C’è un tema collaterale, ma di non secondaria rilevanza, in questo day after degli Australian Open bis. Jannik Sinner, attuale numero 1 del ranking ATP può riuscire nell’impresa per antonomasia superando l’inimmaginabile per chi, come lui, appartiene alla generazione che segue i big three scritti nel mito del tennis moderno. Ammettiamo che quel che ha costruito fino ad oggi, fino a ieri, è straordinario per intensità e continuità.
Pochi hanno la sua mentalità, i suoi colpi, la sua visione di gioco e programmare – intoppi permettendo – l’obiettivo Grande Slam non è affatto inafferrabile. Si tratta di Sinner. E se azzardiamo l’iperbole è perché ci ha educati a non stupirci della sua qualità, di una personalità che trascende le aspettative, addirittura le statistiche grazie a uno staff che lo ha sostenuto e ai progressi che registriamo anche a Melbourne. Micidiale da fondocampo, strepitoso al servizio e spietato anche a rete, a sottolineare la progressione che gli ha donato Darren Cahill.
- Sinner vincitore degli AO 2025, obiettivo Grande Slam
- Bertolucci ottimista su Sinner
- Il sogno Roma, ciliegina sulla torta
- La differenza rispetto agli altri
- L'impresa delle imprese, no a Rotterdam
Sinner vincitore degli AO 2025, obiettivo Grande Slam
Torniamo al punto centrale di snodo, dopo la vittoria degli AO 2025 contro uno Zverev impotente davanti alla determinazione di Jannik. Sinner il magnifico può riuscire nell’opera sempre sfuggita ai predecessori che hanno però saputo reclutare schiere di appassionati e tifosi prima che ci riuscisse questo 23enne di San Candido?
Jannik ha delle possibilità concrete di completare un Grande Slam, record riuscito a Rod Laver, due volte, e Donald Budge in epoche lontane anni luce e che non sono affatto sovrapponibili a quel che ci offre il tennis oggi?
Sinner e sullo sfondo Zverev
Bertolucci ottimista su Sinner
La risposta ha provato a darla uno che di tennis, e di sport, ne conosce ogni sfumatura: Paolo Bertolucci che ha espresso una sua teoria. Suggestiva, affascinante considerata la sua militanza e la sua lucida capacità di analisi sulla stagione in corso per Sinner, inevitabilmente condizionata da quel che verrà dalla sentenza TAS, soprattutto in chiave Slam.
L’ex moschettiere della squadra che regalò la prima Coppa Davis all’Italia nel 1976 ed ex e capitano della Nazionale, ospite di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1, ha profetizzato il futuro dell’altoatesino che – stando agli esperti – ha ancora margini di miglioramento. “Prima, quando c’era Nadal, Parigi era un tabù per tutti, bisognava pensare agli altri tre tornei e il Grande Slam era impossibile”, ha ammesso Bertolucci facendo però notare come “ora non c’è più un Nadal, ci sono buoni giocatori come Alcaraz e Zverev, ma gli altri non possono pensare di impensierire Sinner. In linea di massima, a parte Alcaraz, non vedo un giocatore che lo possa battere sulla terra battuta. Poi sull’erba ha già dimostrato di essere ampiamente competitivo, a New York ha già vinto”.
Il sogno Roma, ciliegina sulla torta
Bertolucci ha però ammesso che “il Grande Slam è difficilissimo, solo Djokovic ci è andato vicino. Prima che qualche giovane possa arrivare a dargli fastidio, sarebbe ideale cogliere questo momento dove non ci sono troppi avversari all’altezza, al massimo uno o due”.
Ma in questo 2025 la ciliegina sarebbe diversa da questo macro obiettivo: “Per un giocatore italiano, Roma è una tappa importantissima, nel cuore viene dopo gli Slam. Poi è un torneo che non ha potuto giocare lo scorso anno, sono super convinto che sul calendario la data sia segnata col rosso. Sarebbe la ciliegina sulla torta”.
La differenza rispetto agli altri
Insomma, un passo alla volta. Il primo Slam dell’anno ha imposto a Sinner la consueta disciplina, complice anche uno stato di forma non sempre idoneo stando a quel che è stato svelato da Vagnozzi, e anche un ruolo forse sottovalutato fino ad ora. Jannik ha chiuso i conti con la generazione dei tre Grandi (Federer, Nadal e Djokovic ancora in lizza) e forse anche accantonato le ambizioni in tale direzione dello stesso Zverev, in lacrime mentre incassava una sconfitta che ha allontanato ma non evitato.
E fatto scendere nettamente le quotazioni di Stefanos Tsitsipas e Daniil Medvedev, ottimi pro che però non hanno davvero mai oscurato i three big. Sinner e Alcaraz, invece, sì sono stati già capaci di imporsi. E ognuno a modo suo segnando un cambio di stile, classifica e generazione che si è consumato con due ragazzi in crescita.
L’impresa delle imprese, no a Rotterdam
I candidati sono due, al momento ma la cosa rimane sullo sfondo. E per ragioni distanti tra loro. Sinner affronterà il Tas e ciò potrebbe avere le sue ripercussioni, in questo 2025, incuneandosi in una fase assai delicata degli incastri che già appaiono importanti.
Ha annunciato che sarà solo a Doha e non a Rotterdam e che ha il dubbio Quirinale, mercoledì, anche se il rapporto e la stima del presidente Mattarella sono sempre state rispettate come si conviene. Quel che possiamo aggiungere all’evidenza è che Jannik è straordinario sul cemento, brillante sull’erba anche se ha opportunità di crescere sulla terra rossa e dunque per il Roland Garros e poi Wimbledon che lo scorso anno gli è mancato a causa di problemi di salute.
Sugli Us Open non dobbiamo dire nulla, prima di tutto perché è campione in carica e ha ben poco da dimostrare su questa superficie: adesso come adesso, possiamo crederci ed è la statistica che ci incoraggia. Poi c’è la mentalità, la testa di Sinner che in questa generazione non ha eguali.
Concentrazione, controllo, voglia di vincere o anche necessità di vincere pur nel rispetto di ruoli e fasi: Jannik è riuscito 12 mesi fa a chiudere la fase 1, centrando il primo AO, poi è diventato numero 1 e sta difendendo questo primato. Se possiamo quindi guardare oltre il presente, in un futuro possibile, è grazie alla sua qualità, alla sua capacità di trasformare ciò che non c’era mai stato – prima di lui – in fatti, certezze.