Prima discesa della stagione e prima sorpresa. Perché c’è sempre una bandiera svizzera sul gradino più alto del podio, ma a farla sventolare non è stato quel fuoriclasse assoluto che risponde al nome di Marco Odermatt. A prendersi la vittoria sulla Birds of Prey è Justin Murisier, 33 anni da compiere tra un mese, che mai aveva vinto in carriera in Coppa del Mondo e benché meno in discesa, dove il migliore risultato era il quarto posto ottenuto lo scorso anno sulla Stelvio di Bormio. E l’unico podio era arrivato nel 2020 in gigante sulla Gran Risa, in Alta Badia, perché in fondo Murisier per anni è stato soprattutto un gigantista. Da qualche stagione si dedica anche alla velocità, ma nessuno poteva prevedere che toccasse a lui indossare il pettorale rosso del leader di specialità dopo la prima prova stagionale.
Murisier, la gara della vita. E anche quella di Hrobat
L’elvetico ha sfruttato certamente il pettorale basso, trovando una pista che è andata deteriorandosi in fretta, impedendo anche ai migliori interpreti della discesa di provare a rispondere al tempo realizzato dal 33enne di Martigny. Quello che c’è andato più vicino, scendendo circa una decina di minuti più tardi, è stato proprio Odermatt: il dominatore delle ultime edizioni della Coppa del Mondo è stato veloce nella prima parte, ma ha pagato dazio a una sbavatura (leggera, ma pur sempre tale) nell’ultimo tratto, che cronometro alla mano gli è costata i due decimi di ritardo rispetto al connazionale.
Terzo gradino del podio per lo sloveno Milo Hrobat, che mai in carriera era finito tra i primi tre: anche nel suo caso fondamentale è stato il fatto di essere sceso con il pettorale numero 1, trovando una pista decisamente più performante rispetto a chi è venuto dopo. Ai piedi del podio il solito spericolato canadese Crawford (a 51 centesimi da Murisier) e l’eterno Kriechmayr, che ha chiuso a poco più di 6 decimi dal vincitore di giornata. Mai in partita il francese Sarrazin, che ha pagato oltre un secondo.
Italia, falsa partenza: nessuno nei primi 15
La delusione di giornata però ha il volto degli italiani, che a Beaver Creek storicamente hanno sempre fatto fatica, ma che forse nemmeno loro si sarebbero aspettati di finire così tanto lontani dai primi. È un inizio di stagione difficile per Dominik Paris, mai a suo agio sulla Birds of Prey in questi giorni (già in prova si era capito che l’andazzo non era dei migliori), che ha pagato un ritardo consistente fino a metà gara, salvo poi limitare i danni nel tratto finale.
Peggio hanno fatto Florian Schieder e Mattia Casse: quest’ultimo ha chiuso a più di due secondi da Murisier, faticando tantissimo nella parte più tecnica del percorso. Una caduta dello svizzero Boisset ha fatto spaventare tutti i presenti al parterre: gara interrotta per diversi minuti, ma sembrano esclusi danni di entità grave. Quando scende Innerhofer la pista è decisamente troppo lenta per pensare di poter incidere: il veterano della velocità azzurra chiude addirittura 48esimo, con l’unico bagliore offerta da Benjamin Jacques Alliod, che chiude 31esimo (ultimo posto per Zazzi).