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Roma Campione d'Italia 2001, il capolavoro di Fabio Capello

Un anno dopo il successo della Lazio, il tricolore resta nella Capitale: il tecnico bisiaco fa l'impresa grazie ad una rosa di campioni. E non solo.

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Roma Campione d'Italia 2001, il capolavoro di Fabio Capello Fonte: Getty Images

“Uno scudetto a Roma vale una carriera”. Quante volte si è sentita pronunciare questa frase dai non tantissimi calciatori che sono riusciti a conquistare il tricolore indossando le maglie di Lazio o Roma senza magari raggiungere lo stesso traguardo in un’altra città metropolitana?

Nella Capitale si sono festeggiati appena cinque scudetti, due dei quali consecutivi nel 2000 e nel 2001. Dopo l’impresa della Lazio di Sven Goran Eriksson a festeggiare fu la Roma di Fabio Capello, campione nell’anno del Giubileo.

Una stagione densa di avvenimenti, proprio come quella precedente e conclusa con l’apoteosi del 3-1 contro il Parma all’Olimpico che rese vana la contemporanea vittoria della Juventus di Carlo Ancelotti sull’Atalanta.

Gli artefici del trionfo della Roma furono tanti. Su tutti, va da sé, capitan Francesco Totti, vice capocannoniere della squadra con 13 centri, tanti quanti Vincenzo Montella, protagonista assoluto del girone di ritorno, mentre a fare la differenza durante il girone d’andata fu il re dei bomber giallorossi Gabriel Batistuta, che chiuse con 20 reti.

Pedine insostituibili furono anche gli esterni Cafu e Candela, entrambi sopra le 30 presenze così come il “faticatore” Marco Delvecchio, reinventato da Capello esterno di centrocampo ed elemento tatticamente insostituibile, al pari di Damiano Tommasi.

In ogni squadra vincente, si sa, non può mancare un faticatore di centrocampo. Questo fu il mediano veronese, che, unico sempre presente della rosa, chiuse la stagione al primo posto della classifica di presenze: con 34 gettoni su 34 partite Tommasi fu il vero insostituibile nel 3-4-1-2 di Capello, che lo schierò sempre da titolare eccetto che alla prima giornata contro il Bologna e all’ultima di andata contro il Parma.

Tre i gol realizzati, contro Lecce, Atalanta e Udinese, tutti in trasferta, ma tifosi, compagni ed allenatore non gli chiedevano di segnare, bensì di correre e sacrificarsi per dare equilibrio alla squadra. Missione compiuta per quello che sarà l’unico trofeo di club nella carriera di Tommasi insieme alla Supercoppa Italiana 2001.
 

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