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Lo sport è un diritto: articolo 33 della Costituzione. Adesso la rivoluzione necessaria

Nell’articolo 33 si riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme. Le parole di Giovanni Malagò, presidente del Coni

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Il valore irrinunciabile dello sport entra nella Costituzione. Alla stregua – o a compendio – di quello alla vita, il diritto per eccellenza, nucleo essenziale del nostro e di ciascuno Stato di diritto.

Fatto lo sport (l’Italia disse lui), adesso bisogna fare gli sportivi (italiani). Massimo D’Azeglio non se ne avrà male se per una volta proviamo a rimodulare la frase – che lo ha reso celebre agli occhi di un’intera nazionale – a oltre 160 anni di distanza da quando la pronunciò (ammesso che sia stato veramente lui a farlo: al riguardo non tutta la critica è concorde).

Il giorno dopo la ratifica all’unanimità da parte della Camera dei Deputati, che ha riconosciuto il

valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme

lo sport entra nella Costituzione e verrà integrato nell’articolo 33 della Carta costituzionale, che lo scorso 19 settembre ha festeggiato i 75 anni di vita.

Una rivoluzione necessaria

Un passo significativo e di grande rilevanza che pone tutto il mondo dello sport nazionale di fronte a un bivio: dotarsi di strutture capace di andare incontro alle esigenze dei propri tesserati, ampliandone la base e, soprattutto, offrendo gli strumenti in grado di valorizzarne le peculiarità.

In sostanza, effettuare quelle riforme necessarie per dare allo sport il giusto peso e il valore che merita.

Coni, Malagò: “Ora le leggi”

Giovanni Malagò è stato tra i primi a esprimersi una volta ascoltate le parole pronunciate nel corso della cerimonia che si è tenuta nelle scorse ore.

Chiaro che adesso per lo sport italiano le cose dovranno cambiare. È giusto celebrare questo momento, nella piena consapevolezza che sia arrivato in coda a un iter piuttosto complesso e non semplice, ma che ha portato all’obiettivo che ci eravamo posti come governo dello sport nazionale. Ora però dovremo fare in modo che oltre alla legge si possano mettere in pratica pure i decreti attuativi. Spingeremo e saremo complici di tutta una serie di idee e progetti che devono far parte delle politiche governative per sostenere questo diritto allo sport, che diventa irrinunciabile per ogni cittadino italiano.

L’impegno congiunto delle Istituzioni e della politica

Questa opportunità di promuovere norme a tutela e a sostegno della pratica sportiva non sarà esclusiva soltanto del CONI e di Sport e Salute, ma anche di tutte le forze politiche e associative che vorranno cooperare alla realizzazione di una nuova visione d’insieme.

Malagò s’è detto sicuro che non mancherà modo di portare argomentazioni valide per favorire l’implementazione di norme in grado di rispecchiare appieno il carattere più intrinseco di quanto è stato recepito dalle due ali del parlamento.

I tempi sono maturi

Dopotutto, ha spiegato il numero uno dello sport italiano, i tempi sono maturi per un cambio di prospettiva:

Nel 1948 lo sport veniva visto ancora come qualcosa di legato principalmente alla propaganda fascista, e pertanto ciò spiega il perché fosse rimasto fuori dagli articoli scritti dall’assemblea costituente. Il CONI dell’epoca era commissariato, ma Giulio Onesti comprese prima di tutti quanto quell’idea di voler mettere alla sbarra lo sport e i suoi valori fosse errata. Oggi abbiamo rimediato.

Dei ventisette Stati membri dell’Unione europea, l’Italia è il decimo a recepire disposizioni sullo sport e segue Bulgaria, Croazia, Grecia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Ungheria.

Sport, educazione, società, salute

Nello specifico, dell’attività sportiva si traslano e si declinano tre intercapedini tra loro perpendicolari. Il valore educativo dello sport, legato allo sviluppo e alla formazione della persona.

Il valore sociale dello sport, che rappresenta un fattore di aggregazione e uno strumento d’inclusione per coloro che vivono in condizioni di svantaggio o marginalità socio-economiche, etnico-culturali o fisico-cognitive.

Il valore salutare dello sport: nell’accezione di benessere psico-fisico della persona.

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