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Tennis US Open Berrettini si ritira, distorsione alla caviglia. Le immagini dell'infortunio

Il video dell'incidente a Matteo che, nel corso della sfida contro il transalpino, si impuntato con la caviglia destra e poi si è accasciato. Era sotto quasi due set (6-4, 5-3): ora si attende l'entità dello stop

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Matteo Berrettini costretto al ritiro per infortunio nel corso del secondo turno dell’US Open: Rinderknech avanti un set e mezzo su Berrettini (6-4, 5-3) e in procinto di archiviare il secondo. Poi solo tanta paura per il modo in cui a Matteo si è girata la caviglia, per i lunghissimi secondi che è rimasto a terra, posato sul fianco sinistro a toccarsi la gamba, tenerla ferma immobile, contorcersi – quasi – col busto e la testa dal dolore.

Se ne va seduto su una sedia a rotelle, Martello, con le mani nei capelli e un dolore che non è più solo fisico, diventa anche amarezza e frustrazione. Lasciare New York così è una mazzata: ancora una volta, Martello deve fare i conti con un infortunio che lo costringe a ripartire di nuovo. E proprio quando sembrava in piena fase di recupero.

Non è riuscito a proseguire. La saga della malasorte si accanisce sul romano e si arricchisce dell’ennesimo capitolo: stavolta il teatro è quello di Flushing Meadows.

Perché Berrettini si è ritirato

Quando il match dell’USTA Billie Jean King NTC ha richiesto l’intervento medico, della partita non fregava più nulla a nessuno. Nemmeno a Rinderknech, che ha subito fatto invasione per raggiungere Matteo e sincerarsi delle sue condizioni.

Ma niente, Berrettini s’è ritirato: una dannata distorsione che lo esclude – senza nemmeno provare a giocarsela – dallo Slam newyorkese e rischia di mette a repentaglio il seguito della stagione che resta, un paio di mesi e poco più.

Il momento in cui Matteo si è infortunato

La verità? Non stava giocando ai livelli che gli abbiamo riconosciuto nelle gare precedenti, da Wimbledon in poi, e probabilmente avrebbe perso sul campo perché il francese Arthur Rinderknech, qualche colpo a effetto per arginare Martello lo aveva trovato.

Dieci palle break per Rinderknech

Non solo: in un concentrato di potenza e forza, in una battaglia di servizio contro servizio (8 fin lì gli ace di Berrettini, 7 quelli del transalpino), il 28enne di Gassin aveva cominciato a servire meglio di Martello che qualche segno di vita in risposta lo ha dato solo sulla seconda di Arthur.

In 18 game giocati, Rinderknech ha fatto in tempo a mettere a referto 10 palle break (due conquistate) in poco meno di due ore di gioco. Sul 5-3 del francese nel secondo set (e Matteo al servizio: conduceva 40-15) s’è fatto buio.

Si rialzerà, certo, però che sfiga!

Una dannata rincorsa dal fondo in un movimento da destra a sinistra per salvare il gioco, poi la caduta. S’è visto il piede girarsi, Martello accasciarsi e contorcersi dal dolore prima di immobilizzarsi.

Il time out medico è solo una formalità: non può continuare, lo si era capito benissimo. Distorsione importante al piede destro, impuntato: resta da capire quanto grave sia il danno.

L’ennesima beffa di un destino che non gli sta volendo troppo bene: ha già dato tanto, Matteo, in termini di infortuni e pause forzate. Ha dovuto resettare, fare convalescenza e ripartire una miriade di altre volte: lo sa fare, va da sé che abbia mostrato grande resilienza e non mancherà di rialzarsi per l’ennesima volta. Però, come si fa a non pensarlo e a non dirlo: che sfiga, Matteo…

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