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Ruben Olivera: Calciopoli resta una ferita,mai capito che accadde

L’ex Juve ricapitola la sua carriera, sogna di fare l’allenatore e torna sullo scandalo del 2006

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Oggi è aggregato allo staff tecnico dell’Aprilia Calcio di Galluzzo ed ha già conseguito il patentino Uefa B ma se il futuro di Ruben Olivera è tutto da scrivere, il passato merita di essere raccontato. L’ex Juventus ha vissuto alti e bassi in carriera ma si è comunque tolto grandi soddisfazioni.

Ruben, partiamo dalla fine. E’ del 7 maggio scorso l’annuncio del tuo addio al calcio giocato a causa di un problema cardiaco. Quanto fa male chiudere così? “Fa male, davvero malissimo se devo essere sincero. Questa notizia è arrivata del tutto inaspettata, come un fulmine a ciel sereno. Così, all’improvviso, mi hanno detto che avrei dovuto rinunciare alla passione di tutta una vita, a quello che faccio da quando ho imparato a camminare, è stato un vero shock. Ma con il passare dei giorni ho iniziato a vedere anche il rovescio della medaglia: questa anomalia poteva portare a delle conseguenze anche gravi, per fortuna non è successo e posso continuare a condurre una vita normale.

Un’anomalia che è stata riscontrata in tempo, al contrario di tanti altri episodi che sono poi diventati tristemente noti alle cronache. “A tal proposito vorrei mandare un messaggio chiaro a tutti i ragazzi perché spesso ci si sente forti facendo questo sport visto che siamo delle persone fortunate rispetto ad altre svolgendo un lavoro agonistico tutti i giorni. In tanti sottovalutiamo le problematiche, è accaduto anche a me, sentiamo dei dolori o degli avvisi del corpo nel cuore o nel petto a cui non diamo il giusto peso ed è meglio non lasciar passare troppo tempo ed andarsi a far controllare in modo attento ed approfondito dal dottore della società di riferimento. Anche io non mi sarei mai aspettato quest’anomalia che mi hanno trovato e che mi ha obbligato a chiudere anticipatamente con il calcio giocato. Ho rischiato e mi è andata bene: ringrazio tutti i dottori che mi hanno aiutato e mi sono stati vicino. Quindi invito tutti i ragazzi di oggi e quelli di domani a non lasciar passare mai troppo tempo quando sentono dei dolori strani nel fisico e soprattutto nel cuore”.

La tua è stata comunque una carriera gloriosa che ti ha reso un calciatore universalmente riconosciuto. Puoi parlarci di come hai iniziato da bambino? “Ho dei ricordi bellissimi legati a quel periodo. Avevo 5 anni quando iniziai con la scuola calcio. Facevo un’ora di pullman ogni volta che dovevo raggiungere il campo da gioco perché nel mio quartiere non c’erano società sportive e dovevo spostarmi in un’altra zona. Però tutto questo non mi pesava minimamente, anzi. La passione era già così forte che una volta tornato a casa dopo gli allenamenti ed il viaggio continuavo a giocare con i miei amici in strada fino a che non faceva buio. Penso che tutto questo abbia contribuito a forgiare il mio carattere aiutandomi a diventare poi un professionista”.

L’esperienza in Uruguay, quindi il passaggio in Italia dove hai indossato alcune tra le maglie più prestigiose di questo campionato. Com’è stato il primo impatto con il calcio italiano? “Un impatto decisamente ‘brusco’ perché l’arrivo in Italia è stato del tutto inaspettato e mi è stato comunicato praticamente a giochi fatti. Da un giorno all’altro, senza nemmeno sapere che ci fosse una trattativa in corso, mi sono trovato seduto al fianco di gente del calibro di Del Piero, Davids, Conte, Ferrara, Buffon, Thuram e tanti altri campioni che fino ad un paio di giorni prima vedevo soltanto in televisione. Entrare in quello spogliatoio fu il vero battesimo del fuoco. Allenarsi, giocare e confrontarsi quotidianamente con calciatori del genere mi ha fatto crescere definitivamente come calciatore e come uomo”.

