Nel circuito ATP era una voce che girava da tempo, ma adesso Alexander “Sascha” Zverev ha deciso di uscire allo scoperto, rivelando di essere affetto dal diabete di tipo 1 da quando aveva quattro anni. Lo ha fatto in occasione del lancio della fondazione che porta il suo nome e che ha sede ad Amburgo, la sua città natale.
- Zverev: "Non molti sapevano della mia malattia"
- Zverev: "Voglio restituire qualcosa ai bambini meno fortunati"
- Ancora incerta la data del rientro per Zverev
Zverev: “Non molti sapevano della mia malattia”
Queste le parole di Zverev sulla malattia che gli è stata diagnosticata, come detto, quando era ancora in tenera età.
“Non molti sapevano della mia malattia. Non ho mai voluto raccontarlo perché temevo che i miei avversari si sentissero più forti contro di me se l’avessero saputo. Oggi è diverso, sono più maturo, ho esperienza e mi sento abbastanza a mio agio da rendere pubblica questa iniziativa”.
Zverev: “Voglio restituire qualcosa ai bambini meno fortunati”
La fondazione ha lo scopo di finanziare progetti benefici per bambini malati e aiutare nella distribuzione di farmaci e cure chi non ha la possibilità di accedervi. A capo del consiglio ci sarà il fratello maggiore Mischa, anche lui tennista professionista. Ecco le parole di Sascha sulla fondazione.
“Sono nella situazione privilegiata di condurre la vita che ho sempre sognato. Ho sempre voluto giocare a tennis, viaggiare per tornei in tutto il mondo e essere uno dei migliori tennisti del mondo. Sono molto consapevole che non tutti i bambini sono così fortunati, e per questo è molto importante per me restituire qualcosa”.
Ancora incerta la data del rientro per Zverev
Zverev sta cercando di recuperare dal gravissimo infortunio alla caviglia destra che si è procurato nella semifinale del Roland Garros mentre stava cercando di sbarrare la strada del quattordicesimo titolo sulla terra battuta parigina a Rafael Nadal.
“Si lavora dalla mattina alla sera e si fanno esercizi, ma non mi sento ancora di fissare una data per il rientro. Dobbiamo prima essere certi che la caviglia sia guarita bene”.