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Ciclismo, la maledizione di Roglic: l'ennesima caduta gli costa il "sogno" giallo. E la Red Bull ora pensa a Evenepoel

Il ritiro (obbligato) dopo i postumi della caduta di ieri non è l'unica "botta" con la quale Roglic deve fare i conti: Red Bull vuole Evenepoel già nel 2025 e Primoz potrebbe restare "chiuso"

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

La botta è stata forte, ma potrebbe essere nulla in confronto a quel che il futuro potrebbe riservargli. Perché che il rapporto tra Primoz Roglic e il Tour de France non sia mai stato idilliaco è cosa nota a ai più: lo sloveno, da quando perse una corsa già vinta nel 2020 cedendo la maglia gialla alla penultima tappa contro l’allora giovanissimo (e quasi sconosciuto) Pogacar, alla grand boucle niente è andato per il verso sperato. E quella corrente pareva l’edizione ideale per fare i conti col passato. Nulla di tutto ciò: l’ennesima caduta, tale da costringerlo al ritiro, ha finito per allungare soltanto la sequenza di incompiute nella corsa dei sogni.

La grande illusione: un mese fa sembrava il favorito…

Roglic lo scorso anno aveva scelto di affidarsi al progetto Bora Hansgrohe, lasciando la casa madre della Jumbo Visma (con la quale correva dal 2019), proprio per rimettersi in gioco in un team che avrebbe dovuto garantirgli il massimo supporto proprio in vista del Tour. Perché sapeva che rimanendo in casa Visma non avrebbe avuto modo di fare corsa per la maglia gialla, essendoci Jonas Vingegaard a fungere da capitano indiscusso.

Alla Bora peraltro Roglic è stato raggiunto anche da un’altra “buona” notizia, almeno sulla carta: la decisione di Red Bull di rilevare la quota di maggioranza della squadra tedesca, con il marchio della famosa bibita apposto proprio a partire dal Tour 2024. L’edizione che Primoz aveva messo nel mirino, ma che già era diventata complicata da raggiungere dopo la terribile caduta all’Itzulia nella carambola che costò la gara anche a Vingegaard (con annessi 12 giorni di ricovero) ed Evenepoel.

La vittoria a giugno nel Giro del Delfinato, però, era parsa il segnale benaugurante di cui Roglic aveva bisogno: con Vingo ancora convalescente, Evenepoel in ritardo di condizione e Pogacar “spremuto” dalle fatiche del Giro, in molti un mese fa cominciavano a convincersi che questa sarebbe potuta diventare l’occasione della vita che Primoz tanto cercava.

La dura realtà: Vingo e Pogi di un altro pianeta

La strada, al solito, ha avuto altre idee. Perché Roglic al Tour c’è arrivato non in grandissime condizioni, non almeno al livello di quanto mostrato da Vingegaard ed Evenepoel, oltre che da Pogacar. Ha sempre dato l’impressione di essere non il terzo ma il quarto incomodo nei discorsi per la maglia gialla, sebbene le tappe a lui più congeniali sarebbero arrivate in questo fine settimana.

Ma le sensazioni in realtà, anche prima della caduta della 12esima tappa, non erano delle migliori: avrebbe potuto magari puntare al podio, giocandosi la terza piazza con Remco, poiché vedendo Vingo e Pogi difficilmente avrebbe avuto l’opportunità di andarli ad attaccare e recuperare il terreno perso (contava già oltre due minuti). La decisione di ritirarsi, inevitabile in relazione alle conseguenze riportate, lascerà Primoz col dubbio di ciò che avrebbe potuto fare.

Red Bull alza la posta: nel 2025 vuole Evenepoel

Il vero paradosso, però, è che la scelta fatta lo scorso anno potrebbe rivelarsi ancora una volta non delle più felici. Perché Roglic alla Bora (oggi Red Bull) è andato per provare a vincere il Tour e ricoprire il ruolo di capitano indiscusso, al netto della presenza di corridori come Vlasov, Hindley e Dani Martinez che sono assolutamente adatti per le corse a tappe. Ma con un elemento che compirà 35 anni a fine ottobre è chiaro che l’ambizioso progetto del team tedesco (specie ora che Red Bull metterà sul piatto moneta pesante) è soprattutto quello di provare a seminare per il futuro, cercando di andare all in su un corridore più giovane e con un orizzonte meglio delineato.

Così in casa Red Bull Bora Hansgrohe si fa strada l’ipotesi di andare dritti su Remco Evenepoel, guarda a caso il rivale di Roglic nell’attuale corsa al ruolo di terzo incomodo al Tour, nonché il corridore col quale lo sloveno è andato su del proprio passo nella tappa di mercoledì scorso a Le Lioran.

Il belga è sotto contratto contro la Soudal Quick Step, squadra che ha tra i proprietari il vulcanico Lefevere, fino al 2026 con due milioni di euro di stipendio all’anno, ma già qualche mese fa era stato accostato alla causa Red Bull, che ha messo gli occhi anche su Wout Van Aert (peraltro già testimonial da anni dell’azienda delle bibite).

Roglic, il segnale è chiaro: la squadra pensa ai giovani

L’arrivo di Evenepoel rappresenterebbe per Roglic il colpo di grazia: se il suo sogno è ancora quello di inseguire la vittoria al Tour, unico GT che manca alla sua collezione (tre Vuelta e un Giro in bacheca), pensare di farlo vestendo la stessa maglia di Remco è pura utopia. Perché è evidente che chiunque avrà a libro paga l’ex campione del mondo lo vorrà portare in Francia per provare a rinverdire i fasti del grande Merckx, tenuto poi conto che il Belgio (paese a grande vocazione ciclistica) non vince un Tour dal 1976 con Van Impe.

Evenepoel, classe 2000, sarebbe l’elemento sul quale improntare un nuovo progetto a lungo termine, tanto per le classiche, quanto per i grandi giri. Roglic sapeva di avere forse una sola vera cartuccia da sparare, proprio nel Tour 2024: ancora una volta sfortuna e disattenzione lo hanno costretto a rivedere completamente i piani. Col rischio però che un’occasione così non gli ricapiterà mai più.

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