È il terzo evento al mondo per rilevanza mediatica, e per la prima volta nella sua storia ultra centenaria ha deciso di partire dall’Italia. Con Firenze che ha già mostrato al mondo le sue bellezze nella cerimonia che ha tenuto a battesimo l’edizione numero 111 della grand boucle, quella che numeri e parterre alla mano rischia di rivelarsi una delle più belle e avvincenti degli ultimi anni. Anche se in tanti sospettano che possa esserci un corridore in grado di sparigliare le carte e mettere tutti in fila, vale a dire quel Tadej Pogacar che un mese fa ha dominato al Giro, e che 26 anni dopo Marco Pantani sogna di ripetere la doppietta Giro-Tour nello stesso anno. Troppo? A ben vedere, probabilmente no.
- I favoriti: Pogacar l'uomo da battere, Roglic la mina vagante
- Gente da top ten: le tante frecce Ineos Granadiers
- Philipsen per le volate, Ciccone sogna il bis a pois
- Il percorso: tanta salita e tante frazioni mosse
I favoriti: Pogacar l’uomo da battere, Roglic la mina vagante
Pogacar è l’uomo da battere, anche se poi al Tour è presente pure Jonas Vingegaard. Che la corsa francese l’ha vinta nelle ultime due edizioni, ma che stavolta si presenta costretto a giocare in difesa: i postumi della caduta rimediata nella quarta tappa del Giro dei Paesi Baschi (era il 4 aprile: pneumotorace più svariate fratture) gli hanno impedito di preparare a dovere il terzo assalto alla maglia gialla. “Per me è già una vittoria essere alla partenza”, ha ribadito a Firenze, magari provando a nascondersi per evitare di alimentare false speranze (chi l’ha visto allenarsi dice però che non sta affatto male). Anche Pogacar ha avuto qualche inciampo nelle scorse settimane (Covid su tutti), ma la sensazione è che ne abbia decisamente di più.
Tra i due litiganti, a godere però potrebbe essere un terzo: Primoz Roglic, capitano della RedBull Bora Hansgrohe (all’esordio nella nuova veste), ha cambiato squadra proprio per puntare a vincere il Tour, dopo che nel 2020 Pogacar gli aveva sfilato la maglia gialla alla penultima tappa. Anche lui è caduto quel 4 aprile, ma rispetto a Vingegaard è tornato in sella prima, vincendo il Giro del Delfinato a inizio giugno e mostrando dunque di essere sulla strada giusta. Mentre Remco Evenepoel, il quarto incomodo, è al debutto nella corsa e punta più a godersi il viaggio che non ad alzare troppo l’asticella (anche lui era caduto all’Itzulia).
Gente da top ten: le tante frecce Ineos Granadiers
Se cercate altri protagonisti, allora segnatevi questi nomi: Juan Ayuso e Adam Yates corrono nella squadra di Pogacar e saranno i loro ultimi scudieri in salita, ma hanno ammesso di ambire a una top 5. La Ineos Granadiers, una volta la squadra dominante (vinse 7 delle precedenti 8 edizioni prima del quadriennio targato Pogacar-Vingegaard), ha qualche freccia da spendere con Carlos Rodriguez, Tom Pidcock ed Egan Bernal (c’è anche Geraint Thomas, ma senza velleità di classifica).
Enric Mas (Movistar), Richard Carapaz (EF Education EasyPost), Lenny Martinez (Groupama) e Santiago Buitrago (Bahrain Victorious) sono uomini da top 10, mentre Matteo Jorgenson (Visma) può essere la sorpresa. E a proposito di Visma: per la prima volta al Tour i “calabroni” correranno con una divisa di colore blu con dei disegni rinascimentali, in onore alla città di Firenze che ospiterà la partenza.
Philipsen per le volate, Ciccone sogna il bis a pois
Il Tour è la corsa ciclistica più importante al mondo e naturalmente ha il potere di richiamare i calibri più grossi. Mathieu van der Poel e Wout Van Aert, i corridori forse più forti nelle classiche di un giorno, saranno entrambi al via, sebbene entrambi sfrutteranno la corsa in preparazione alle gare olimpiche e al mondiale.
I cacciatori di tappa annoverano anche Maxim Van Gils, Felix Gall e Alberto Bettiol, mentre la maglia a pois degli scalatori, oltre ai principali uomini di classifica, potrebbe essere affare di Giulio Ciccone (vincitore nel 2023), Guillerme Martin e Romain Bardet.
Le volate dovrebbero essere un affare tutto interno tra Jasper Philipsen e Mads Pedersen, con qualche possibile intromissione (vedi Arnaud De Lie, Dylan Groenewegen e Fabio Jakobsen) e soprattutto con quel Mark Cavendish che ha scelto di correre un’altra stagione per puntare a vincere una tappa e diventare il ciclista più vincente di sempre al Tour, staccando Eddy Merckx che al momento appaiato a 34 vittorie.
Il percorso: tanta salita e tante frazioni mosse
Il percorso presenta complessivamente 3.500 chilometri per un totale di 52.000 metri di dislivello. Già la prima tappa rischia di far saltare il tappo: da Firenze a Rimini ci sono 7 GPM e quasi 3.500 metri di dislivello, ideali per movimentare subito la corsa tra i big. E che dire della seconda frazione, quella da Cesenatico a Bologna? La salita del San Luca da ripetere due volte (la seconda offrirà anche abbuoni extra di 8, 5 e 2 secondi, oltre ai canonici 10, 6 e 4 al traguardo) promette scintille. Il Galibier alla quarta tappa profuma già di alta montagna: difficile che i protagonisti più attesi resteranno a guardare. La prima crono a Gevrey, di 25 chilometri (ce ne sarà un’altra nell’ultima tappa), potrebbe rimescolare le carte.
La seconda settimana sarà mossa, ma in generale senza grandi scossoni prima della tappa del sabato con arrivo in salita a Pla d’Adet (a metà frazione c’è da scalare il Tourmalet). Il tradizionale arrivo a Plateau de Beille chiuderà le frazioni pirenaiche prima del gran finale sulle Alpi, con frazioni toste e piene di salite che potrebbero far male a tanti: Isola 2000 e Col de la Couillole saranno gli ultimi giudici prima della crono conclusiva da Monte Carlo a Nizza (34 km), dove quest’anno si concluderà eccezionalmente il Tour lasciando spazio alla preparazione olimpica di Parigi.
Il Tour de France sarà trasmesso in Italia da Rai e Eurosport. Quest’ultima garantirà la trasmissione integrale di tutte le 21 tappe, mentre sulla Rai sarà possibile vedere dal chilometro zero le quattro frazioni che partiranno dalla penisola.