Il caso Sinner continua a essere al centro dell’attenzione nel mondo del tennis: i tre mesi di squalifica, l’accordo con la Wada e le reazioni dei principali attori del circuito. Sul caso da tempo c’è anche l’ex numero 1 al mondo, Andy Roddick che nel corso del suo podcast prova a fare chiarezza sulla situazione.
La rivelazione di Roddick
Andy Roddick prova ad analizzare con lucidità quello che è successo nel caso Sinner e riguardo all’accordo con la Wada. Il tennista statunitense nel suo podcast ha sempre cercato di essere la “voce della ragione” senza prendere una posizione pro o contro e anche in questo caso non fa eccezione: “Non penso che ci stata l’intenzionalità di imbrogliare. L’ho detto un milione di volte, non penso che avrebbe mai messo la sua carriera a rischio per un 1 milionesimo di grammo. Ma se sei l’amministratore delegato di una squadra tutto ricade su di te, se un trainer commette u errore alla fine sei tu il responsabile. Io non lo considero come uno che ha imbrogliato. Non sono arrabbiato per la squalifica, penso che per il tennis un anno o due sarebbe stati terribili. Ed era una cosa che rischiava con il processo. Mi sembrava eccessivo, tre mesi non sono eccessivi e il tempismo mi sembra ottimo per lui”.
Poi il retroscena sull’accordo con la Wada: “So per certo che è stata la Wada che è andata da lui per un accordo, non capisco però perché abbiano fatto tutto questo per una sospensione di tre mesi senza che Sinner perde neanche uno slam. Penso che la Wada non avesse un caso così forte e dall’altra parte Sinner si è ritrovato di fronte al rischio di uno o due anni di squalifica e loro mi portano un accordo per tre mesi, anche io l’avrei firmato in due secondi”.
L’attacco al comunicato PTPA di Djokovic
Roddick smonta anche il ragionamento della PTPA di Novak Djokovic che dopo la squalifica dell’azzurro aveva parlato dell’esistenza di un club e di un favoritismo nei confronti di Jannik: “C’è il caso di Bortolotti, che è stato al massimo numero 102 del ranking, che è riuscito a dimostrare di non avere nessuna responsabilità dopo essere stato trovato positivo al clostebol. Alla fine la sua sentenza è stata zero, non tre mesi. Non penso che qualcuno si sia speso per difenderlo, e se parliamo di favoritismi possiamo anche pensare che proprio il profilo di Sinner sia stato quello che ha spinto la Wada a fare ricorso per ottenere tre mesi di squalifica”.
L’ITIA all’oscuro di tutto
Una puntata decisamente particolare quella del podcast di Andy Roddick, che solo qualche giorno fa aveva avuto una lunga conversazione con Karen Moorhouse, ceo dell’ITIA, un confronto però che ha avuto luogo prima della comunicazione ufficiale dell’accordo tra Sinner e la Wada, con l’organismo internazionale che poi ha voluto chiarire di non aver preso parte alla discussione e di essere all’oscuro di tutto quello che è avvenuto.