Al quinto giorno Jasper Philipsen ha deciso di riprendersi quello che la strada gli aveva tolto. Dopo tre secondi posti che ne avevano sporcato la media di vittorie al Tour e i buoni propositi di mettere le mani sulla maglia verde, il velocista dell’Alpecin Deceuninck ha capovolto completamente le gerarchie della prima parte della grand boucle, dominando lo sprint di Sanin-Amand-Montrond. Biniam Girmay stavolta deve accontentarsi del secondo posto, che pensando a quel che ha detto la volata non è neppure da disprezzare. Perché il treno Alpecin ha funzionato a meraviglia, e pensare di fare di più per i rivali oggi era oggettivamente impossibile.
Stavolta il treno Alpecin non sbaglia nulla
Tappa piatta, che più piatta non si può: non esce nessuno dal gruppo, non tenta nessuno di smuovere le acque. È tutta una lunga attesa verso l’inevitabile volata che è l’unica cosa che interessa alle squadre dei velocisti: ai -60 qualcuno prova a tenere altissima l’andatura, ma è un fuoco di paglia. Ci si rimette subito in carreggiata e si attende il finale, che nei 10 chilometri finali è abbastanza ondulato, con una breve salitella seguita da una discesa di 2000 metri che pone tutti nelle condizioni di dover tenere le ruote dei migliori. I big ci sono tutti: nessuno prende rischi e tutti gestiscono a dovere la situazione.
Alla fine però è l’Alpecin a prendere in mano la situazione: van der Poel è scaltro nel lanciare la volata a Philipsen, che esce con i tempi giusti e non offre mai l’opportunità a chi insegue di mettergli le ruote sopra. Uno sprint ai limiti della perfezione che cancella qualche delusione di troppo e rimette l’olandese sulla cartina geografica delle volate del Tour, pensando che ne mancano ancora altre tre prima dell’arrivo a Nizza (mancherà la consueta passerella sugli Champs Elysees, ma poco importa).
Dietro a Girmay, sul podio di giornata c’è posto anche per Pascal Ackermann, lesto a tenere testa al ritorno negli ultimi metri di Wout Van Aert, lasciato libero di giocarsi la vittoria di tappa e piazzatosi al quarto posto dopo una prima parte di Tour senza acuti. Quinto posto per Gaviria, solo nono Groenewegen, 18esimo Cavendish che su questo traguardo aveva vinto nel 2008, ma che ormai sembra avere la pancia piena.
Domani si torna a salire: tappa per finisseur
I big di classifica non hanno dovuto penare più di tanto: classica tappa di trasferimento, con Pogacar che ha dovuto soltanto controllare in mezzo al gruppo e i principali rivali che si sono accontentati di arrivare al traguardo. Domani però si ricomincia a salire: l’arrivo a Le Lioran è fatto su misura per qualche avventuriero, con l’ultima salita di giornata (Col de la Font de Cere) che potrebbe in qualche modo invogliare i finisseur a cercare gloria.
Difficile che si possa assistere a scossoni nella generale: il Puy Mary Pas de Peyrol è l’unica salita di prima categoria, posta a una trentina di chilometri dal traguardo. Troppi per pensare in grande.