Anche questa edizione dei Giochi, come per altro tutte le precedenti da quando c’è la televisione che trasmette le gare, andrà in archivio con quelli che vengono definiti gli atleti dimenticati. Sono quelli che vincono una medaglia, se non addirittura l’oro, in discipline che brillano nelle due settimane olimpiche, per poi tornare nell’oblio totale.
Vale per tutti, ma in particolare per l’Italia dove, in un sistema sportivo prettamente calciocentrico, si “salvano” solo gli atleti che, a fianco del loro successo olimpico, riescono a costruirsi qualcosa d’altro, a livello di comunicazione. Spesso e volentieri anche con il gossip, che aiuta (parecchio) nel mondo dei social un nome che, altrimenti, pochi giorni dopo la “medaglia della vita”, è destinato a scomparire nel nulla.
Stamattina scorrevo le nostre medaglie vinte nelle ultime edizioni dei Giochi, una lista molto lunga di successi che hanno contribuito a tenere alto nel mondo il nome del nostro comitato olimpico, il 90% di loro però, dopo aver brillato per un giorno, ed essere finiti sulle prime pagine dei giornali (se d’argento o di bronzo con una colonnina seguita da un intervista e una bio nelle pagine interne) sono tornati nell’anonimato più totale. Lo so, direte voi, è la vita e io sono d’accordo anche se, e ben inteso mi chiedo ancora come, bisognerebbe fare qualcosa per tenere vivi i personaggi del nostro sport, molto più a lungo che un paio di settimane in estate, ogni quattro anni. Non bastano infatti i vari mondiali ed europei delle varie discipline (alzi la mano chi si ricorda qualcosa dell’ultima edizione dei campionati iridati di canottaggio o di tiro a volo…), che interessano solo agli appassionati di quel determinato sport: servirebbe qualcosa d’altro, anche per raccontare realmente chi sono i nostri atleti e che cosa hanno fatto giornalmente per arrivare ai loro traguardi e quello che intendono realizzare più avanti.
La televisione “in chiaro”, che poi è quella che ancora comanda a livello di penetrazione e conoscenza di chi vi appare, finiti i Giochi, si dimentica praticamente di tutti gli atleti, a meno che non siano delle star vere come la Pellegrini o che abbiano “dell’altro” (che con lo sport che praticano, ha poco o nulla a che fare) per continuare ad essere considerati. Succede da sempre ed accadrà anche questa volta. Ed anche altri mezzi, molto più “moderni” come i social, alla fine fanno la stessa cosa, “mordono” subito e se, al di la della prestazione, non c’è dell’altro che i personaggi in questione possono dare, si fermano li.
Per capire meglio questo discorso, prendete ad esempio le due ragazze che questa notte sono entrate nella (nostra) storia, vincendo il primo oro italiano nel canottaggio. Sino a qualche ora fa erano delle perfette sconosciuto per il 99.9% della gente, adesso ne parlano in tanti, ma a fine estate, di Federica Cesarini e Valentina Rodini rimarrà ben poco, se non le immagini del loro trionfo unico, da potersi riguardare un po’ dovunque. E questo non è giusto, ma purtroppo accadrà anche questa volta. Loro due, straordinarie in barca, nella vita sono due personaggi normali (almeno a leggere le loro bio) e questo, alla macchina che si ciba solo del “ma come, non c’è dell’altro?”, non serve proprio. Quindi, brave, bravissime, ma da settembre un influencer qualunque, che si è comprata 500.000 follower su instagram e che vive mostrando piedi e decoltè, tornerà ad essere molto più chiacchierata e conosciuta di due splendide ragazze, che hanno fatto la nostra storia, ma che su instagram hanno solo le foto del loro meticcio che scodinzola.