Roma, Francesco Totti torna sull'addio forzato e si sfoga ancora

L'ex capitano della Roma, Francesco Totti, ha parlato del suo rapporto con Monchi, all'epoca direttore sportivo.

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Roma, Francesco Totti torna sull'addio forzato e si sfoga ancora Fonte: 123RF

Francesco Totti è tornato a parlare del suo addio forzato al mondo del calcio e quello successivo, da dirigente, alla Roma, in un’intervista rilasciata alla testata spagnola ‘Revista Libero’. L’ex capitano ha parlato, in particolare, della convivenza nel quadro dirigenziale con il direttore sportivo Monchi. “E’ stato un rapporto con alti e bassi. Non mi sono mai sentito importante nel progetto” ha raccontato Totti.

La leggenda giallorossa non se la sente, comunque, di scaricare sull’attuale direttore sportivo del Siviglia le colpe del suo addio: “Lui per me è una persona leale, sincera, molto professionale – ha detto Totti -. Non è stato facile il suo arrivo. E’ passato da Siviglia, dove è rimasto per 30 anni, a Roma dove tutti si aspettavano il massimo. E’ arrivato in un momento singolare della gestione americana, penso sia stato mal consigliato”.

Lo sfogo di Totti si concrntra quindi su altri fattori, anche se l’ex capitano non fa esplicitamente nomi: “Monchi non si è circondato delle persone che volevano davvero lasciargli fare il suo lavoro – ha affermato -. Ha avuto fiducia in altri che pensavano di più a se stessi“.

Andando più indietro e parlando dell’addio al calcio giocato, Totti lancia un’altra frecciata alla società: “Sono coerente con me, con il mio fisico e con la mia testa. So che c’è un inizio e una fine. Però ci sono giocatori come Messi, Ronaldo, me… con il diritto di decidere. Avrei fatto bene alla Roma anche oggi non perché sono Totti, ma per l’ambiente, i giocatori, l’esperienza, il marketing, per tutto. Non avrei nemmeno dovuto giocare tutte le partite, una sì e tre no”.

Tra gli aneddoti raccontati da Totti, anche l’occasione in cui è stato molto vicino al Real Madrid: “Nel 2003, con un anno di contratto rimasto, c’erano stati alcuni problemi con il presidente Sensi per altri motivi, non miei personali. Il Real Madrid mi offriva qualsiasi cifra per andare lì, qualcosa come venti, venticinque milioni. Alla Roma sarebbero arrivati molti soldi, mi ero convinto all’80%. Ci ho pensato molto. Ilary, all’epoca non eravamo ancora sposati, mi disse che avrebbe lasciato il suo lavoro e che sarebbe venuta con me. Alla fine Sensi mi ha parlato, abbiamo chiarito tutto: così sono rimasto”.

Totti ha parlato anche del particolare rapporto con Antonio Cassano: “E’ un fratello minore, venne a Roma per me, diceva che fossi il suo idolo, per questo rifiutò la Juventus. Non ha avuto un’infanzia facile, così quando è arrivato a Roma l’ho portato a casa con i miei genitori. In allenamento massacrava tutti, a eccezione di me, Batistuta e Samuel. A Zebina, Delvecchio, Tommasi, quando sbagliavano un passaggio diceva: ‘Sei un pippone, vai a lavorare in farmacia’. Ti fa capire che personalità avesse”.

“Era giovane e sfidava i trentenni – ha continuato Totti su Cassano -. E’ vero che aveva torto, perché devi sempre avere rispetto, ma lo conoscevamo e sapevamo già com’era e l’abbiamo semplicemente accettato. Con Capello ha litigato milioni di volte. Si inseguivano in mezzo al campo durante l’allenamento, ho visto scene incredibili, ma Fabio lo adorava perché sapeva di avere a che fare con un fenomeno. Capello voleva buoni giocatori, con carattere, e Cassano lo era”.

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