Dell’Inter è ancora presidente, pur detenendo solo il 31% delle azioni. Non una percentuale poi così minima, ma è un dato di fatto che il presente e il futuro dell’Inter, e soprattutto le nuove ambizioni dei tifosi, non passano più per Erick Thohir. Il tycoon indonesiano è nella storia del club per essere stato il primo presidente del dopo-Moratti: la trattativa, molto lunga, si concluse il 15 novembre 2013, quando il pianeta nerazzurro salutò l’artefice del Triplete di appena tre anni prima per entrare in una nuova era di speranze, al termine di un triennio buio dal punto di vista dei risultati e caratterizzato dal peggioramento dei conti societari. Thohir, imprenditore nel settore dell’editoria, si insediò con grande entusiasmo, senza però riuscire a raggiungere gli obiettivi che si era fissato.
Quali? A spiegarlo è stato lo stesso ex numero uno del club, in un’intervista a Lapresse nella quale ha spiegato anche i motivi della scelta di vendere a Suning: “Quando ho comprato la società da Moratti non ho mai illuso nessuno, non ho mai promesso lo scudetto subito. Mi posi cinque obiettivi: costruire infrastrutture all’altezza della situazione, riorganizzare il management, allestire poco alla volta una squadra forte, per poi arrivare all’acquisto delle stelle, rispettare il financial fair play, andare in Europa League e, nel giro di 5 anni, rientrare in Champions League, ma purtroppo ho incontrato delle difficoltà impreviste. E allora mi sono dovuto proteggere”.
“Il business è business – ha spiegato Thohir, attualmente presidente del Comitato Olimpico indonesiano e ancora saldo alla guida del DC United, la franchigia iscritta alla Mls fresca di ingaggio di Wayne Rooney – Lo stadio avrebbe generato business facendo aumentare il giro di affari: è così che la Juventus si è potuta permettere Cristiano Ronaldo. Purtroppo però non è stato possibile costruirlo”. L’offerta di Suning, concretizzatasi nel giugno 2016, è allora arrivata al momento giusto: ”Si sono offerti di diventare partner di maggioranza, con grandi obiettivi. Ora tocca a loro, io ho mantenuto la carica, il posto allo stadio e il 31% delle azioni e ho l’ufficio pieno di gadget dell’Inter”. Thohir si è poi difeso dall’accusa principale piovutagli addosso durante la presidenza, quella del poco tempo trascorso a Milano: “Non ho mai promesso che avrei passato settimane o mesi a Milano. Sono un uomo di affari e i miei interessi sono qui, in Indonesia. A Milano sono andato alcune volte, come a Londra. Proprio per questo avevo creato un management di assoluta affidabilità di cui mi fidavo ciecamente”.
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