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Sci alpino, Brignone e la sua "ossessione": "Troppo esigente perché non amo perdere". Goggia esulta per l'Atalanta

L'atleta valdostana si gode le prime giornate di relax ma pensa già ai prossimi obiettivi: "Non mi piace perdere ma le sconfitte vanno accettate. Sanremo una bella parentesi"

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

La tigre va in vacanza, ma non perde mai occasione per raccontare qualcosa di sé. Che poi Federica Brignone ha ormai fatto trapelare praticamente tutto della sua vita dentro e fuori dal circo bianco. E con questa spolverata di neve un po’ fuori stagione, ecco che tornare a parlare di sci calza decisamente a pennello. C’ha pensato Il Fatto Quotidiano, che ha provato a tirar fuori qualche altra curiosità alla campionessa di La Salle, l’atleta italiana più vincente nella storia della Coppa del Mondo. Una che a 34 anni continua a dimostrare di andare forte e di essere pronta a raccogliere nuove sfide, con Milano-Cortina approdo naturale per provare a lanciarsi in un’ultima grande impresa.

La ricerca della perfezione: “Pretendo troppo da me stessa”

C’è una cosa però sulla quale Federica ammette di essere ancora un po’ “in ritardo”: “Non sono molto paziente nei miei riguardi, e questa cosa non riesco ancora a gestirla come vorrei”. Tradotto: Brignone chiede sempre tanto, anzi tantissimo a se stessa. Pretende anche ciò che non potrebbe riuscire a dare, cosa che ad esempio non fa con chi le sta accanto.

“Con gli altri sono un po’ più permissiva, ma nemmeno troppo. Diciamo che vivo per ricercare sempre e comunque la perfezione, anche se poi non riesco mai a raggiungerla. È un bisogno che si rincorre di continuo: un paio di settimane fa mi stavo allenando e ho fatto un piccolo errore. Mi sono detta: ‘Non fare la femminuccia, non si scia così’. A raccontarlo quasi non ci si crede, ma succede spesso. E poi sono una che ha imparato a perdere, perché sono più le volte che sono finita dietro che quelle in cui ho chiuso davanti alle mie rivali”.

Gestire la sconfitta: “Avrei voluto chiederlo a Federer…”

La gestione della sconfitta è un altro passaggio chiave della chiacchierata che ha avuto per protagonista la fuoriclasse valdostana. “Avrei voluto chiedere Federer, il mio grande idolo, come si reagisce a una sconfitta. Solo che una volta c’ho fatto una foto e non sono riuscita ad andare oltre un breve saluto, poiché ero troppo emozionata”.

Non ditele però che certi risultati sono figli della sorte. Non sono scaramantica e non credo nella fortuna. Se vuoi qualcosa te la devi conquistare, e questo costa tanta fatica. Per questo cerco di dare sempre il massimo, anche se a volte si rischia di peggiorare le cose: ad esempio negli anni ho imparato un po’ a gestirmi negli allenamenti, evitando di esagerare e accettando anche di dovermi fermare per non aggravare certe situazioni. Prima non lo facevo e non a caso nascevano problemi anche a livello fisico e mentale.

Quanto alle sconfitte, a me non piace perdere, ma se non avessi imparato ad accettarle non sarei durata così a lungo”. Sebbene questo non gli abbia impedito di continuare a ricercare la perfezione. “Che non esiste. Forse in qualche gara sono stata quasi perfetta. Mai completamente”.

Sanremo “solo una parentesi”. L’importanza di essere famosi

Le recenti vittorie in Coppa del Mondo (6 nella stagione appena conclusa, dove ha terminato in seconda posizione nella classifica generale e in quelle di supergigante e gigante dietro Lara Gut-Behrami) le hanno conferito una ritrovata notorietà, con tanto di ospitata lampo a Sanremo nei giorni in cui Sofia Goggia è andata ko in allenamento (e annesse polemiche per non averla citata sul palco dell’Ariston).

Sanremo è stata un’esperienza bella e interessante. Non ero agitata: dovevo scendere le scale e leggere da un cartoncino, penso che i cantanti e il loro staff fossero più agitati di me. Ma è stata una parentesi e basta: al festival preferirò sempre e comunque il cancelletto”.

Essere famosi però aiuta in un certo senso e comporta anche delle responsabilità dall’altro. “Puoi trasmettere tanti messaggi importanti e farlo nell’ottica di un bene superiore. Penso alla sostenibilità ambientale: vedo come sta cambiando la montagna e questa cosa mi preoccupa e mi spinge a sensibilizzare le persone sul problema che sta maturando. Non dico di voler sciare d’estate, anche se mi piacerebbe continuare a farlo, ma lo dico perché stiamo vivendo dei pericoli oggettivi”.

Riecco Goggia allo stadio a tifare per la Dea

Con la stagione ormai in archivio e quella alle porte distante 6 mesi, le ragazze dello sci hanno un po’ più di tempo per guardarsi intorno. E ieri sera Sofia Goggia s’è fatta rivedere allo stadio di Bergamo, presente sugli spalti a tifare la Dea nel ritorno dei quarti di finale di Europa League contro il Liverpool. Un altro segnale di un ritorno alla normalità dopo l’infortunio dello scorso febbraio, che l’ha costretta a chiudere anzitempo la stagione.

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