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Rivaldo racconta la sua crisi mistica

Il brasiliano ha raccontato in un'intervista il curioso episodio che lo ha portato a credere in Dio.

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Rivaldo racconta la sua crisi mistica Fonte: 123RF

La fede è un elemento che ha sempre contraddistinto tantissimi campioni sudamericani, in particolar modo i brasiliani. Proprio in merito alla religione, Rivaldo ha rivelato in un’intervista al quotidiano argentino ‘Clarin’ l’episodio che lo ha portato a convertirsi e a cambiare in meglio la vita personale e professionale.

Nel 2004 la sua carriera era in piena fase discendente, dopo anni meravigliosi passati tra Barcellona, Milan e nazionale brasiliana. L’ex attaccante verdeoro oltre a numerosi trofei a livello di club, ha vinto anche il Pallone d’oro e il FIFA World Player nel 1999. Con la ‘Selecao’, dopo aver disputato e perso la finale del mondiale 1998 contro i padroni di casa della Francia, ha poi portato a casa la coppa del mondo quattro anni dopo in Giappone ai danni della Germania.

Dopo aver rescisso il contratto con il Milan nel settembre 2003 tornò in patria, al Cruzeiro,  dove ebbe inizio un calo di prestazioni che lo portarono a giocare poco e a lasciare presto il club brasiliano. In quel momento di crisi, l’ex campione ha raccontato di aver iniziato a sentire una voce, che lo avvisava di non guidare perché sarebbe morto in un incidente stradale: “La sentivo in ogni momento e molto chiara. Più tardi, un’altra voce mi disse che se avessi creduto in lui non sarei morto. La cosa più strana è che volevo davvero guidare, avrei fatto qualsiasi scusa per uscire in macchina”.

Il brasiliano ha poi aggiunto: “Un giorno mi sono recato da solo a Mogi Mirim, a 160 chilometri da San Paolo. E per l’intero viaggio ho sentito quella voce. Una voce forte, sempre più forte. Ho avuto la sensazione che mi sarebbe successo qualcosa quel giorno. E mi sono ricordato di alcuni conoscenti che sono morti in incidenti stradali. Mio padre è morto in un incidente”. A quel punto, la svolta: “Sono rientrato con davvero molta paura addosso. Tornato a casa, sono uscito dall’ascensore e ho iniziato a piangere come un bambino. Quel giorno ho deciso di dare la mia vita a Dio. E non ho mai più sentito quelle voci”.

A quel punto a 32 anni, decise di tornare in Europa, trasferendosi all’Olympiakos in Grecia e disputando tre stagioni da protagonista. In seguito un lungo girovagare tra Grecia, Uzbekistan, Brasile, Angola e di nuovo Brasile. Si è ritirato nel 2015, anno in cui giocava nel Mogi Mirim (squadra di cui era anche presidente), togliendosi la soddisfazione di segnare un gol assieme al figlio nella stessa partita.

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