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Rugby Italia, Quesada: "Ho chiesto passione e i ragazzi mi hanno seguito. Ci sono ancora margini per crescere"

Gonzalo Quesada ha raccontato le sue sensazioni nel giorno in cui l'Italia è tra le prime 8 del mondo. "La cosa che conta è sapere che ci sono margini per crescere ancora".

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Così in alta quota l’Italia non s’era mai svegliata: ottavo posto nel ranking, miglior piazzamento di sempre, proprio a ridosso delle grandi del mondo di Ovalia che da decenni monopolizzano le prime posizioni della classifica mondiale. Una rinascita dai contorni mica scontati, pensando a quel che aveva lasciato in eredità un mondiale finito male, ma nel quale (i più esperti potranno confermarlo) qualche sprazzo d’azzurro intenso s’era già visto. Quell’azzurro che Gonzalo Quesada ha contribuito a rendere bellissimo e sfolgorante come mai lo era stato prima d’ora.

La ricetta di Quesada: “Disponibilità, impegno e passione”

Il commissario tecnico argentino ha debuttato come meglio non avrebbe potuto: non ci fosse stato il palo di Garbisi a impedirgli di battere la Francia a domicilio, l’Italia avrebbe chiuso per la prima volta a quota tre vittorie nel Sei Nazioni.

Ma più dei risultati (lusinghieri), è l’atteggiamento e la propensione al lavoro ad aver convinto Quesada della bontà della scelta fatta. “Ho chiesto da subito di giocare con passione e di trasmetterla anche agli altri che dall’esterno potevano restare ancora più colpiti.

C’è stata grande disponibilità da parte di tutti ad aprire un nuovo percorso, a cominciare dalla FIR che non c’ha fatto mai mancare niente. Io ho portato una metodologia nuova, così come un modo nuovo di giocare e di allenarsi, ma se nessuno m’avesse seguito non sarei andato da nessuna parte. E poi a me non piace parlare solo del mio lavoro: è un gioco di squadra e come tale esalta le qualità di tutti”.

Il tour nelle isole del Pacifico “per sperimentare e crescere”

Quesada ha raccontato le sue sensazioni a caldo in un’intervista esclusiva rilasciata a Francesco Pierantozzi di Sky Sport, con al fianco Diego Dominguez. “Che è stato un po’ il mio mentore, colui che mi ha aiutato a entrare meglio nella testa dei giocatori italiani”, spiega il CT.

“La prima cosa che mi ha detto è stata di imparare a parlare italiano, perché questo avrebbe creato empatia e unione con i giocatori. Aveva ragione, e spero anzi di poter migliorare ancora prima delle summer series”. Quando l’Italia troverà il primo banco di prova dopo la favolosa campagna del Sei Nazioni affrontando nell’ordine Samoa, Tonga e Giappone.

“Saranno test importanti, non tanto per il ranking (l’Italia è comunque la squadra meglio piazzata tra le 4), quanto piuttosto per continuare a sperimentare e a valutare nuove soluzioni per l’avvenire. Dovremo gestire bene la tournee in Oriente perché sarà una grande opportunità di crescita. A novembre, poi, altri tre test match, ma con coefficiente di difficoltà superiore: Argentina, Georgia e All Blacks.

Senza più l’effetto sorpresa, ma con tante più certezze

La capacità del gruppo azzurro di assimilare in fretta i dettami di questa sono alla base della favolosa campagna degli ultimi due mesi. Chiaro però che adesso, come sempre accade quando le cose vanno bene, arriva il difficile. Non avremo più l’effetto sorpresa, ma avremo comunque la voglia di confermarci a questi livelli. La condizione fisica, e poi mentale, è fondamentale a questi livelli per reggere la pressione e l’urto delle formazioni avversarie.

Il tour nelle isole del pacifico sarà indicativo e ci servirà per trarre ulteriori conclusioni, proseguendo nel percorso già intrapreso e cercando sempre un atteggiamento propositivo in ogni situazione”.

L’elogio di Lamaro, “capitano e leader vero”

Sarà un’Italia con altre facce nuove, ma pure con un nuovo tecnico della difesa: “Goosen ci aveva comunicato già a inizio anno che avrebbe accettato un incarico all’estero e noi abbiamo capito. Ma abbiamo già individuato un profilo che secondo me è perfetto per le nostre necessità”.

Anche se poi al solito la differenza la faranno i giocatori. “Ripeto, un gruppo straordinario. Menzione speciale per Michele Lamaro (recordman di placcaggi in un torneo del Sei Nazioni: dica 103) che ha dimostrato di essere un capitano super, un leader vero che non ha mai smesso di incitare e spronare i compagni. Ma tutto il gruppo ha un avvenire davanti a sé e su questo dovremo continuare a impostare il lavoro”. Perché ora che l’Italia s’è desta nessuno vuol più scendere dal piedistallo. E nel ranking ci sono tante altre posizioni da scalare

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