La ginnastica ritmica è stata travolta da giorni da uno scandalo senza precedenti, almeno in Italia. Denunce di ginnaste vittime di violenze psicologiche e abusi che hanno spesso portato le atlete a problemi di alimentazione. A oggi è stata commissariata l’Accademia di Desio e ha parlato anche il numero uno del Coni, Giovanni Malagò.
- Scandalo ginnastica ritmica, le scuse di Malagò
- Ginnastica ritmica, Malagò difende Emanuela Maccarani
- Il futuro dello sport e il problema allenatori
Scandalo ginnastica ritmica, le scuse di Malagò
Si susseguono testimonianze e news sul caso della ginnastica ritmica. A Repubblica ne ha parlato il numero uno del Coni, Giovanni Malagò. Malagò già in settimana aveva preso parte a un vertice con il Ministro Abodi e il Presidente di Federginnastica Gherardo Tecchi.
“Da presidente del Coni mi devo scusare, ma devo anche invitare a non fare di tutta l’erba un fascio – e poi – Fino a poco tempo fa gli allenatori facevano tutti i mestieri insieme, gli psicologi, i nutrizionisti. Oggi fanno corsi di formazione, si preparano. Il centro federale della ritmica di Desio è un esempio: ci sono svariate professionalità e tutte di alto livello. Non è un caso che i fatti di cui parliamo non siano recentissimi”.
Ginnastica ritmica, Malagò difende Emanuela Maccarani
Nel mondo della ritmica Emanuela Maccarani è una eccellenza, con la sua guida le Farfalle hanno vinto medaglie e titoli importanti. Oggi la D.T ha perso qualsiasi altro ruolo dopo il commissariamento e continua solo ad allenare.
“Emanuela è in assoluto l’allenatrice che ha vinto più titoli. È straordinaria dal punto di vista umano e professionale. Non credo ci siano motivi per mettere in discussione il suo ruolo in Giunta. Il presidente Tecchi ha voluto dare un segnale, non trasformiamolo in un’anticipazione di giudizio: un conto è la struttura commissariata, un conto è il suo ruolo. Le attuali Farfalle sono legate in modo formidabile a Emanuela e non credo siano plagiate”.
Il futuro dello sport e il problema allenatori
In questi giorni entra in vigore il decreto di riforma del lavoro sportivo e Malagò si è così soffermato sulla questione. “Gli istruttori devono avere un curriculum e uno stipendio adeguato, vero. Ma chi li paga? Le società dilettantistiche, organizzazioni non-profit, non possono reggere l’impatto della riforma. Serve una riflessione sul ruolo dello Stato nell’intero sistema sportivo. Le medaglie olimpiche rappresentano il traguardo di un rigoroso percorso di eccellenza, ma deve essere garantito il diritto di praticare sport anche a tutti gli altri cittadini, anche di chi ha qualche chilo in più. Un doppio percorso, una separazione delle carriere”.