Si chiude con un risarcimento importante per la famiglia Schumacher, la vicenda della falsa intervista a Michael pubblicata da Die Aktuelle nell’aprile del 2023. Confezionata con l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, l’articolo “bufala” sull’ex campione di Formula 1 e della Ferrari ha portato in tribunale la casa editrice del magazine, Funke Mediengruppe, ed è costata il posto all’allora caporedattrice Anne Hoffmann. Nelle ultime ore, è arrivata la decisione del giudice, ma il colosso dell’editoria tedesca sarà chiamato a rispondere anche del licenziamento della Hoffmann.
- Colosso dell'editoria costretto a risarcire la famiglia Schumacher
- La falsa intervista a Michael Schumacher
- Anche la caporedattrice licenziata pronta a far valere le proprie ragioni
Colosso dell’editoria costretto a risarcire la famiglia Schumacher
Duecentomila euro. È questa la somma che la giustizia ha deciso di far pagare al colosso dell’editoria tedesca, Funke Mediengruppe, come risarcimento per la falsa intervista a Michael Schumacher redatta con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale dal magazine Die Aktuelle nell’aprile del 2023 e “sparata” in prima pagina reale ed esclusiva, con tanto di titolo ingannevole “Michael Schumacher, la prima intervista”.
La falsa intervista a Michael Schumacher
Inevitabile il clamore scatenato dall’articolo che simulava la chiacchierata con Schumi sul come fosse cambiata la sua vita dopo il tragico incidente del dicembre 2013 a Meribel. Una scelta editoriale oggettivamente di cattivo gusto e indelicata nei confronti dell’ex campione della Ferrari, che portò al licenziamento della caporedattrice del magazine, Anne Hoffmann, e che spinse i familiari di Schumacher ad andare fino in fondo e non soprassedere.
Anche la caporedattrice licenziata pronta a far valere le proprie ragioni
Si è arrivati, così alle vie legali e alla decisione del tribunale del lavoro di Monaco di Baviera di condannare Funke Mediengruppe a un risarcimento da 200mila euro per la famiglia Schumacher. Per l’editore tedesco i guai potrebbero, però, non essere finiti qui, visto che anche la Hoffmann ha fatto ricorso contro il licenziamento, considerato “non legalmente valido” della autorità competenti.
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