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Sinner, Crozza lo prende di mira e colpisce sulla rinuncia alla Davis. Ma contro Jannik siamo ormai all'accanimento

Jannik Sinner è finito di nuovo sotto tiro della satira, con Maurizio Crozza che ha sbeffeggiato il tennista per la rinuncia alla Coppa Davis. Ma ormai è una triste ripetizione di attacchi populistici contro il tennista di San Candido

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Luca Santoro

Luca Santoro

Giornalista

Esperto di Motorsport ma, più in generale, appassionato di tutto ciò che sia Sport, anche senza il Motor. Dà il meglio di sé quando la strada fa largo alle due o alle quattro ruote

Era il 2006 quando la Corte di Cassazione definì la satira come “manifestazione di pensiero” con il fine di “castigare ridendo mores“, con un fine di notevole levatura, persino etico, “cioè correttivo verso il bene”, mostrando “alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone”. Insomma, non un semplice sberleffo ma un modo per educare a comportamenti eticamente corretti mettendo alla berlina quelli che tali non sono. In questo quadro potremmo inserire l’imitazione che Maurizio Crozza ha fatto di Jannik Sinner, messa in scena nell’ultima puntata del suo show su 9 Fratelli di Crozza.

La rinuncia alle Finals di Coppa Davis che fa ancora discutere

Il comico genovese ha preso di mira la rinuncia del tennista ex numero 1 al mondo alle Finals di Coppa Davis. Su cui si sono versati fiumi di inchiostro, tra colpevolisti (tanti) e garantisti (pochi), e con lo stesso Sinner che ha spiegato di volersi concentrare sul riappropriarsi della vetta del ranking nel 2026, dopo aver contribuito per due anni di fila alla vittoria dell’Italia nel torneo per nazioni.

Chi fa di mestiere la comicità non si sofferma troppo sui dettagli: per generare l’effetto esilarante e avere la punchline d’effetto non può andare sulla profondità delle scelte di vita. Deve basarsi invece su ciò che in superficie colpisce di più l’opinione pubblica, e calcare la mano su quello. Nel caso di Sinner, un comico può basarsi su due assi da calare: da una parte la rinuncia alla Davis, e dall’altra l’aver dato l’assenso alla partecipazione al ricchissimo e ininfluente ai fini del ranking Six Kings Slam in Arabia Saudita. Scelte tutte spiegabili in maniera razionale e anche comprensibili, ci torneremo, ma che spegnerebbero il gusto della battuta feroce, della catarsi per un pubblico che non aspetta altro che il passo falso di chi è vincente.

L’imitazione di Sinner: Crozza cade nei cliché sul tennista

Il Sinner di Crozza è un tennista che non ha idea di chi siano gli italiani (“Quel popolo che sta sotto l’Alto Adige”) e neppure ha la minima contezza dei colori della bandiera, rifiutandosi di andare anche al Quirinale “perché è un attimo che Mattarella poi parli di tasse”. Chiaro il riferimento alla residenza a Monte Carlo.

“Il mondo è cambiato, prima tutti volevamo fare la Coppa Davis: oggi è più importante andare a Riad, vincere il torneo di sei milioni e la racchetta d’oro”, che fa “anche il caffé” ed è stata data in regalo al suo paese, non l’Italia, ha proseguito il Crozza-Sinner, che è fatto della “stessa pasta” degli italiani quando si parla di “pastasciutta, banche, caffé, creme solari”. Ovvero solo quando fa il testimonial.

Insomma, il tennista di San Candido ritratto dal comico già parte dei leggendari Broncoviz è un opportunista (o meglio “opport-tennista”, pun intended) che sfrutta l’Italia solo “per fare il grano”. Però qualcosa inizia a stufare in questa narrazione sarcastica legata a Sinner.

Riprendendo il discorso della Cassazione, in una ordinanza del 2024 la Corte tornò sulla satira che ha sì l’obiettivo di far ridere anche usando il paradosso, ma può pure permettersi di riportare fatti non veri. Ciò che conta è che vengano rispettati i due cardini di questa espressione: da una parte la risata, dall’altra anche la riflessione. Sin dall’antichità la satira ha rappresentato un modo per smascherare i soprusi dei prepotenti, in particolare di chi detiene il potere. Se ferisce, se colpisce nella carne viva, allora è una buona satira. Se l’oggetto della medesima invece sorride egli stesso della berlina, allora l’obiettivo è fallito.

Ma la satira però rischia anche di cadere nel banale quando si ammanta di demagogia, quando rincorre la facile indignazione. Allora diventa una parodia dal sapore populista: insomma, nulla di diverso quando un comico di bassa levatura dice che i politici rubano o le suocere sono una seccatura.

I pregiudizi su Sinner

Insistere perciò sul Sinner non italiano (San Candido sarà pure al confine con l’Austria, ma risulta sia comune del nostro Paese), che non paga le tasse, che pensa a fatturare senza sacrificarsi per la propria patria è ormai una barzelletta che non fa più ridere nessuno. Anzi, è solo una campagna moralistica su cui stanno cadendo molti, anche un bravo giornalista non uso a cadute di stile populistiche come Bruno Vespa.

Al di là del fatto che il vincitore di due Slam quest’anno non è certo il primo sportivo professionista del nostro Paese con residenza a Monte Carlo e al di là del fatto che suona vagamente razzista considerare non italiana una persona nota nella provincia di Bolzano, la polemica legata alla Coppa Davis non avrebbe neppure senso di esistere.

La scelta di Sinner, sia “legittima” che “comprensibile”

Sinner ha l’obiettivo fondante di tornare ad essere il tennista numero 1 al mondo, ritrovandosi una bella gatta da pelare (capace di essere pressoché completo su ogni superficie) come Carlos Alcaraz, e come ha scritto Alfonso Fasano su Rivista 11 (vivaddio c’è ancora qualcuno che non cavalca i moti di indignazione popolari) rinunciare al torneo che l’Italia grazie anche a lui ha vinto nel 2023 e nel 2024 è stata una scelta sia “legittima” che “comprensibile”.

A gennaio Jannik ripartirà dall’Australian Open, e con un calendario così fitto prendere parte alla Davis avrebbe accorciato la preparazione al torneo su cemento nell’emisfero australe. Prendere parte ad un torneo brevissimo come il Six Kings Slam, per quanto effettivamente parliamo di una competizione pacchianata, non ha inficiato su questa preparazione, e come ha proseguito Fasano i tennisti sono dei “liberi professionisti” che devono anzitutto pensare alla loro macchina, il loro corpo, da preservare.

Gli impegni di squadra, soprattutto con una Davis che come ha spiegato Adriano Panatta non ha più né il fascino né l’importanza di decenni fa, passano quindi in secondo piano. Tutto il resto è facile demagogia, come quella di Crozza. E non a caso pochi giorni fa il Corriere della Sera aveva stroncato il programma del comico parlando di “brutte caricature svuotate di ogni finezza satirica”.

In quanto a Sinner, gli è bastato perdere lo status di numero al mondo per provare sulla propria pelle la massima eterna di Alberto Arbasino: “Giovane promessa, venerato maestro, solito stron…“. In attesa che questo circolo sia vizioso che virtuoso riparta non appena il tennista di San Candido riprenderà a vincere nell’ATP.

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