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Roman Kostomarov torna a pattinare per la prima volta con le protesi dopo le amputazioni di piedi e mani

Il presente del campione olimpico di Torino 2006 dopo i mesi di degenza ospedaliera, le amputazioni, gli ictus e i problemi fisici scaturiti dalla grave polmonite di gennaio è tornato sui pattini. Con le sue protesi

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Vederlo di nuovo, con i movimenti incerti ma continui ed eleganti nonostante stia pattinando sulle protesi. Accenna un sorriso, verso chi lo sta riprendendo per quel video che su Instagram segna il ritorno allo sport e alla vita di Roman Kostomarov, strappato alla morte dall’ostinazione dell’equipe medica che lo ha seguito con la tenacia e la volontà continua di preservare quest’uomo e il suo immenso talento per la vita.

Perché sopravvivere al calvario che ha affrontato il campione olimpico di Torino 2006, Roman Kostomarov, ha dell’inimmaginabile, del miracoloso a vedere questo video.

Roman Kostomarov pattina con le protesi

A gennaio, il pattinatore russo era precipitato in un baratro: la polmonite e poi le amputazioni, gli ictus, i problemi circolatori gravi e, di contro, l’insistenza dei medici moscoviti nel tentare di tutto per preservarlo, per dire ancora no, non oggi per questo mito 46enne dello sport.

Il video postato su Instagram e che lo ritrae in questa prima volta sul ghiaccio sulle sue protesi ha dell’emozionante, è un esempio di straordinaria volontà per il campione che ha incantato Torino nel lontano 2006 nella danza in coppia con Tatiana Navka ha perso entrambi i piedi e le mani, eppure è riuscito, grazie alle protesi e alla sua tenacia a rimettersi in piedi e a pattinare.

Il messaggio di speranza

Per lui che, una volta chiuso quel percorso, ha intrapreso la via degli spettacoli, delle esibizioni e degli show più di successo sul ghiaccio questo ritorno ha più di una questione personale di ripresa, di rinascita dopo le crisi scaturite dalla scoperta delle amputazioni e del grave stato di salute in cui versava al risveglio dal coma. Allora esplose la sua rabbia, la sua frustrazione anche contro sua moglie, quel dolore immane che ha descritto nella sua intervista televisiva della quale vi abbiamo dato conto.

Kostomarov ha scritto sui suoi canali social e il canale Telegram, mostrandosi oggi in una fase di apprendimento nuova a seguito delle operazioni e del suo lungo percorso di riabilitazione:

“Solo i miei genitori hanno visto quando ero bambino i miei primi passi sul ghiaccio: si può dire che sto imparando di nuovo e ora l’intero Paese vedrà i miei primi passi“, ha scritto.

La sua esperienza si è rivelata straziante, a tratti insopportabile anche per chi gli era accanto – come sua moglie – e per il pubblico di appassionati che lo hanno sostenuto nei mesi più complicati. Dopo la polmonite, dopo gli ictus, dopo le amputazioni. Un calvario che, forse per la tempra e la qualità umana di Roman Kostomarov, si è concluso con un epilogo insperato.

Il calvario di Roman Kostomarov

L’ex campione di pattinaggio, superati i mesi più critici, a inizio luglio aveva deciso di radunare i medici e gli infermieri dell’ospedale di Kommunarka, alla periferia di Mosca, dove ha trascorso i mesi più lunghi per esprimere i suoi sentimenti e per trasferire loro quel senso di gratitudine inevitabile.

Una urgenza che non ha certo allontanato del tutto i suoi demoni, legati a questi mesi di devastante degenza ospedaliera e all’immane sofferenza scaturita dalla gravità delle infezioni e dei problemi accusati a seguito di quella polmonite.

Fonte: ANSA

Roman Kostomarov all’apice della sua carriera ai Giochi di Torino

Kostomarov solo nel gennaio scorso era nel pieno della sua esperienza artistica, si dedicava al suo spettacolo da autentica leggenda del pattinaggio sul ghiaccio (due medaglie d’oro ai Mondiali, tre agli Europei, le Olimpiadi Invernali di Torino 2006 in coppia con Tatiana Navka) quando ha incominciato a soffrire, ad avere problemi. La polmonite aveva preso il sopravvento, favorita dagli allenamenti a basse temperature e da quei fattori imperscrutabili.

Poi il ricovero d’urgenza a causa della polmonite bilaterale degenerata rapidamente, che lo ha condotto al coma e all’amputazione di mani e piedi e ancora, ictus, problemi al fegato e all’apparato cardiaco.

L’intervista choc dopo il lungo ricovero

Kostomarov, quando si è sentito pronto e convinto, ha deciso di condividere il suo calvario con una partecipazione al programma della popolare presentatrice Lera Kudryavtseva, la quale si è commossa ascoltando i ricordi e la ricostruzione di quei giorni da parte del campione:

“Sepsi, cancrena, amputazione. Più precisamente, amputazioni multiple. Queste terribili parole non sono solo termini per te, sono il tuo orrore, fisico e mentale. La tragedia di un uomo, di un atleta, di una persona sana. La storia della tua malattia è un segreto medico, solo tu hai il diritto di rivelarla. Rom, dimmi come sei sopravvissuto”.

“Come ho reagito quando mi è stato comunicato dell’amputazione? Ho iniziato a tossire senza sosta. Ho solo pianto e ho capito che non c’era altra via d’uscita”. “Urlavo di dolore, come se fossi stato operato vivo. All’inizio non puoi sollevare la testa dal cuscino ed è anche difficile sollevare la gamba mozzata”,

i passaggi crudi e sofferti del suo racconto, di quella parte di esistenza che ha condiviso con il pubblico di telespettatori e, poi, di lettori e utenti che hanno avuto modo di sentire e vedere, sui social.

Il quotidiano del campione, dopo amputazioni e ictus

Il presente di Kostomarov, che ha subito forti disagi anche sul piano psicologico come è trapelato dai media russi su Telegram nei mesi di ricovero in particolare 112, è segnato dalla progressiva convivenza con questo nuovo sé che il campione deve imparare a conoscere, a comprendere.

“È tutto molto difficile – ha spiegato nell’intervista Kostomarov – a casa mi tolgo le protesi e piango quando guardo sul cellulare i nuovi numeri che provo a fare con mia moglie Oksana. Devo accettare che questa è la mia condizione e che lo sarà per sempre. Non importa cosa riusciranno a fare i medici o quali protesi installeranno, niente potrà sostituire le mie braccia e le mie gambe. Puoi ancora vivere senza gambe, ma come puoi vivere senza braccia? Tutta la vita è costruita su questo. Mi sono tatuato sulla mano che la morte fa parte della vita. In realtà l’ho già riscontrato”.

Fonte: ANSA

Kostomarov a Torino 2006

Dichiarazioni che scuotono, ed è innegabile considerato quanto patito e ancora oggi nel presente di Kostomarov. Ai problemi fisici, si sono sommati il grave sconvolgimento psicologico che ha ammesso e con cui si sta misurando, le difficoltà di recuperare sprazzi di autonomia e libertà.

Quel che vediamo, conosciamo e sappiamo è appena un frammento di una realtà complessa, complicata che un campione assoluto, chiamato a domare e a gestire un dolore immane, ha deciso di rendere pubblica e che filtra attraverso i suoi social, adesso. La sua storia appartiene a lui, eppure sa impartire quel senso di sopraffazione e di reazione agli eventi che vale e rimane da quel sorriso, appena accennato e mostrato senza filtri.

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