato al Papa nel 2016, a siglare un’alleanza, un patto che pure il Papa sentiva ma con le parole che ha speso e che ha continuato a elargire per i protagonisti di quel suo calcio argentino.
Il ruolo del calcio
Il ruolo del calcio, dello sport, per Bergoglio è stato sempre centrale nella formazione e nell’educazione In un’udienza con gli atleti, ha dichiarato: “Il campo è una scuola dove si impara a dare il massimo , a sacrificarsi per la squadra, a rispettare le regole. Tutto questo contribuisce a costruire una cultura di partecipazione”.

Buffon, Papa Francesco e Messi
Quel senso di Francesco per il pallone, il calcio e il valore che per l’Argentina come valore politico e gli argentini sul piano sportivo e sociale costituisce una componente necessaria nella scelta di Francesco di parlare di questa dimensione, di ricorrere a metafore che sappiano unire e non creare spaccature. Mentre si elogiava ancora il talento incredibile di Messi, vincitore dell’ennesimo Pallone d’Oro che lo rende suo malgrado simbolo del riscatto latinoamericano nel mondo, “Tutti e tre sono grandi, ognuno con la propria specialità. Messi sta andando bene in questo momento. E Pelé era bravo”, ha detto, sollevando inevitabilmente polemiche.
Ma imponendo comunque la sua idea, il suo messaggio a prescindere da colori e casacca e talento sapendo cogliere, pure in una domanda che riassumeva una diatriba apparentemente innocente, un pensiero calcistico, politico e ancorato all’ideale di un’umanità vicina sempre alle esigenze degli ultimi.
