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Tour de France, 15a tappa: Pogacar ha due mani sul trionfo. Italia shock: 100 tappe senza vittorie

Ennesimo assolo di Pogacar, che ipoteca la doppietta Giro-Tour: Vingegaard attacca per primo ai -10, ma a metà della salita finale lo sloveno allunga e saluta tutti.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Voleva dare un altro giro di chiave, e puntualmente Tadej Pogacar è riuscito nell’intento. E così facendo ha messo una serissima ipoteca sull’edizione numero 111 del Tour: Jonas Vingegaard c’ha provato, ma i 68 secondi di ritardo pagati all’arrivo (di fatto tutti accumulati negli ultimi 5 chilometri di tappa) suonano come una sentenza. E ribadiscono al mondo intero che Pogacar è davvero l’uomo del destino: la doppietta Giro-Tour è a un passo, e senza fattori esterni (vedi cadute o malesseri peggiori) niente e nessuno potrà impedirgli di mettere nuovamente la propria firma in calce sulla storia.

Condizione strepitosa e acume tattico: Pogacar imbattibile

L’ha fatto anche nella seconda tappa pirenaica, per giunta nel giorno in cui i francese celebrano la loro festa nazionale: nessuno era mai riuscito a scalare la salita di Plateau de Beille sotto i 40’ (il record precedente apparteneva proprio a Pantani, ma era di 3’ più alto), lui c’è riuscito con una naturalezza fuori dal comune. Prima rispondendo senza indugio al tentativo di allungo di Vingegaard, poi lasciandolo sul posto quando la folla li acclamava e al traguardo mancavano ancora poco meno di 6.000 metri di strada.

Una progressione inarrestabile contro la quale il danese nulla ha potuto: Pogi se n’è andato, e ha portato via con sé anche le residue chance del rivale di provare a riaprire una corsa che appunto sui Pirenei ha avuto come la sensazione di un secondo giro di chiave. Con Tadej sempre più giallo, oltre che sempre più forte, complici gli oltre 3 minuti di vantaggio che vanta in classifica generale su Vingo, diventati 5’19” su Evenepoel, terzo senza rivali (Almeida, quarto, viaggia con un ritardo di oltre 10’, nonostante sia in tutto e per tutto un gregario di Pogacar…).

Vingegaard c’ha provato: resta il vincitore “morale”

La seconda tappa pirenaica ha vissuto sulla solita fuga di giornata, con tanti avventurieri in cerca di un colpo che pure non s’è manifestato proprio per via della facilità con la quale i big della generale sono tornati a contatto nel finale. Mas, Carapaz e il solito Healy hanno provato a far saltare il banco, ma quando Jorgenson s’è messo a tirare per Vingegaard ai piedi di Plateau de Beille s’è capito che la loro sorte era segnata.

Il danese ha provato poi a finalizzare il lavoro dell’americano dando una prima scossa: Pogacar è saltato alla ruota senza problemi, Evenepoel c’ha provato per qualche decina di metri, poi s’è completamente lasciato sfilare, preferendo andar su del proprio passo. A quel punto, ripresi i fuggitivi, non c’è stato molto altro da fare, se non attendere il momento in cui uno dei due avrebbe provato a staccare il rivale: Vingegaard ha tirato ma lo sloveno gli è rimasto sempre incollato, e quando ha capito che ne aveva di più ha accelerato trovando la progressione che gli ha fruttato un altro minuto in classifica.

Italia, purtroppo quota 100 senza vittorie è arrivata

La tappa di Plateau de Beille, salita inedita in quel magico 1998 nel quale Marco Pantani costruì proprio sulle pendici pirenaiche il primo tassello in vista del portentoso recupero su Ullrich, entra nella storia del ciclismo italiano, ma dalla parte sbagliata: con quella odierna fanno 100 tappe consecutive al Tour de France senza la vittoria di un corridore italiano.

Restiamo ancorati a quel successo ottenuto da Vincenzo Nibali a Val Thorens nella penultima tappa dell’edizione 2019, poi da allora solo delusioni. Un tempo infinito, peraltro mai riscontrato prima, che getta un’ulteriore ombra su un movimento che fatica tremendamente a ritrovare un punto di riferimento.

Certo, l’Italia di carte da giocare ne avrebbe: Jonathan Milan in volata (ma al Tour non è mai andato), Filippo Ganna a cronometro (quest’anno ha modificato la preparazione puntando sui giochi), Giulio Ciccone nelle frazioni di montagna. Ma proprio Ciccone, lo scorso anno splendida maglia a pois, sin qui non ha mai avuto opportunità per vincere una frazione: è comunque ottavo in classifica generale, avendo beneficiato dei ritiri di Roglic e Ayuso, ma con 15’ di distanza da Pogacar. E un fardello sulle spalle che spera almeno di poter esorcizzare la settimana prossima sulle Alpi.

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