Ha ponderato, come impongono il tennis più sponsor, eventi, promozioni e eventuali e possibili impegni. In un simile tetris, che posto occupa la Coppa Davis? Nessuno. Non c’è posto tra il Six Kings Slam, Vienna, Atp Finals, l’off season a Dubai e quindi agenda piena. Le pre-convocazioni diramate dal capitan Volandri hanno squarciato il silenzio attorno al campione altoatesino che ha detto no all’Italia e ha spiegato, a Vienna, le sue ragioni. Sempre con estrema sintesi. A difendere la coppa in casa, dal 19 novembre, ci saranno Lorenzo Musetti, Flavio Cobolli, Matteo Berrettini e i doppisti Andrea Vavassori e Simone Bolelli. Negli ultimi due anni era stato il leader di questa squadra, la aveva condotta a vincere per due edizioni l’Insalatiera. Poi alla terza si fermò.
Delusione immane, anche da parte di chi contava su di lui per continuare a segnare questa epoca dopo che Jannik era riuscito nell’impresa di riempire le scuole tennis. Invece niente. Hanno motivato più l’Arabia e la racchetta d’oro che la Coppa Davis e la difesa dei successi passati. Si tratta di un tennis diverso, ma lo sprofondo in cui Sinner lascia i tifosi è sempre più vasto. Pensa ai suoi obiettivi, al suo riposo e al recupero per conquistare la vetta che oggi è occupata da Alcaraz (il quale sarà con la Spagna in campo).
Certo, l’addio all’azzurro non è per sempre. Adesso l’Italia dovrà dimostrare di non essere Sinner-dipendente, ma la delusione è tangibile, evidente tra i semplici tifosi. Non i Panatta, i Pietrangeli o anche in Federtennis (che deve comunque tanto a Jannik). Questa è la sensazione di quanti hanno reso Sinner il campione popolare, ogni suo gesto importante, stimabile. Un esempio. Sarà complicato recuperare. Non impossibile, ma meno ovvio.