Il 3 marzo scorso un varco spazio-temporale ha riaperto nuovamente il cassetto dei ricordi di Mario Alberto Santana, riportandolo indietro di 19 anni. Lo stop e il tiro al volo, gesto tecnicamente impeccabile, spalancano l’autostrada delle emozioni, direzione Palermo: perché di maglie importanti ne ha vestite parecchie, ma nessuna, per lui, sarà come quella rosanero.
C’è molto di più nel bel destro spedito in rete, quello che ha consegnato il derby contro il Catania al Palermo, così come nell’esultanza, un misto tra rabbia (positiva) e lacrime di gioia: c’è la consapevolezza di essere entrato una volta in più nella storia dei rosanero (e la beffa servita ai rossazzurri, con un uomo in più al Massimino per gran parte della sfida). Mettere a segno un gol in ciascuna categoria dalla Serie A alla Serie D non è cosa da tutti (con lui, nella speciale classifica, Lorenzo Pasciuti e Alessandro Lucarelli): non può esserlo.
E’ un posto metaforicamente offerto a chi sposa le sorti di una squadra ben oltre il campionato di riferimento, al di là persino delle condizioni generali: insomma, simbolo d’amore incondizionato alla causa. A Palermo, in fin dei conti, Santana è stato questo: un uomo prima che un giocatore, e un capitano. Votato all’obiettivo più grande: diventare guida.
Compiuta la missione (24 presenze e 2 goal nella stagione appena conclusa), quel che resta è la gratitudine di un’intera piazza che ha riconosciuto in lui doti da leader (dopo il fallimento del 2019, il giocatore nato a Comodoro Rivadavia non ci ha pensato due volte e ha deciso di trasferirsi nuovamente in rosanero, in Serie D): e guardandosi allo specchio, probabilmente, avrà pensato che sì, può bastare. Negli scorsi giorni, tramite una nota, il Palermo ha annunciato il ritiro dell’argentino: “Una bandiera è una bandiera. La nostra si chiama Mario Alberto Santana e continuerà a sventolare con i colori rosanero. Ma in mezzo ai nostri giovani, che troveranno in lui un allenatore eccezionale, un maestro di vita e una guida per rincorrere il sogno di diventare campioni”.
Arrivato al Palermo nel 2002 dopo una breve esperienza al Venezia (la prima in Italia), Santana ha vestito anche maglie come quella di Fiorentina (137 presenze e 18 gol), Napoli e Genoa (ma non solo): quindi, il salto dalla Serie B con la maglia del Frosinone (era in prestito dal Grifone) alla Pro Patria in Serie C nel 2016. Nel corso della sua carriera, anche l’esperienza culminata con il secondo posto in Confederations Cup nel 2005 con l’Argentina, praticamente sempre da titolare (eccezion fatta per la finale), in una squadra che comprendeva Riquelme, Zanetti, Samuel e Aimar, tra gli altri. E, come detto, il ritorno a casa. “Ciò che Mario è stato in campo è di tutti. Cioè che Mario ha ancora da dare è solo nostro. E ce lo teniamo stretto. Benvenuto a casa tua, Capitano.”
Da adesso in poi, quanto fatto in rosanero (143 presenze e 11 gol, con 9 apparizioni in Coppa UEFA) sarà da esempio per i più piccoli: per il talento, per l’umanità. Per gli episodi che riguardano strettamente un rettangolo verde e per tutto ciò che riguarda, invece, i sogni. La lunga storia d’amore tra Santana e il Palermo non si ferma qui.