Il Campo Centrale del Foro Italico si appresta a essere il teatro della decima sfida (escludendo la ricca esibizione di Ryad dello scorso ottobre) tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. La finale dei sogni come era stata definita da alcuni, quella che mette di fronte non solo i due migliori giocatori del circuito che stanno dando vita alla rivalità tennistica più affascinante dal ritiro di due terzi dei Big3.
Una finale forse senza un vero favorito alla vigilia e affascinante anche per questo motivo, che mette di fronte la solidità di Jannik contro l’estro di Carlos, che in passatoia dimostrato di essere uno dei pochi in grado di dare davvero fastidio al n°1 al mondo grazie al suo gioco fatto di continue variazioni. Per questo Sinner dovrà entrare in campo subito concentrato e con un piano tattico ben deciso per avere la meglio sullo spagnolo. Piano tattico accennato ai microfoni di Sky Sport UK alla viglia della sfida dal suo coach Darren Cahill, il quale ha anche svelato un aneddoto sui tre mesi di sospensione scontati da Jannik.
- Cahill: “Sinner aveva troppi cali di concentrazione. Ecco cos’ho fatto”
- Il piano tattico contro Alcaraz
- Il calo mentale contro Paul
Cahill: “Sinner aveva troppi cali di concentrazione. Ecco cos’ho fatto”
Se a livello di gioco, di colpi e atletico, i tre mesi di sospensione non sembrano aver lasciato segni su Jannik Sinner, certamente lo hanno fatto di più a livello di ritmo partita e concentrazione, come si è visto soprattutto nei primi match degli Internazionali d’Italia. Un aspetto che, come svelato a Sky Sport UK dallo stesso allenatore, Darren Cahill aveva già individuato nel periodo precedente al rientro in campo: “Una delle sfide più grandi che abbiamo dovuto affrontare negli ultimi tre mesi e in particolare negli ultimi due, quando abbiamo iniziato ad avvicinarci un po’ di più al rientro, è stato cercare di replicare le situazioni che affronta in partita e abbiamo scoperto che lui troppo spesso aveva cali di concentrazione quando giocavamo a punti. Si allenava sempre bene, colpiva la palla sempre bene, ma perdeva la concentrazione“.
Cahill ha poi svelato il suo stratagemma per aiutare Sinner a riprendere il ritmo partita e la concentrazione: “Sono dovuto perfino salire sulla sedia dell’arbitro e cronometrarlo a 25 secondi di distanza tra un punto e l’altro. Gli ho fatto notare un paio di violazioni. Ho ricevuto una piccola spinta in cambio, ma stavo cercando di farlo rientrare nel ritmo dei punti e delle partite per assicurarmi che a Roma sarebbe arrivato al top e forse ha funzionato. Nei primi due match forse ha faticato a trovare il giusto ritmo e tempismo, ma poi ci è riuscito abbastanza in fretta”.
Il piano tattico contro Alcaraz
Cahill ha anche parlato anche della finale contro Carlos Alcaraz, che Jannik dovrà approcciare con il piano tattico adeguato: “Può vincere, ma… La cosa più importante da fare per Jannik sarà tenere la palla lontana dal centro del campo, perché è lì che Carlos gioca il suo miglior tennis e controlla i punti. Quindi se Jannik riuscisse a giocare quel suo tennis che abbiamo visto un paio di volte qui, allora avrebbe buone chance. Ma sono emozionato come tutti, adoro questi incontri. Sarà importante anche variare il gioco e andare a rete. Sappiamo che Carlos farà molte smorzate, quindi anche Jannik dovrà farlo. Quindi ci sono tante variazioni all’interno del match ed è qui che posso dare la colpa a Vagnozzi. È lui che dà le istruzioni e ne parliamo continuamente. Ci siamo seduti e abbiamo guardato un sacco di registrazioni. Ci piace guardare Carlos giocare anche quando non affronta Sinner”.
Il calo mentale contro Paul
Dopo il dominio assoluto contro Ruud, il primo set contro Paul perso per 6-1 ha spaventato molto i tifosi di Sinner, il quale però poi è fortunatamente riuscito a reagire. Dell’approccio troppo morbido alla partita con lo statunitense si prende le responsabilità anche Cahill: “Dopo il match perfetto con Ruud, non sono riuscito a resettarlo mentalmente. È anche colpa mia. Ma ha saputo reagire e adattarsi, insieme a Vagnozzi. Il nostro obiettivo iniziale a Roma? Solo due-tre partite. Dopo quattro mesi fermi, non sapevamo come avrebbe reagito il suo corpo. Ma ha superato ogni ostacolo, dimostrando ancora una volta di che pasta è fatto“.