Gli anni della Juventus sono stati forse quelli per te più importanti, con lo scudetto del 2004 – 2005 poi revocato per la vicenda Calciopoli. Che opinione ti sei fatto su questa vicenda? “Concordo, la stagione 2004 – 2005 con la Juve è stata per me quella più importante. La squadra era fortissima e nonostante questo sono riuscito a ritagliarmi uno spazio importante sia in campionato che in Champions. In quegli anni abbiamo vinto due scudetti che ci hanno poi revocato e ancora oggi faccio davvero fatica a capire cosa sia successo realmente. So soltanto che noi giocatori eravamo completamente estranei alla vicenda, noi abbiamo pensato sempre e soltanto a dare il massimo in campo”.

Nel corso della tua carriera, ai tempi di Genova, sei stato allenato da Gian Piero Gasperini che oggi è sicuramente tra migliori allenatori in Italia. Puoi raccontarci qualche aneddoto sul Gasp? “Gasperini è sempre stato un grande allenatore, non soltanto oggi che magari può godere di maggior fama e notorietà perché sta portando l’Atalanta tra le grandi d’Europa.. Anche per quel Genoa fu una grande fortuna avere un allenatore come lui, un vero e proprio valore aggiunto, un maestro. Ricordo che riuscì a portarci al massimo delle nostre potenzialità, sia fisiche che mentali. E’ un mister che riesce a tirar fuori il meglio dai propri giocatori, magari anche con le ‘maniere forti’. E’ molto esigente ed ha un carattere non facile. Non scende a compromessi e con lui ci furono diversi scontri, ma se vuoi arrivare lontano è senza ombra di dubbio la persona giusta alla quale affidarti”.

Quale è (se c’è) il più grande rammarico della tua carriera? “Sicuramente riguarda l’aspetto caratteriale, che poi chiaramente ha avuto conseguenze anche su quello professionale. Il mio grande e vero rammarico è quello di non aver mai ascoltato le persone che mi volevano bene e che davano consigli esclusivamente nel mio interesse. Purtroppo ho sempre avuto un carattere difficile che mi ha portato a commettere degli errori che hanno pregiudicato la mia carriera nei momenti cruciali”.

Nel 2015 sei sceso nei dilettanti. Latina, Ostia ed Aprilia dove ha chiuso la carriera. Com’è stato calarsi in realtà così diverse rispetto a quelle a cui eri abituato? “Non è stato facile, senza ombra di dubbio. Passare dal professionismo alla serie D è come compiere un volo pindarico. Ero arrivato con una ‘testa’ da serie A e mi sono trovato davanti una realtà completamente diversa, in una categoria dove pochissime persone hanno quel tipo di mentalità. All’inizio poi ho avuto difficoltà anche sotto l’aspetto umano, volevo mettere la mia esperienza al servizio del gruppo e della società per facilitare un percorso di crescita ma questa cosa veniva spesso scambiata per presunzione. Poi però mi sono adattato, ci siamo conosciuti e capiti ed è stato tutto più facile”.

Cosa porti via da queste esperienze in Serie D? “Devo essere onesto, mi porto via davvero tantissimo. La Serie D mi ha fatto tornare a 18 anni fa, alla gioia e alle sensazioni che provavo quando ero in Uruguay. In questa categoria ho ritrovato i veri valori del calcio, l’importanza del gruppo, il festeggiare ogni vittoria con il massimo dell’entusiasmo, i sacrifici dei compagni di squadra che cercano di fare questo mestiere nonostante tutto. Nelle categorie professionistiche queste cose non le trovi più”.

Al momento sei aggregato allo staff tecnico dell’Aprilia Calcio di mister Galluzzo ed hai già conseguito il patentino Uefa B. Il tuo futuro è già scritto? “Direi proprio di si. Ho già conseguito il patentino UEFA B, mi sto aggiornando ed ora farò queste ultime giornate di campionato con mister Galluzzo per chiudere al meglio la stagione e poter imparare da lui e dallo staff. So bene ciò che voglio dal mio futuro perché desidero provare a fare l’allenatore, sono molto convinto e sicuro di me stesso”.

Un’ultima domanda al futuro mister Olivera. Domani inizieranno gli Europei, come vedi l’Italia di Roberto Mancini? “Saranno a mio avviso campionati Europei qualitativamente molto elevati, con un’Italia importante che dirà sicuramente la sua. Il CT Roberto Mancini ha fatto un grande lavoro per arrivare a questo appuntamento con un gruppo ben assortito formato da giovani già pronti e tanti altri in rampa di lancio con qualità davvero importanti. Ha dato una nuova impronta alla Nazionale e non ho dubbi che l’Italia arriverà fino alla fine della competizione”.

Alessandro Bellardini

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