Un lungo post di Simona Halep accende ancora di più le polemiche sul doping nel mondo del tennis. A dare il via allo sfogo della rumena, ex numero 1 del mondo, c’è stato senza dubbio il caso della polacca Iga Swiatek squalificata per un mese dalla Itia dopo la sua positività, ma la tennista aveva usato parole molto dure anche dopo la situazione che aveva riguardato Jannik Sinner.
Lo sfogo di Simona Halep
Un lungo post su Instagram per lanciare il suo attacco soprattutto nei confronti della Itia. Simona Halep mette in un cassetto il “tocco” e si affida alla pura potenza per andare all’attacco dell’istituzione che regola la lotta al doping nel mondo del tennis: “Sto seduta e cerco di capire ma mi sembra impossibile capire una cosa del genere. Perché c’è stata una tale differenza di trattamento e di giudizio? Non trova nessuna risposta e non credo che ci possa essere una risposta logica. Non può essere che cattiva fede da parte dell’Itia, un’organizzazione che ha fatto di tutto per distruggermi, nonostante le prove. Volevano davvero distruggere gli ultimi anni della mia carriera, volevano qualcosa che non avrei mai immaginato”.
“Ho sempre creduto nel bene, nella correttezza di questo sport, nella bontà. E’ stato doloroso, è doloroso e forse l’ingiustizia che mi è stata fatta sarà dolorosa per sempre. Come è possibile che in casi identici avvenuti all’incirca nello stesso periodo Itia abbia avuto approcci completamenti diversi a mio danno? Come posso accettare che la WTA e il consiglio dei giocatori non volessero restituirmi la classifica che meritavo. Ho perso due anni di carriera ma ho vinto con la giustizia. Si è scoperto che era una contaminazione e che il passaporto biologico era pure invenzione. La mia anima è rimasta pulita. Mi sento delusa, arrabbiata e frustrata ma non cattiva, nemmeno adesso”.
Il caso della rumena e le differenze con Swiatek e Sinner
Simona Halep fu trovata positiva a un controllo antidoping nel corso dell’agosto del 2022 mentre erano in corso gli US Open per una sostanza chiamata Roxadustat ma in un secondo momento venne segnalata anche un’anomalia nel suo passaporto biologico. La prima squalifica comminata dall’Itia è stata di 4 anni e solo qualche mese fa è arrivata la riduzione a nove mesi che le ha permesso di scendere di nuovo in campo. Le differenze però con i casi che riguardano Swiatek e quelli di Sinner sono molteplici a cominciare dalle quantità di sostanza proibita trovate nel corso delle analisi fino ad arrivare al tema “passaporto biologico” che ha comportato una documentazione di circa 4000 pagine che ha allungato moltissimo i tempi relativi al suo processo e al suo appello.