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Roberto Mancini e quella frase disturbante alla vigilia della presentazione in Arabia Saudita. Giallo sulle cifre, nodo risoluzione con Figc

L'ex ct dell'Italia alle 16 italiane assume formalmente l'incarico in Arabia Saudita dopo l'annuncio ufficiale della serata di domenica 27 agosto

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Ha scompaginato l’ovvio, le certezze e quel che ormai era assodato anche per la federazione e – da quanto affermato in via ufficiale – anche dal presidente Gabriele Gravina. Roberto Mancini, l’ex ct della Nazionale azzurra di Euro 2020, ha scosso, turbato e innalzato il livello di una discussione mai placatasi anche nel torpore agostano, attorno a un calcio che – sebbene ancora seduttivo, intrigante – desta quesiti inevitabili su denaro, prospettive e garanzie sul piano sportivo in primis.

Oggi, il Mancio, vola a Riad per la firma e la presentazione (alle 16 italiane) come tecnico dell’Arabia Saudita. Una scelta che è stata ufficializzata nella serata di domenica 27 agosto, forse anche in leggero anticipo rispetto al previsto in un clima inevitabilmente controverso, non propriamente ostile.

Mancini ct dell’Arabia Saudita: le cifre

Sule cifre c’è riserbo ma non proprio perché nel calcio moderno qualche numero trapela comunque e, da quanto riportato dalle principali testate stamani, Mancini guadagnerebbe ben sei volte in più di quanto la Figc aveva accordato all’ex attaccante di Samp e Lazio.

Con questo nuovo capitolo della sua carriera, insomma, diventerà uno degli allenatori più pagati: l’accordo sarà fino al gennaio 2027, scrive il Corsera stamani citando fonti arabe, da trenta milioni all’anno esentasse, bonus compresi.

In linea con quanto avrebbero deciso di guadagnare campioni di pregio, di altissimo livello donando alla Saudi League una potenza commerciale non configurabile solo prima dell’avvento di Cristiano Ronaldo, che ha aperto una linea anche densa di eccezioni.

Le parole che hanno destato polemiche

Eppure Mancini ha deciso di negare, di smentire:

“Mi hanno trattato come il mostro di Firenze, sì, Pacciani…”, ha affermato in un modo che ha suscitato sensazione per via del ricordo terribile e doloroso che evoca il paragone, all’agenzia Italpress.

Parole che non potevano certo non provocare effetti perversi, o anche inevitabili e fuori dal controllo di gestione dello stesso allenatore che ha inserito la cronaca più cupa in una vicenda di calcio e contratti.

Una affermazione che ha provveduto a tradurre in termini più istituzionali e consoni al contesto di un trasferimento che, per quanto polemico e conflittuale nulla ha a che vedere con i delitti di Firenze, aggiungendo via Instagram che l’interesse arabo sembra sopraggiunto dopo le dimissioni dall’Italia, cosa che secondo quanto sostenuto da alcune testate nostrane – in particolare il già citato Corsera – non sarebbe corrispondente ai fatti.

La dichiarazione ufficiale dopo la frase choc

Nel messaggio le parole si mitigano, diventano misurate, equilibrate per allontanare quel clamore e quell’effetto boomerang che la frase in questione aveva prodotto:

“In questi giorni ho ricevuto una manifestazione di piena fiducia sulla mia persona e di apprezzamento del mio lavoro dalla Federcalcio araba che mi ha scelto per il prestigioso incarico di Head Coach della National Team. Sono entusiasta di aver accettato questo nuovo progetto che si fonda sulla condivisione della visione strategica di crescita del settore calcistico e in particolare del mondo dei giovani a cui tengo da sempre. Questo incarico è un riconoscimento del valore attribuito al calcio italiano e anche in questa esperienza porterò con orgoglio la nostra italianità nel mondo”.

Il progetto Arabia Saudita

L’ambizione da parte araba si traduce in obiettivi concreti: la Coppa d’Asia 2027, che l’Arabia ospiterà e che non vince dal 1996 oltre a quanto si potrebbe raggiungere a breve termine dopo la clamorosa vittoria sull’Argentina al Mondiale in Qatar.

Eccoci allo staff, punto nevralgico nella diatriba tra la Federcalcio e l’ex ct azzurro, come è emerso nelle ore a seguire la clamorosa separazione così come è stata resa nota: Mancini e il suo mega staff di 9-10 persone, debutteranno l’8 settembre in amichevole a Newcastle con la Costa Rica, nello stadio del Public Investment Found (Pif) di Riad. Lele Oriali starebbe decidendo il da farsi, perché c’è un costo umano e politico da valutare così come per gli altri fedelissimi che poco prima dell’esplosione di questa rottura irreversibile qualche segnale di convergenza c’era stato.

Tornando alle cose che attendono il neo ct che oggi dovrebbe presentarsi al mondo del calcio in questa veste inedita e sicuramente da capire, controllare e approfondire vi sarebbero degli appuntamenti altrettanto importanti: le qualificazioni al Mondiale 2026 iniziano a novembre e da gennaio con la Coppa d’Asia in casa del Qatar detentore del trofeo si farà sul serio.

La volontà di Riad evidente è di rendere il campionato arabo il primo e il più competitivo dell’intera area del Golfo lasciandosi alle spalle il Mondiale organizzato in Qatar. Da qui la scelta di Mancini, di un protagonista riconoscibile che abbia carica tecnica, competenze e ovviamente anche una inevitabile immagine pubblica di spessore, un carisma che anche all’estero – evidentemente – gli è riconosciuta.

Spalletti, la Figc e la PEC per la risoluzione del contratto

Oltre al nodo Spalletti, neo tecnico degli Azzurri dopo lo strappo di Mancio e dei suoi nei giorni scorsi, secondo quanto emerge, vi sarebbe ancora da capire che ne sarà del contratto che legava l’ex ct alla Figc. Mancini ha mandato un’altra Pec alla Federazione per firmare la risoluzione del contratto, data la presenza di alcune opzioni per un nuovo impiego. La Figc non ha dato seguito alla comunicazione e il contratto resta da risolvere.

Se ci sarà un contenzioso legale, Mancini potrà puntare come motivazione per le dimissioni sui pezzi persi del suo staff (Evani, Sandreani) che porterà con sé in Arabia anche se – stando alle ricostruzioni rese pubbliche – i contatti e la volontà di accasarsi con gli arabi sarebbe maturata prima della decisione di troncare. Una versione mai confermata, dagli inizi di questo conflitto professionale, e anche umano, e che si presuppone anche nel pomeriggio di oggi nella sua nuove veste Mancini non procederà ad avallare. Neanche lontanamente.

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