Periodo di pausa e relax forzato per Jannik Sinner che è alle prese con un piccolo ma fastidioso infortuno, che lo sta tenendo un po’ lontano dai campi da gioco.
L’altoatesino infatti, reduce dai quarti di finale raggiunti nel Masters1000 di Montecarlo, di comune accordo con il suo staff, ha preferito non prendere parte questa settimana al torneo ATP 500 di Barcellona per sfruttare questo breve momento per recuperare da alcuni problemi fisici, come la vescica all’alluce del piede.
Il tennista azzurro, una volta guarito vuole ritrovare la massima condizione per affrontare al meglio il tris di tornei sul mattone tritato, ovvero Madrid, Roma e Parigi.
Già a Montecarlo Sinner ha comunque dato l’idea di essere sul pezzo: pur non essendo al top della condizione, Sinner ha battuto Rublev e la sconfitta contro Zverev è stata più che onorevole dopo un match giocato ad alto livello.
In un’intervista rilasciata a “La Stampa”, il giovane talento italiano ha parlato a 360°. “Certo che sento la tensione, come tutti, ma mai la puara. Quella mi capitava di provarla qualche volta, quando mi buttavo giù dalla montagna con gli sci, in discesa libera. Mai giocando a tennis. Anzi quando ti stai giocando il punto decisivo, esce il vero carattere di un giocare. Mi viene naturale tirare forte quando c’è il punto che conta, ma so bene che a volte, in certe situazioni, dovrei imparare a metterci più rotazione”.
Queste le sue parole sul futuro: il torneo a Roma si avvicina e Sinner è consapevole del lavoro che c’è da fare per essere protagonista.
“Giocare a Roma è semplicemente meraviglioso. Ovvio, giocando in Italia senti più pressione, è naturale, ma dall’altra parte però, quando senti il tuo nome che viene urlato dalle tribune, è una sensazione fantastica: il pubblico può essere davvero la spinta in più: serve per tirarti su e farti vincere una partita quando sei in crisi. Tifosi a parte, conosco perfettamente i miei margini di miglioramento. Il servizio è il colpo su cui devo lavorare maggiormente, lo so. Ora ad esempio riesco a servire già un po’ più forte, è bastato intervenire su qualche piccolo dettaglio, contro Carreno Busta a Miami ad esempio ho fatto 15 ace, e non mi era mai capitato. Poi ci sono altre cose: il tocco di palla, lo slice di rovescio e le smorzate. Mi devo allenare ad allenarle: sono tutti aspetti che non puoi giocare solo in partita, anche se ad onor del vero, non saranno mai il mio punto forte“.